Si è ancora parlato poco della delega assistenziale, presentata dal Governo assieme alla riforma fiscale. Il che non rende piena giustizia al carattere altamente innovativo del provvedimento, che contiene la più forte affermazione del principio di sussidiarietà orizzontale che sia mai stata prevista in una legge dello Stato. Si tratta di una scelta che finalmente riconosce e valorizza pienamente quella Welfare Society che è stata il cuore del nostro sviluppo. Nella bozza di delega si prevede infatti di favorire la libertà di scelta dell’utente e di finanziare prioritariamente le iniziative e gli interventi sociali attuati sussidiariamente via volontariato, non profit, Onlus, cooperative e imprese sociali quando, rispetto agli altri interventi diretti, sussistano i requisiti di efficacia e di convenienza economica in considerazione dei risultati.
E’ un principio molto importante perché spesso, a causa di un non tramontato pregiudizio ideologico, spesso il Terzo settore non è ancora debitamente valorizzato e si continua a ritenere che sia meglio la gestione pubblica diretta, anche quando costa di più e rende qualitativamente meno di un servizio erogato da un ente del privato sociale. In altre parole, il pubblico continua aprioristicamente a essere ritenuto moralmente migliore e da privilegiare a dispetto di ogni risultato quali/quantitativo. Gli esempi potrebbero essere molto numerosi, ma bastano alcuni dati a chiarire la questione. Un asilo gestito da una impresa sociale può costare meno della metà di un asilo in gestione diretta comunale.
La riabilitazione, nel sistema sanitario (case di cura e ospedali), ha un costo per paziente che si attesta tra i 550 e 900 €/giorno. Questa, nella forma più tradizionale e semplice, al di fuori della fase acuta, può essere eseguita nelle Residenze per anziani Non profit con un costo che va da 50 a 100 €/giorno.
Questi dati hanno fatto breccia nella delega assistenziale, che sembra quindi riconoscere con pienezza che ogni singolo euro gestito da un ente con una finalità ideale può diventare un volano di servizi sociali molto più alto di quanto gestito solo e unicamente da una struttura pubblica. L’intento complessivo della delega assistenziale è quello di superare le attuali sovrapposizioni e duplicazioni di servizi/prestazioni – e in diversi casi abusi – che esasperano il sistema della assistenza sociale, frenando il dilagare di contribuzioni monetarie dirette (pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento), oramai fuori controllo in molte realtà geografiche.
A questo scopo vengono riqualificate e integrate le prestazioni socio-assistenziali in favore dei “soggetti autenticamente bisognosi”; si procede quindi ad armonizzare i “diversi strumenti previdenziali, assistenziali e fiscali di sostegno alle condizioni di bisogno”, in modo da evitare dispendiose duplicazioni di servizi e realizzare una reale gestione integrata del welfare assistenziale. Viene istituito un fondo per l’indennità sussidiaria alla non autosufficienza, da ripartire tra le regioni, sulla base di parametri standardizzati, in modo da facilitare a regime un unicum assistenziale, socio-sanitario e socio-assistenziale.
Nel complesso si tratta di una riforma necessaria: l’attuale impalcatura normativa ha prodotto un sistema bicefalo, da un lato, fonte di una crescita incontrollata della spesa e, dall’altro, spesso inefficace rispetto alle reali situazioni di bisogno. La delega prevede anche che la Social card sia assegnata ai Comuni, anch’essi tenuti ad affidare alle organizzazioni Non Profit la gestione della carta acquisti “attraverso le proprie reti relazionali”.
Sono proprio queste reti che permettono di entrare in rapporto vero con il bisogno e trasformare un sussidio in una possibilità di rapporto che spesso è decisiva per una risposta non solo burocratica ma umana a certe situazioni disagiate.
In questo modo la delega assistenziale rende giustizia anche ai dati recentemente messi in evidenza dall’Istat sul Terzo settore: 3,5 milioni di cittadini coinvolti in attività di volontariato, un valore economico di circa 8 miliardi e quasi 400 mila occupati a tempo pieno.