Proseguono a ritmi serrati le trattative per la definizione della strategia anti-crisi del governo. Ieri sera il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto ricevere al Quirinale il premier Berlusconi, il ministro dell’Economia Tremonti e, subito dopo, i leader di Pd e Udc, Bersani e Casini. Si è chiusa così una giornata intensa aperta dall’audizione di Tremonti di fronte alle commissioni parlamentari congiunte. Un incontro “positivo e costruttivo” secondo il titolare di via XX settembre, anche se i dubbi dell’opposizione e del leader della Lega Nord, Umberto Bossi, non sembrano essersi diradati. IlSussidiario.net ha voluto fare il punto della situazione con il segretario del Pdl, Angelino Alfano.
Segretario, ieri ha invitato l’opposizione a collaborare per dare al più presto un segnale di decisionismo ai mercati. A questo proposito, come giudica l’andamento delle Borse di questi giorni?
Innanzitutto occorre chiarire che alla base di ciò che sta accadendo non vi è un problema italiano, ma la mancanza di fiducia dei mercati rispetto all’Euro nel suo insieme. Il quadro, non dimentichiamocelo, è mondiale. Basta leggere i giornali per accorgersi che l’Occidente sta andando a fuoco. Mi riferisco sia alle fiamme vere e proprie di Londra che a quelle finanziarie di Wall Street che stanno lasciando delle ferite aperte nel cuore degli Stati Uniti.
È tempo di cambiamenti radicali del corso della storia. Un momento nel quale l’Italia deve reagire facendo tutto ciò che deve, nella consapevolezza però che il Paese darà risposte nazionali a problemi mondiali e che potrà fare soltanto la propria parte. Al resto dovranno pensare le istituzioni internazionali e gli altri paesi del mondo.
Anche ieri l’opposizione ha insistito nel dichiarare “commissariato” questo governo e ha chiesto nuovamente di conoscere i contenuti della lettera indirizzata a Roma dalla Bce. Lei cosa risponde?
Le banche centrali hanno sempre svolto un ruolo di interlocuzione con i governi. Le potrei citare decine di casi del passato tra i precedenti governi e la Banca d’Italia, diciamo così, “old style”.
La Bce poi non è un’entità metafisica. Al suo interno è rappresentata la stessa Italia che, come noto, designa i suoi rappresentanti.
Insomma, la sinistra ancora una volta si è dimostrata fuori tema dilettandosi nei suoi dannosi esercizi di provincialismo. Vorrebbe far apparire il governo italiano come lontano dalle sacre dottrine europee quando esprime posizioni di dissenso e agitare il fantasma del “commissariamento” quando lavora in connessione con le altre istituzioni. Ad ogni modo, non ci riuscirà.
Riguardo alle risposte concrete che l’Italia dovrà dare per rispondere alla crisi, si torna a parlare insistentemente di patrimoniale. A questo punto è necessaria? Secondo alcuni giornali Berlusconi starebbe addirittura pensando alle dimissioni pur di non doverla approvare.
Guardi, nessuno di noi ha simpatie per la patrimoniale. Siamo però costretti a fare una scelta, che in nessun caso sarà semplice. Ciò che è certo è che, pur nella grandissima difficoltà in cui si trova l’Europa, seguiremo un criterio di equità.
Per il resto ho deciso di non commentare i virgolettati anonimi di terza mano che si leggono sui giornali. In questa fase in cui è tutto alla luce del sole i retroscena non hanno davvero nessun senso.
Per quanto riguarda le pensioni, invece, il governo dovrà tenere conto del “veto” di Umberto Bossi?
Sarebbe bello non dover togliere niente a chi già possiede molto e, nello stesso tempo, poter dare una mano a chi vive nel bisogno. Purtroppo però in questo momento non ci troviamo nel migliore dei mondi possibili. Dovremo trovare un equilibrio su questo tema e, parallelamente, avviare una riflessione seria sul tema delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni.
Dal punto di vista politico, come ha accolto le aperture alla collaborazione del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini?
Non vorrei che si confondesse la responsabilità nazionale di chi si è reso disponibile a dare il suo contributo alla manovra, con l’anticipazione di nuove formule politiche. Così facendo si finirebbe con lo svilire il significato di una collaborazione positiva su temi estremamente delicati, resa possibile da continui interventi sfrondati dall’anti-berlusconismo e orientati soltanto al bene dell’Italia.
L’attuale maggioranza cercherà perciò di centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio continuando ad avere come prospettiva la scadenza naturale del 2013?
Certamente. Sono convinto che per governare la crisi occorre che a Palazzo Chigi continui a esserci una persona scelta dal popolo. Per questo motivo ribadiamo il nostro no a ogni formula tecnica e a tutti i tentativi di portare al potere persone che non abbiano alcuna legittimazione popolare. Una soluzione di questo tipo sarebbe l’anticamera inevitabile di nuove tasse e di misure portate avanti da chi comunque non sottometterebbe il proprio operato al giudizio degli elettori.
Il governo Berlusconi è quindi pronto a prendere delle decisioni impopolari e a pagarne i relativi costi politici?
Dobbiamo governare e governare significa decidere. Non è in pianura che si giudicano i ciclisti migliori, ma in salita. E noi siamo assolutamente pronti ad affrontarla.
Passando al suo nuovo incarico di segretario: tra i commentatori non sono in molti a credere nella reale possibilità che questo ruolo inedito, in un partito di Berlusconi, acquisti nel tempo un profilo autonomo.
Fin dall’inizio ho reagito allo scetticismo con l’ironia. Qualcuno probabilmente sogna un segretario del Pdl all’opposizione di un governo guidato dal fondatore stesso del Popolo della Libertà. Non penso però che i segretari dei principali partiti di governo abbiano come missione quella di andare contro i loro stessi governi. Il mio compito è quello di sostenere il governo guidato da Silvio Berlusconi e organizzare bene il partito. E l’organizzazione non si giudica in astratto, ma in base a quanto un partito riesce a servire il proprio Paese.
Nel suo primo discorso come segretario del Pdl ha voluto mettere al primo posto la sussidiarietà, la libertà di educazione, la vita e la famiglia. Sono i valori che caratterizzeranno la sua segreteria?
Assolutamente sì, anche perché sono i valori fondativi del nostro partito e del mio impegno in politica. Credo infatti che la sussidiarietà sia il modo più moderno per poter declinare la libertà e che una società che non mette al centro delle proprie scelte la famiglia si candidi inevitabilmente al proprio declino.
Su questi temi, secondo lei, il bilancio del governo è davvero positivo o occorre un minimo di autocritica?
Abbiamo fatto moltissime scelte a favore della vita, della famiglia e della sussidiarietà. Penso alla dichiarazione anticipata di trattamento, al decreto per Eluana Englaro o al rafforzamento degli strumenti di fisco selettivo come il 5 per mille. Tutte decisioni che segnalano un comportamento coerente rispetto ai nostri valori di riferimento.
Certo, non appena le condizioni economiche ce lo permetteranno potremo fare di più. Mi riferisco in particolare al quoziente famigliare e alle nuove politiche sulla casa per favorire le giovani coppie.
Per raggiungere tutti questi obiettivi, sono convinto che potrà dare sempre più il suo contributo quello straordinario strumento di de-ideologizzazione del dibattito politico che è l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. Lo considero la sperimentazione effettiva e visibile di come, pur nella differenza delle posizioni di chi vi partecipa, si possano operare, per il bene dell’Italia, alcune scelte condivise.
Riguardo all’organizzazione a cui facevo riferimento prima, che partito ha in mente per il futuro?
Un Pdl che abbia come bussola la partecipazione, la meritocrazia e la democrazia. Il mio primo obiettivo è quello dell’elezione popolare e diretta dei leader locali di partito e, attraverso le partiti, l’indicazione da parte della gente dei nostri candidati sindaco, presidente di provincia e di regione.
Senza confondere l’“armistizio” contro la crisi alle alleanze politiche, tra i suoi obiettivi c’è il risanamento delle antiche e recenti ferite del centrodestra e la ricostruzione di un rapporto virtuoso con l’Udc e con chi a livello europeo siede nei banchi del Ppe?
Questo è il traguardo al quale mira l’azione che stiamo ponendo in essere. Il percorso e la meta sono chiari, anche se non sono obiettivi che si raggiungono nel giro di qualche giorno. La prospettiva è certamente quella della costituente popolare, la riunificazione cioè di tutti coloro che fanno parte della grande famiglia del popolarismo europeo.
Su un punto però vorrei essere chiaro. Non penso che la storia faccia dei passi indietro e quindi non credo alla riedizione della Democrazia Cristiana. I cattolici possono essere lievito nei diversi schieramenti unendosi poi in tutte le comuni battaglie.
E, al di là di quando avverrà, come deve iniziare a prepararsi il Pdl e il centrodestra alla fatidica “successione” a Berlusconi?
Silvio Berlusconi è al governo perché è stato voluto dalla gente e perché ha vinto le elezioni. Per questo resta in campo. La successione, di conseguenza, non è un argomento d’attualità…
(Carlo Melato)