«Abbiamo perso e questo è evidente. Una volta si vince, un’altra si perde, l’importante è non abbattersi», con queste parole Silvio Berlusconi ha commentato i risultati dei ballottaggi di ieri. «Il governo non ha altra strada che andare avanti con i nervi saldi – ha proseguito il premier -. Abbiamo una maggioranza coesa e determinata e ci restano da fare alcune riforme: fisco, giustizia e un piano per il Sud. E soprattutto dobbiamo eliminare i vincoli burocratici che danno il senso dell’oppressione burocratica e fiscale». Difficile credere però che le sconfitte del centrodestra a Milano e Napoli non abbiano delle ripercussioni sul piano nazionale. «C’è un problema politico che la maggioranza di governo non può assolutamente aggirare – dice Stefano Folli a IlSussidiario.net -: l’asse su cui si è voluto costruire questo schieramento, soprattutto in tempi più recenti, è stato fondato sul rapporto privilegiato tra Berlusconi e la Lega. Questo asse è stato sconfitto o comunque non piace più a un vasto corpo elettorale che fino a poco tempo fa garantiva solide maggioranze al centrodestra».
Quali sono state secondo lei le principali cause di questo risultato?
Il fatto che nel centrodestra ora si raccolgano i cocci è il segno più evidente degli errori che sono stati commessi in questi anni. Lo spostamento che si è verificato a livello amministrativo a questo punto però cambia la geografia politica del Paese, rendendo evidente l’arretramento della Lega, a Novara come in altre parti del territorio di riferimento del Carroccio.
Bossi pensava di poter intercettare i voti dei delusi dal Pdl e potrebbe decidere a questo punto di lasciare Berlusconi al proprio destino?
Difficile fare previsioni in questo momento. Posso capire la linea difensiva di queste prime ore, ma sono convinto che il problema prima o poi emergerà con tutta la sua forza. Dalla Lega mi aspetto fuochi d’artificio, magari fra qualche settimana a Pontida…
Sbaglia il centrodestra a sottovalutare ciò che è successo?
Guardi, alcune cose sono indiscutibili: non si è trattato soltanto di un voto di medio termine sull’operato del governo. Gli elettori hanno espresso un giudizio su un personaggio politico che, caso unico in Europa, domina la scena da 17 anni. Il Cavaliere ha voluto mettersi in gioco, in maniera devo dire piuttosto scomposta, e ha perso. Le implicazioni politiche a questo punto sono inevitabili.
E quali sarebbero?
La leadership del centrodestra e la successione a Berlusconi devono essere messe all’ordine del giorno. Il premier non è più in grado di rappresentare la sintesi dell’alleanza e non ha più la capacità di mantenere un rapporto positivo con il proprio elettorato. Questo è il primo dato da cui occorrerebbe partire.
Dovrà essere lui a guidare questa transizione o un nuovo leader, come ad esempio Tremonti, si imporrà?
Bisogna tener presente che stiamo parlando di una maggioranza costruita e incarnata da una sola persona per circa un ventennio, senza nemmeno un eccessiva dialettica, tant’è che le voci più critiche non abitano più nel Popolo della Libertà. Per questo sono convinto che Berlusconi abbia il dovere di affrontare questo problema. Se non lo farà e lascerà correre, il centrodestra è destinato alla più totale balcanizzazione. Forse è l’ultima occasione per avviare una seria ristrutturazione, per il momento ancora possibile.
Cosa intende dire?
Attraverso un processo guidato di selezione della nuova leadership si potrebbe ricostruire un’alleanza più ampia con quei pezzi della cosiddetta area moderata che in questi anni si sono staccati. Ovviamente non si tratta di passaggi indolori, se si pensa però di andare avanti come se niente fosse si va incontro al suicidio politico.
Si riferisce al Terzo Polo?
Non penso che abbia senso parlare di Terzo Polo. In realtà non esiste, è l’Udc al centro ad avere i voti. Certo, in questa fase anche Casini è costretto ad aspettare di vedere cosa accadrà nei due schieramenti prima di fare la prossima mossa.
Da ultimo, come cambia il centrosinistra all’indomani di questa importantissima vittoria?
Il più grave degli errori che potrebbe commettere il Partito Democratico e l’opposizione in generale sarebbe quello di pensare di aver già vinto le elezioni e di essere riuscita a costruire un’alternativa credibile al berlusconismo. E’ giusto che a sinistra si festeggi questo risultato brillantissimo e probabilmente insperato alla vigilia. L’incontro tra le forze di sinistra e i ceti moderati per la costruzione di una proposta politica seria e affidabile non mi sembra però un obiettivo facile da raggiungere. E anche in questo campo il problema della leadership è tutt’altro che risolto…
(Carlo Melato)