Una crisi al buio in questo momento sarebbe pura follia. Avanti tutta fino alla scadenza naturale della legislatura per non tradire il mandato degli elettori e per evitare che le “locuste della speculazione” infieriscano sull’Italia. Questo, in sintesi, il messaggio del premier, Silvio Berlusconi, che ieri ha aperto il dibattito al Senato sulla verifica della maggioranza imposta dal Capo dello Stato. Ma se i numeri in Parlamento non sono più un problema cosa potrebbe realizzare realisticamente il governo se dovesse davvero arrivare fino al 2013? «In realtà – dice Maurizio Belpietro a IlSussidiario.net – nessuno è in grado di rispondere a questa domanda, anche se è quello che vorremmo sapere tutti».



Dopo le “sberle” delle amministrative e dei referendum il governo è sembrato comunque in grado di superare la prova di Pontida e quella della fiducia.

L’“esame Pontida” in qualche modo è già stato superato. L’“accordino” che è stato trovato l’altra notte chiude la partita dei ministeri al Nord: da un lato dà un contentino alla Lega e dall’altro non scontenta troppo l’ala romana e meridionalista del Pdl. Per il resto, una volta lasciata alle spalle la fiducia, non dovrebbero esserci altre imboscate dell’opposizione. Berlusconi dovrà sfruttare queste condizioni favorevoli per realizzare qualcosa di concreto. Sulla carta gli impegni di cui si parla da tempo ci sono tutti. 



Lei crede che la riforma fiscale verrà approvata davvero entro l’estate?

Questo è tutto da vedere. Berlusconi l’ha annunciata, ma non so cosa riuscirà a fare, anche perché, da quel che mi risulta, Tremonti continua a dire che non ci sono i soldi. La situazione finanziaria fa tremare i polsi e si teme ancora un “contagio greco”.

È scettico perciò su questa ipotesi?

Direi di sì. D’altra parte, si continua a punzecchiare il ministro dell’Economia, a tirarlo per la giacchetta, senza che cambi nulla. Lui continua a dire che non si può fare una riforma a debito. E allora come si fa? Tagliando? Se è così si inizi a farlo, magari partendo dagli sprechi delle regioni del Sud che tengono in piedi una sanità assurda capace soltanto di far ammalare i cittadini.
Se però per convenienza politica non si fa una cosa e per realismo economico-finanziario non se ne fa un’altra, non si va lontano.



Un circolo vizioso insomma. 

Guardi, se proseguiamo con l’elenco troviamo una riforma della giustizia “impantanata” perché i magistrati, spalleggiati da forze politiche, e non solo, la impediscono. Certo, rimane il federalismo, ma se non cancella gli sprechi a cosa serve?  

Secondo lei è Tremonti la causa di questo immobilismo?

No, lui è soltanto un signore che si è ritagliato il ruolo di “Grillo parlante” del centrodestra. Alza il ditino e chiede: “Dove li recupero i soldi per tagliare le tasse?”. Il problema è che nessuno sa cosa rispondergli, anche perché quando avverte che ci sono pericoli è il caso di credergli.

Nello scadenziario di Pontida la Lega comunque pretende entro due settimane l’approvazione della Riforma Costituzionale. Il che significa dimezzamento del numero dei parlamentari e Senato federale.

Non mi sbilancio, ma il colmo è che tutto questo era già stato fatto, ma grazie a un referendum è stato buttato a mare. D’altra parte la sinistra ha voluto far credere che ci fosse dietro chissà quale operazione di distruzione del Paese e questo è il risultato.

Ieri il premier ha parlato anche dell’eredità che vuole lasciare al Paese: un partito forte e democratico, ispirato al Ppe.

Penso che questo invito rivolto ai centristi cadrà nel vuoto, perché il Terzo polo è già morto e al suo interno le idee sono piuttosto confuse.
La strada per un’evoluzione del Pdl mi sembra però ancora piuttosto lunga. Alfano sarà anche una magnifica scommessa, ma non è imponendo un segretario dall’alto che si cambiano le cose. Una parte del Pdl infatti ha accettato di buon grado questa nomina, mentre l’altra è contraria, anche se non lo dice ancora.

Ma allora, come sostengono in molti, il Pdl farebbe bene a copiare il Pd utilizzando lo strumento delle primarie?

In questo momento, con Berlusconi a capo del partito e del governo, le primarie non servirebbero a nulla. L’unica cosa che si potrebbe fare sono i congressi territoriali per costruire una vera classe dirigente.
Detto questo, resto dell’idea che la priorità in questo momento sia una svolta nell’attività di governo. Se si dovesse tirare a campare andrebbe tutto a rotoli.

E cosa consiglierebbe al Presidente del Consiglio?

Una massiccia dose di coraggio e forse di incoscienza. Se Berlusconi è davvero un decisionista è il caso che lo dimostri al più presto.

(Carlo Melato)