La riflessione contenuta nel volantino di giudizio sul dopo elezioni amministrative che Cl sta distribuendo in tutta Italia, parte da una premessa: «Fin dall’inizio – si legge – ci siamo detti: siamo cristiani e dunque, prima di qualunque calcolo elettorale e prima di sapere quale sarà il risultato finale, vogliamo verificare se la fede ha qualcosa da dire anche in questa occasione – in altre parole, se ha incidenza storica – o se deve rinunciare alla partita».
Molti di quelli che hanno deciso di accettare tale sfida si sono accorti di «un diffuso quanto confuso desiderio di cambiamento», di «tanto scetticismo», di – a volte «una aggressività eclatante» e di «un mare di bisogni e di solitudine».
Di fonte a tali bisogni, le elezioni sono diventate «l’occasione per ascoltare, per rendersi conto di necessità e di drammi inimmaginabili, talvolta per tendere una mano e offrire un aiuto».
«Perciò – continua il volantino – abbiamo condiviso con chiunque l’unica cosa reale che abbiamo: una esperienza di novità umana, che si è dimostrata capace di darci una pienezza e una positività in qualunque circostanza ci trovassimo».
A rendere possibile tutto questo, quella consapevolezza presente nelle parole che don Giussani pronunciò negli anni ‘60, oggi quanto mai attuali: «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice l’uomo. La forza che fa la storia è un uomo che ha posto la sua dimora tra di noi, Cristo. La riscoperta di questo impedisce la nostra distrazione come uomini, il riconoscimento di questo introduce la nostra vita all’accento della felicità, sia pure intimidita e piena di una reticenza inevitabile. È nell’approfondimento di queste cose che uno incomincia a toccarsi alla mattina le spalle e sentire il proprio corpo più consistente e a guardarsi nello specchio e sentire il proprio volto più consistente, sentire il proprio io più consistente e il proprio cammino tra la gente più consistente, non dipendente dagli sguardi altrui, ma libero, non dipendente dalle reazioni altrui, ma libero, non vittima della logica di potere altrui, ma libero».