I trionfo dei Sì al referendum, all’indomani della disfatta alle elezioni amministrative, sta creando nel governo e nella maggioranza più di qualche scossone. La Lega, in particolare, è in una fase di accentuata fibrillazione. I malumori della base sono crescenti e percepiti dai vertici ben più di quanto non emerga in superficie e il Carroccio sa che se non vuole perdere pezzi del proprio elettorato deve dare una sferzata alla propria presenza nella maggioranza. I riflettori sono puntati sul raduno di domenica a Pontida, il tradizionale appuntamento annuale riservato ai leghisti. Da lì usciranno, con ogni probabilità, i punti che rappresenteranno la condizione necessaria per continuare a stare al governo. E’ ragionevole pensare che si tratterà della riforma fiscale e del ritiro dalla missione in Libia. Alcune anticipazioni dell’agenda che il carroccio detterà al governo le ha date oggi il ministro dell’Interno Roberto Maroni che, da Varese, in occasione della presentazione del libro “M-346 biografia di un aereo”, ha commentato l’esito dei referendum. «Mio nonna diceva che uno sberlone fa male ma a volte ti fa rinsavire, prendere coscienza e aprire gli occhi», ha detto, richiamando le parole del ministro Calderoli che aveva parlato, appunto, di una seconda sberla (la prima era la sconfitta alle amministrative).
«Soprattutto – ha aggiunto – come diceva ieri Calderoli, non vogliamo, dopo due sberle, che si realizzi il proverbio: non c’è due senza tre». Poi, ha dichiarato: «Un Governo politico deve avere il coraggio di fare scelte popolari o impopolari, ma scelte che vanno nelle direzione giusta. Confermo la mia convinzione che questo sia il modo migliore per uscire da questa situazione difficile per noi». A tutti è parso evidente il riferimento alle parole del titolare dell’Economia Giulio Tremonti, con il quale da alcuni giorno sta andando avanti un piccolo conflitto dialettico sulla riforma fiscale: Tremonti invita alla prudenza, e non intende attuarla fino a quando non ci saranno le dovute garanzie di tenuta dei conti, Maroni (ma anche Berlusconi, Bossi e buona parte del Pdl) vogliono che venga realizzate al più presto.