Dalle parole ai fatti. O, almeno, i primi passi perché le parole divengan fatti. Ieri, ad Arcore, il capo del Carroccio Umberto Bossi ha posto al premier Berlusconi una condizione per la permanenza nel governo e per non staccare la spina alla legislatura prima del suo termine naturale: uffici ministeriali operativi al nord. La proposta avrebbe ricevuto il via libera da Berlusconi e l’approvazione dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Oggi, il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli ha depositato, in mattinata, presso la Corte di Cassazione, una richiesta per una proposta di legge di iniziativa popolare per potere decentralizzare i ministeri. Qualcosa di più, in realtà, della promessa strappata al premier. Alla Corte spetterà il compito di dare un via libera preliminare alla proposta. Poi, a Pontida, in occasione della tradizionale ritrovo della Lega, sarà dato, il prossimo 19 giugno, il via libera alla raccolta di firme. Nel dettaglio, il colonnello leghista avrebbe depositato una «proposta di legge sulla territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali». Dura e immediata la reazione dell’Idv: Massimo Donadi, capogruppo alla Camera del partito di Di Pietro, definisce l’iniziativa una «buffonata» e aggiunge: «I cittadini del Nord, come quelli del Centro e del Sud, vogliono che il governo affronti i problemi reali dell’Italia, che si occupi in particolare della crisi economica e del lavoro, non certo dello spostamento di ministeri».
E ancora: «La campagna elettorale è finita, la smettano con le proposte insulse e pensino ai veri problemi degli italiani». Gli ha fatto eco il suo omologo al Senato, Felice Belisario. «Il governo non è scherzi a parte. Ormai siamo alle burletta. La lega fa finta di incassare qualche caramella da Berlusconi. Ma ormai non serve a niente. Domenica parleranno i cittadini con i referendum».