Il contraccolpo politico che l’inequivocabile sconfitta del centrodestra alle amministrative sta producendo a tutti i livelli deve essere trasformato in brevissimo tempo in un’opportunità di rilancio per il Governo. Ma affinché questo avvenga occorre che nessuno rinneghi le proprie responsabilità nella debacle.

È stata una sconfitta molto netta che non va assolutamente sottovalutata, ma analizzata in maniera molto approfondita. La prima cosa da fare quindi non è quella di mettersi a litigare su chi abbia sbagliato più dell’altro, su chi abbia tradito e su chi sia stato più fedele alla causa rispetto ad altri.

Al contrario occorre riaffermare con ancora più forza rispetto al passato le ragioni per andare avanti: la politica come testimonianza di un ideale di vita. L’obiettivo primario è quindi quello di conservare la nostra unità. Da cattolici impegnati in politica abbiamo questo compito indispensabile.

Per fare questo, tuttavia, non basta mantenere una posizione di pura testimonianza: dobbiamo continuamente fare i conti con la realtà, perseguendo l’efficacia delle nostre azioni nel concreto delle situazioni esistenti. Dobbiamo insomma compiere una sintesi tra ideali e interessi: la politica non è fatta per il solo perseguimento del potere, ma non è fatta neppure per affermare un idealismo astratto che non vada a incidere in alcun modo nella storia e che quindi non cerchi di perseguire quel bene comune che rimane lo scopo del nostro impegno.

Un autentico “realismo cristiano” insomma, che ci conduca a rimodulare le priorità dell’azione di Governo in piena sintonia con le priorità dei nostri cittadini. Per questo la questione antropologica resta centrale: che cosa è l’uomo? A cosa serve un uomo? Qual è la caratteristica dell’uomo? Perché un uomo vive?

Come deve essere organizzato un sistema educativo per essere rispettoso fino in fondo di ciò che un uomo è? Come deve essere organizzato un sistema sanitario per essere rispettoso fino in fondo di ciò che un uomo è? Come deve essere organizzato un sistema pensionistico? Un sistema della produzione? Un sistema fiscale per rispettare fino in fondo ciò che un uomo è? Che cos’è la politica se non la messa a punto di strumenti che aiutino a incarnare risposte socialmente plausibili a queste domande?

Se dimostreremo questa onestà intellettuale non verremo mai bloccati dal gioco del pregiudizio e del conflitto ideologico. Occorre davvero che tutti quanti abbiano questa capacità di mettersi in discussione. Perché il dialogo ha come punto centrale la verità. Non esiste una parte politica che ha la verità in tasca, occorre pertanto fare quell’esercizio rigoroso che comporta di andare a vedere come stanno le cose.

La verità è un fatto fuori di noi che siamo chiamati a riconoscere e servire. Ed è quel fatto fuori di noi che ha l’imponenza di un’alterità rispetto alla quale dobbiamo giocare tutto del nostro patrimonio di conoscenze, di convinzioni, di desideri, di passione per il tentativo di dare all’uomo un destino degno.