Ieri è andato in scena il primo atto della tanto auspicata “coesione nazionale”, attraverso il voto al Senato sulla manovra finanziaria, che oggi, salvo sorprese dell’ultima ora, dovrebbe ottenere il via libera anche alla Camera. L’auspicio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sembra essersi trasformato rapidamente in realtà: un avvenimento politico «molto rilevante», come ci ricorda Enrico Morando, Senatore del Partito democratico e membro della Commissione Bilancio che in questi giorni ha lavorato molto sulle modifiche al testo della Finanziaria prima del suo approdo in aula.
Perché lo ritiene tale?
Perché, grazie al Presidente Napolitano e alle forze dell’opposizione, l’Italia sta rispondendo come Sistema Paese agli attacchi finanziari a cui è sottoposta. Questo dimostra che, malgrado la durezza dello scontro politico, esiste da parte di tutti la consapevolezza del rischio che stiamo correndo e dell’esigenza di farvi fronte insieme.
È stato difficile giungere al “compromesso”?
Il governo ha riconosciuto che la nostra critica fondamentale alla manovra era fondata. Per come ci era stata presentata appariva, infatti, troppo debole e insufficiente: perciò abbiamo ritenuto necessario rafforzarla di 15 miliardi. In questo modo, la manovra ha ora un valore superiore ai 40 miliardi di euro così da poter centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014.
In ogni caso avete votato contro la manovra. Cos’è che non vi ha convinto?
Contrariamente all’impegno che il governo si era preso con l’Europa, la manovra non è tutta di risparmi, ma ha anche un 50% di aumenti delle entrate. Il che significa che nel 2014, quando faremo il massimo sforzo per raggiungere il pareggio di bilancio, avremo un aumento della pressione fiscale intorno all’1,2-1,3%. Questo finirà per deprimere ulteriormente le capacità competitive del Paese e per accentuare l’effetto recessivo della manovra: conseguenze per noi inaccettabili.
Ci sono margini per dei futuri miglioramenti condivisi tra maggioranza e opposizione?
Dipende dalla disponibilità del governo ad aprire una nuova fase in cui si intensifichi il dialogo. Noi non smetteremo di fare proposte, come l’ultima riguardante i risparmi di spesa.
Dopo il voto alla Camera sulla manovra, ancora all’insegna della collaborazione tra maggioranza e opposizione, cosa accadrà nello scenario politico italiano?
Non c’è dubbio che una parte dei problemi del Paese sia dovuta alla debolezza politica di Berlusconi e del suo governo. Penso che lo stesso Premier ne dovrebbe prendere atto e dare le dimissioni, così da lasciare spazio, fino alla fine della legislatura, a un nuovo esecutivo guidato da una personalità che sappia fare quanto è necessario per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Nel frattempo, si potrebbe anche approvare una riforma della legge elettorale, con il ritorno al Mattarellum, in modo che sia pronta per il ritorno alle urne. Ovviamente, i membri di questo nuovo governo non dovrebbero partecipare alla competizione. Questa sarebbe la soluzione migliore per aumentare la credibilità del Paese.
Chi dovrebbe, secondo lei, guidare questo nuovo esecutivo?
C’è una sola personalità in grado di farlo: è il Professor Monti. Sono convinto, però, che Berlusconi non presenterà le dimissioni e vorrà andare avanti. Quindi, c’è semplicemente da sperare che la maggioranza si adoperi a fare ciò che è necessario per raggiungere gli impegni che abbiamo preso, ricordandosi che il risanamento dei conti è sì necessario, ma non deve uccidere le potenzialità del Paese.
Prima ha parlato di riforma della legge elettorale con il ritorno al Mattarellum. Il Pd si sta però impegnando (e dividendo) su un’iniziativa che ha obiettivi diversi.
Si tratta di un’iniziativa referendaria, che passa sotto il nome di Passigli, volta a restaurare il sistema elettorale proporzionale e a cancellare il Porcellum, che ha eliminato le preferenze. Con questa proposta, però, rischiamo di non scegliere più né il governo (perché elimina il premio di maggioranza), né di poter esprimere le preferenze (perché le liste bloccate non si possono eliminare per via referendaria). Per questa ragione, io e altri colleghi, abbiamo sposato un’altra scelta.
Quale?
Quella del Professor Morrone, che vuole ripristinare il Mattarellum per via referendaria. Naturalmente, nessuno smania dalla voglia di passare attraverso un referendum, perciò se la raccolta Passigli si ferma, contemporaneamente si può avviare un’iniziativa parlamentare che raggiunga lo stesso risultato. Se invece proseguirà, andrà avanti anche la quella di Morrone.
Secondo Enrico Letta, il futuro della legislatura è nelle mani di Napolitano. Cosa ne pensa?
Il Presidente sta gestendo in maniera convincente la responsabilità che gli compete, ma non può supplire ai limiti e alle debolezze del governo. La legislatura è nella situazione che tutti sappiamo per le ragioni che ho ricordato anche prima. L’opposizione ha fatto benissimo il suo dovere negli ultimi giorni, ma finché il governo non deciderà di farsi da parte…