Dopo aver conquistato Torino e Bologna al primo turno il centrosinistra ieri è riuscito nell’impresa di espugnare Milano e di mantenere il governo di Napoli, nonostante gli insuccessi, antichi e recenti, incontrati nel governo del capoluogo campano. E così, all’affermazione nella prima tornata di Fassino e Merola, uomini espressi del Partito Democratico, è seguita quella di Pisapia e De Magistris, candidati rispettivamente di Sinistra e Libertà e Italia dei Valori.
Ma davanti alla crisi elettorale e politica dell’asse Berlusconi-Bossi il Pd ha davanti a sé soltanto dei buoni motivi per continuare i suoi più che comprensibili festeggiamenti? «Il tracollo del centrodestra e dei suoi candidati è stato innegabile – dice Antonio Polito a Ilsussidiario.net -. A Napoli l’elettorato del Pdl si è praticamente liquefatto, anche se in realtà il risultato di Gianni Lettieri al primo turno era stato favorito da un’eccessiva frammentazione e dalla presenza di moltissimi candidati. L’aspetto più curioso però è un altro: per bocciare l’esperienza di governo del centrosinistra i napoletani non hanno scelto il centrodestra, ma De Magistris. Un “candidato d’opposizione”, insomma, anche se parte dello stesso schieramento. Un ex pm che si propone di governare contro tutto e contro tutti, partiti e politica compresi».
Una piccola ombra all’interno di un risultato sorprendente o un problema politico serio per il Partito Democratico?
Il problema politico del Pd non è tanto quello che alcuni candidati non siano suoi. Questo è normale all’interno di un’alleanza, soprattutto se si accettano le primarie come strumento di selezione. Il pericolo è quella sindrome da “gioiosa macchina da guerra” che ricorda il ’93. Il Partito Democratico, alla luce delle vittorie di ieri, potrebbe in pratica illudersi di poter vincere le prossime elezioni politiche con lo schieramento Pd-Idv-Sel. È uno schema che alle amministrative funziona bene e che non crea eccessivi pericoli. Governare il Paese però è tutta un’altra cosa.
Ci spieghi meglio.
Le faccio un esempio: un conto è avere Pisapia e De Magistris sindaci di Milano e Napoli, un altro è averli come ministri in un ipotetico governo Bersani o Vendola. In questa seconda ipotesi quale riforma della giustizia sarebbe possibile? Che sintesi si potrebbe trovare tra un garantista favorevole alla separazione delle carriere e un famoso inquisitore “manettaro”? Oppure: sulla guerra in Libia, Pd e Idv possono anche avere posizioni opposte, ma solo se si rimane all’opposizione, così come se si parla di Marchionne e si ascoltano le posizioni di Vendola e Fassino. Senza contare che Bersani con questo schema dovrebbe affrontare delle primarie abbastanza complicate per poter guidare lo schieramento.
Su questo terreno Nichi Vendola sarebbe un avversario piuttosto temibile per il segretario del Pd.
Certo, anche perché mi aspetto che all’interno del Partito Democratico scendano in campo anche Chiamparino e Renzi. Non sto dicendo che Bersani non debba festeggiare, i suoi problemi sono imparagonabili a quelli di Berlusconi, sconfitto ieri a tutto campo. Al suo posto però non smetterei di guardare al centro, nonostante tutte le difficoltà del caso e starei soprattutto attento ai facili entusiasmi.
E cosa dovrebbe imparare il Pd dal risultato di ieri per non cullarsi sugli allori?
Rifletta su come ha consegnato Napoli a De Magistris. Al tragico errore di aver fatto finta di non c’entrare nulla con i diciotto anni di governo di questa città, senza alcuna riflessione, né autocritica. Al pasticcio delle primarie annullate senza che venissero realmente accertati i presunti brogli, delegittimando in questo modo il partito e scoraggiando gli elettori. È chiaro che in questo modo si presta il fianco al populismo del candidato Idv.
A questo punto secondo lei sbagliano i moderati a nutrire qualche timore?
A differenza di Milano, che ha una struttura democratica robusta, penso che nel giro di qualche anno a Napoli la pretesa di De Magistris di governare contro tutto e contro tutti, in un rapporto diretto e personale con l’elettorato, andrà in conflitto le abitudini e le norme della democrazia stessa. Prevedo grossi problemi con i membri della sua maggioranza, con il consiglio comunale e con i partiti… D’altronde Napoli è così, si può innamorare di qualche capopopolo, ma quando cambia il vento sa essere spietata. Chiedete a Masaniello…
(Carlo Melato)