A pochi giorni dal referendum nella maggioranza si torna a parlare di riforma fiscale. L’unica via del governo, secondo alcuni, per provare a rilanciare questa legislatura. «Credo che sia giusto un sistema con tre aliquote Irpef», ha dichiarato ieri all’assemblea di Confartigianato il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, chiarendo che comunque la riforma non si farà in deficit, ma cercando di recuperare risorse dalla spesa assistenziale. «Il disegno è eccellente – dice Stefano Folli a IlSussidiario.net – e chiarisce che non si farà nulla senza prima trovare i soldi. Il problema però è un altro: non scopriamo oggi cosa andrebbe fatto. Per realizzare ciò che si promette però bisogna avere la forza di reggere ai contraccolpi del consenso, cosa che questa maggioranza, ad oggi, non è in grado di assicurare».
Il ministro dell’Economia ha poi scherzato paragonando l’attuale situazione politica alla presa della Bastiglia: se il re non crede alla rivoluzione alla fine rimane senza testa…
Una battuta che contiene una certa dose di verità. Dopo questo referendum infatti nulla sarà come prima, tutti dovranno attrezzarsi. Questo riguarda sia chi nella maggioranza è convinto che possa bastare qualche piccolo aggiustamento per tirare a campare, sia chi nell’opposizione si sta illudendo di poter cavalcare l’onda che si è messa in moto.
Di cosa si tratta secondo lei?
Penso che si stia manifestando un sentimento difficilmente governabile, un sommovimento dell’opinione pubblica non necessariamente positivo, ma certamente significativo che non può essere giudicato attraverso categorie banali. È ancora presto per trarre conclusioni, ma l’errore più grosso che può fare l’opposizione, e soprattutto la sua anima riformista, è credere che questa sia un’onda che vada tutta a suo favore.
Nel frattempo la maggioranza attende con ansia il tradizionale raduno della Lega Nord a Pontida. Come giudica le dichiarazioni di questi giorni dei dirigenti leghisti?
La Lega oggi è un partito nervoso, sulle spine. Sa di dover prendere delle scelte coraggiose, ma non ha ancora capito come uscire da questa difficile situazione. Mancano delle strade percorribili e così continua a cuocere a fuoco lento.
Per la prima volta è in crisi la sua “narrazione” e, di conseguenza, il rapporto con il proprio elettorato.
Qualcuno prova a individuare dietro le dichiarazioni di questi giorni due linee di pensiero e forse una vera e propria battaglia interna al Carroccio.
C’è sicuramente una dialettica interna molto forte, ma non credo che in questo momento a qualcuno convenga aprire una guerra di successione. Potrebbe essere un suicidio.
Certo, a Bossi spetta il difficilissimo compito di trovare una sintesi convincente. Per ora c’è solo indecisione: si passa dalla richiesta di portare i ministeri al Nord all’ingenua proposta di finanziare la riforma fiscale tagliando le missioni all’estero.
Per anni la Lega ha saputo indicare grandi obiettivi e prospettive di fondo. Paradossalmente oggi, mentre sta realizzando alcune delle sue storiche battaglie, anche se in parte, si trova davanti a una crisi di consenso, come si è visto anche in quest’ultima tornata referendaria.
Cosa intende dire?
Ai referendum la base della Lega ha espresso un voto contro il governo e ha voluto inviare un segnale forte ai vertici. Negli ultimi 15 anni, nella Lega, non si è mai verificata una cosa del genere. Questo fatto può certamente aprire scenari nuovi e imprevedibili.
In definitiva, si possono tentare delle previsioni per domenica?
Probabilmente tutto si risolverà in un ultimatum simbolico di Bossi a Berlusconi. Un’ipotesi che rimanderebbe la risoluzione di tutti i problemi a dopo l’estate.
Vie d’uscita immediate infatti non se ne vedono, anche se la Lega continuerà sicuramente a cercarle…
(Carlo Melato)