«Da Pontida non accetteremo provocazioni contro Roma», aveva avvisato il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, alla vigilia dell’attesissimo raduno del Carroccio. Ieri, dal palco del “sacro prato” dei leghisti, il Senatur ha però annunciato, tra le altre cose, lo spostamento di due ministeri (il suo e quello di Roberto Calderoli) nella Villa Reale di Monza. «Non temiamo le reazioni dei centralisti», ha urlato Umberto Bossi, prima di mostrare la nuova targa del dicastero ai militanti della Lega Nord. Troppo per il sindaco di Roma che, intervistato da IlSussidiario.net, ha dichiarato: «Avevo già avuto modo di parlare con il Presidente del Consiglio di questo argomento. Oggi comunque ribadirò a Berlusconi che non siamo disponibili ad accettare altre provocazioni sullo spostamento, anche se parziale, dei ministeri dalla Capitale».
È come se lei ormai parlasse a nome del “Partito di Roma”? Possiamo dire che questa è una novità rilevante all’interno del Pdl?
Non è una novità assoluta, perché è sempre esistita un’identità romana molto forte. Oggi però, e mi riferisco anche a Renata Polverini e a tutto il Pdl del Lazio, siamo costretti a farci sentire per evitare che l’unica capacità di condizionamento nei confronti del Governo sia nelle mani del “Partito del Nord”.
Secondo lei il Popolo della Libertà non è in grado di tenere testa alla Lega?
Se il Pdl affrontasse “a schiena dritta” il confronto con il Carroccio ce la potrebbe anche fare. Non c’è alcuna sproporzione, infatti, tra la nostra forza parlamentare e quella della Lega. Anche grazie al contributo del nuovo segretario, Angelino Alfano, sono convinto che potremo riequilibrare questo rapporto. Di certo però il Popolo della Libertà ha bisogno di rigenerarsi attraverso un grande Congresso nazionale che rilanci questo partito, il primo vero esperimento italiano di una destra e di un centro uniti all’interno di una stessa forza politica.
Ma se Berlusconi alla fine concedesse a Bossi lo spostamento di un ministero lei uscirebbe dal Pdl?
Guardi, sono convinto che il leader della Lega Nord non riuscirà in questo suo intento. La risposta arriverà dai parlamentari del Pdl. Sto caldeggiando, infatti, una mozione parlamentare che scongiuri questa ipotesi e che potrà contare sicuramente sul 90% dei parlamentari, sia di centrodestra che di centrosinistra.
I tempi della “polenta e vaccinara” consumata nel centro di Roma da lei e Bossi sembrano lontanissimi.
Io ho la coscienza tranquillissima perché ho fatto di tutto, compresa quella manifestazione, per cercare di smorzare la conflittualità tra Roma e la Lega Nord. Per certi versi ci ero anche riuscito. Per un certo periodo, infatti, sono cessati gli insulti contro la Capitale. Oggi, purtroppo, devo però registrare il fatto che il Carroccio è tornato a posizioni non solo anti-romane, ma anche secessioniste. Di conseguenza sono costretto, con la linearità che mi ha sempre contraddistinto, a cambiare totalmente atteggiamento.
La Lega ieri ha distribuito anche uno scadenziario per il Governo. Entro le prossime due settimane andranno ridotti i contingenti all’estero.
Vede, ci sono dei temi, come questo ad esempio, su cui ci può essere una condivisione. Anch’io infatti ritengo che occorra ridurre l’impegno militare italiano nel mondo, a cominciare dalla Libia, dove la nostra missione sta assumendo sempre più un contenuto confuso e scarsamente pacificatorio. Non è comunque l’unico tema su cui si può convergere.
Altri esempi?
La Riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari e costituire il Senato federale o la discussione sul Patto di stabilità. Penso che si debbano trovare delle deroghe per i comuni virtuosi. Così come è necessario, sul versante economico-sociale, trovare una sintesi tra il necessario rigore di Tremonti e la necessità di dare una spinta positiva all’economia.
Tra le richieste dei leghisti c’è però anche la soluzione definitiva del problema delle quote latte, entro questa estate.
Su questo tema, invece, da ex ministro dell’Agricoltura, non posso non dire che aprire un contenzioso è un errore gravissimo, che tra l’altro trova la contrarietà dell’80% degli allevatori italiani. C’è una piccola minoranza che pretende di avere diritto a una sanatoria, ma mi auguro che il ministro Romano difenda i diritti degli agricoltori onesti.
Calderoli però ha puntato il dito su chi ha calcolato le quote e ha annunciato nuove battaglie, anche a livello europeo, proprio a fianco del nuovo ministro.
Guardi, sono già state fatte tutte le battaglie possibili e ci sono state anche diverse sanatorie. Insisto, ciò che è rimasto fuori e che la Lega si ostina a difendere, è davvero impresentabile. Tanto è vero che fino a un anno fa il ministro competente era addirittura un leghista e più di tanto non ha potuto fare.
Ad ogni modo il metodo è francamente inaccettabile.
A cosa si riferisce?
All’ultimatum, al ricatto nei confronti del Pdl. Un conto infatti è sedersi a un tavolo per fare un ragionamento comune, un altro è volere il braccio di ferro. Questo, tra le altre cose, è molto strano, anche perché è proprio la Lega ad avere gravi responsabilità riguardo alla recente sconfitta elettorale.
Cosa intende dire?
I leghisti hanno messo in campo tematiche sbagliate e hanno alimentato un sentimento antinazionale in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. Una ricorrenza che, come si è visto, ha rappresentato invece un grande ritorno degli italiani al tricolore.
In definitiva, quanto può durare secondo lei un governo con tutte queste divisioni?
Sono il primo a dire che così non può andare avanti. Occorre un profondo chiarimento che il Pdl dovrà affrontare, lo ripeto, a schiena dritta. Soltanto se questo avverrà sul versante programmatico, superando i ricatti, si potrà continuare. Altrimenti, davvero, è meglio andare a votare.
Non è che sta pensando a un futuro del centrodestra senza la Lega?
Il futuro del centrodestra dovrebbe essere con la Lega, a patto che rinunci definitivamente e in maniera chiara al richiamo secessionista. Era un tema superato che oggi però è riemerso. A questo punto da parte loro è necessaria una scelta di campo netta e inequivocabile.
(Carlo Melato)