PD: IL CASO TEDESCO – Alta tensione nel Partito Democratico a pochi giorni dal voto che ha “salvato” il senatore Pd, Alberto Tedesco, proprio mentre la Camera spediva in carcere l’On. Alfonso Papa del Pdl.
Dopo le richieste di dimissioni ricevute da Di Pietro e da diversi esponenti del Pd, Tedesco ha deciso di passare all’attacco con due interviste uscite questa mattina. «La Bindi non ha letto una sola pagina della richiesta d’arresto. Non sa niente della mia vicenda. Parla a prescindere. Il suo moralismo mi fa orrore. e non da oggi. Sono vent’anni che la vedo invocare manette e galera con un livore indegno di una persona civile», dice a Repubblica. «Ha la responsabilità di aver fatto nominare il parlamentare più assenteista che c’era nel Pd, Antonio Gaglione», ha proseguito il senatore sul Corriere della Sera senza risparmiare anche l’eurodeputata Serracchiani e il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola.
Non si è fatta attendere la risposta del partito, attraverso i suoi dirigenti più autorevoli. Anna Finocchiaro, Capogruppo del Pd al Senato, ha dichiarato: «Al Senatore Tedesco, che da mesi non appartiene più al gruppo del Pd, suggerirei oggi maggiore sobrietà e discrezione». Dello stesso tenore le parole del vicesegretario Enrico Letta che ha definito le parole di Tedesco “inopportune e inaccettabili”.
PARISI CONTRO LATORRE – Nell’occhio del ciclone è finito però anche il dalemiano Nicola Latorre accusato di “doppio gioco” dal prodiano Arturo Parisi che ha sottolineato l’«assoluta necessità di spiegare la dinamica e il “guasto tecnico” che lo hanno costretto a dichiarare, solo a voto già proclamato, il voto espresso e non registrato a favore dell’arresto di Tedesco». «Questo – ha proseguito Parisi – in considerazione della comprensibile attenzione riservata al suo comportamento, per l’autorevolezza del ruolo che Latorre ha nel gruppo dirigente del Pd, la sua provenienza regionale, e la sua determinante richiesta a nome del partito di accomunare nella contemporaneità del loro svolgimento il caso Tedesco che si votava in Senato, e quello Papa, che nello stesso momento si votava alla Camera». “Sterili polemiche”, secondo l’interessato, che ha voluto liquidare così l’accusa di “tradimento”.
D’ALEMA SFIDA TELESE – Ma non è finita qui. Luca Telese, sul Fatto Quodiano di oggi, racconta lo scontro tra il lider maximo e il giornalista a pochi minuti dal voto su Papa. «Voi de Il Fatto siete tecnicamente fascisti…», avrebbe detto D’Alema a Telese togliendosi gli occhiali e aggiungendo: «Sa, quando ero ragazzo, di solito, dopo che facevo questo gesto, l’interlocutore che si trovava al posto dove lei è ora, poco dopo si ritrovava con il naso sanguinante».
Nel partito di Bersani, insomma, il clima sembra esplosivo sia per i sospetti incrociati che coinvolgono le varie anime del partito, sia per il “fulmine a ciel sereno”, come lo ha definito il segretario Pd, del “caso Penati”. Il dirigente lombardo si è autosospeso dal Consiglio regionale lombardo “per segnare una differenza” proprio con Tedesco dopo le accuse ricevute di concussione e corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla ex area Falk. «È una cosa di dieci anni fa, su cui non abbiamo nozione – ha dichiarato comunque Pier Luigi Bersani -. E ho fiducia che dimostrerà la sua estraneità».