FOTOGALLERY PONTIDA 2011 – LEGA NORD – “Secessione, Secessione!”, la base leghista accorsa numerosa ieri sul “sacro prato” di Pontida ha rispolverato un coro d’altri tempi mentre il segretario, Umberto Bossi, stava tenendo il suo discorso. Un urlo che si è alzato più volte e che ha spiazzato lo stesso Senatur. In mezzo alla folla uno striscione ripeteva a chiare lettere lo stesso concetto, affiancato poi da uno simile che recitava lapidario: “Game Over”.
Nessuna contestazione diretta nei confronti del Capo, ma un segnale chiaro: la pazienza dei militanti sta per finire. I fischi sono stati infatti riservati agli sprechi di “Roma Ladrona”, alle auto blu, alle vessazioni di Equitalia, alla quindicesima che percepiscono i dipendenti della Camera, ai centralisti Alemanno e Polverini e ai giornalisti.
In molti forse avevano sperato in un annuncio epocale: l’addio a Berlusconi, il ritorno alla corsa solitaria di una forza che in questi anni ha provato a conciliare la “lotta” alle responsabilità di “governo”. Così non è stato, anche se tutti i leghisti sono tornati a casa con la nuova agenda di governo, uno scadenziario che elenca gli impegni irrinunciabili che il governo Berlusconi non potrà tradire. Per cominciare, entro le prossime due settimane, andrà approvata la Riforma Costituzionale (dimezzamento del numero dei Parlamentari e Senato Federale) e andranno ridotti i contingenti impegnati all’estero. E così via per i prossimi 180 giorni, tra federalismo, quote latte e taglio ai costi della politica. Un impegno scritto che sembra aver strappato ai “duri e puri” l’ultima fiducia a tempo.
“Caro Giulio – ha detto più volte Bossi tirando le orecchie a Tremonti – non toccare più i comuni gli artigiani e le piccole imprese, altrimenti metti in ginocchio il Nord… C’è da riscrivere il Patto di stabilità… Tu dici che non si può fare niente perché rischiamo di finire come la Grecia, ma la gente è più importante del mercato. Le famiglie decono comprare le scarpe e i vestiti ai propri figli”.
Poi Calderoli ad arringare la folla sulle quote latte e Maroni a fare la voce grossa sulla Libia. Per il Cavaliere, Convitato di Pietra, qualche punzecchiatura di Bossi (“Aveva già detto sì ai ministeri al Nord, poi si è c….. addosso”) e il brusio di fondo delle camicie verdi. Evitata per un pelo la bocciatura, a Berlusconi non resta che fare per bene i compiti delle vacanze.