Umberto Bossi ha laciniato il tanto atteso ultimatum a Silvio Berlusconi. Caro Berlusconi, ha detto, dalle prossime elezioni la tua leadership è in discussione, può darsi che la Lega dica stop. Non solo: nessuno ha detto che la Lega la prossima volta andrà con il Pdl. Ma immediatamente Bossi ha rassicurato che non c’è alcuna crisi di governo in preparazione perché non si prenderanno la responsabilità di mandare alla malora il paese. Elezioni subito cadrebbero in un momento troppo favorevole alla sinistra. Ma quali sono le condizioni perché la Lega non neghi la candidatura a Berlusconi per le prossime elezioni? A parte i quattro famigerati ministeri spostati al nord (“Era tutto pronto” ha detto, “ma Silvio si è c… sotto”), si parla di tasse e riforma del fisco. Bossi ha mandato un preciso messaggio anche a Giulio Tremonti: Se vuoi i voti del Carroccio tieni giù le mani da count, artigiani e imprese. Vanno percorse tutte le strade possibili cominciando a ridurre i costi della politica e soprattutto chiudendo ogni impegno militare internazionale, specie in Libia che è costato un miliardo di euro. Va poi cambiato il patto di stabilità. Dopo Bossi ha parlato l’applauditissimo ministro Maroni (uno striscione lo indicava come prossimo presidente del consiglio) che ha detto che nessun missile è intelligente e la guerra in Libia è la causa dell’arrivo dei clandestini: “Abbiamo contro la Nato – ha aggiunto – che ha detto che non può fare un blocco navale per i clandestini in uscita, abbiamo contro l’Europa che non ci aiuta e la magistratura che è a favore dei clandestini”. Erano oltre 80mila i legisti presenti oggi a Pontida.