«La famiglia sarà al centro del dibattito sulla manovra economica che è entrato nel vivo, ma questa non è una buona notizia, perché le famiglie, e in particolare quelle con figli, ne saranno le protagoniste solo perché finiranno per pagare il prezzo più alto». Queste le parole di Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, che ha elaborato un documento da sottoporre all’attenzione delle altre parti sociali e della politica che racchiude diverse proposte: il riconoscimento di un’equità fiscale alla famiglia attraverso il collegamento della manovra alla riforma fiscale e introducendo il Fattore Famiglia; seguire criteri di equità anche nei tagli alle agevolazioni fiscali che non devono dimostrarsi indiscriminati e privilegiare gli investimenti sullo sviluppo, in particolare sulle occasioni di lavoro per i giovani e sull’armonizzazione tra i tempi del lavoro e i tempi della famiglia. IlSussidiario.net ha contattato Luisa Santolini, già presidente del Forum delle Associazioni Familiari, attualmente presidente della Fondazione Vita e famiglia ed esponente parlamentare dell’Unione Democratici di Centro, per capire a cosa andranno incontro le famiglie italiane: «Siamo in un momento difficile in cui dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e renderci conto che abbiamo davanti un grave compito per il futuro dei nostri figli. Però le critiche nei confronti di questa manovra sono tante e comincerei con la proposta del contributo di solidarietà che parte da 90.000 euro e che si regge sulla stesso sbagliato criterio di quando si proponeva durante i precedenti governi di mettere delle agevolazioni con dei tetti di reddito. Il problema è che non si può chiedere un contributo di solidarietà senza tenere conto dei carichi familiari, perché 90 mila euro non è la stessa cifra per uomo che vive da solo e per uno che invece ha cinque figli, e il reddito disponibile per un uomo con una famiglia è nettamente inferiore a quello di chi non ha figli. Quindi nel momento in cui si propone il contributo di solidarietà, ammesso e non concesso che vada applicato, perché le strade potrebbero essere ben altre, bisogna fare in modo che sia proporzionato al numero dei figli. E questo anche con redditi alti perché, se parliamo sempre di equità orizzontale, anche 150 mila euro non sono la stessa cosa per una persona con tanti figli, anche se è comunque benestante. E proprio per questo pagherà più tasse, ma non si può ragionare in termini di cifre secche, prestabilite, perché è profondamente iniquo».
L’onorevole Santolini continua il suo commento, spostando di poco il mirino: «La seconda riflessione che vorrei proporre riguarda tutti gli interventi che devono essere realizzati, che non devono riguardare tutto ciò che riguarda l’assistenza e la delega fiscale perché, come anche gli osservatori più esperti fanno notare, i vantaggi che si ottengono intervenendo sulle pensioni di anzianità piuttosto che sulle indennità di accompagnamento o su tutto ciò che prevedono la delega assistenziale e fiscale, sono assolutamente minimi e rischiano di aggravare i già numerosi problemi delle famiglie. Non si può intervenire in queste condizioni perché si farebbe un’iniquità sociale senza risanamento, e riordinare la giungla dei criteri e delle sovrapposizioni di agevolazioni richiede del tempo e va fatto con cura, ma siccome il governo deve fare cassa in un anno, non può farlo togliendo altri soldi alle famiglie che già hanno sulle spalle il 90% degli anziani non autosufficienti. Allora il problema di fondo resta il fatto che intervenire in questo modo è troppo facile e troppo iniquo, e bisogna farlo invece in maniera molto più pesante sull’aumento delle pensioni, cosa che non mi sembra sia stata fatta. Anche io sono d’accordo per esempio ad aumentare le pensioni alle donne, e non solo nel settore pubblico ma anche in quello privato, ma solo se i soldi risparmiati non finiscano nella fiscalità generale o nel risanamento di altri buchi, ma reinvestiti in politiche di sostegno alle donne che lavorano. È necessario quindi innalzare l’età della pensione e intervenire sulle municipalizzate, perché su questo è stato fatto pochissimo.
Sappiamo tutti che si tratta di miliardi e miliardi di euro all’anno, ed è ridicolo intervenire sui comuni con meno di mille abitanti. Bisogna intervenire sui comuni più grandi e sulle Regioni, e questi interventi sono impopolari e difficilmente applicabili perché le famiglie non scioperano, mentre i dipendenti o i lavoratori o i comuni o i sindaci sono una lobby molto potente, quindi anche questo mi sembra un modo di ragionare molto discutibile». Infine l’onorevole Santolini affronta il tema dei costi della politica: «Siamo tutti d’accordo a eliminare per esempio le auto blu, ma ai fini del risanamento del sistema Italia non è la strada maestra da intraprendere, anche se rappresenta sicuramente un buon esempio. È importante dare un segnale, e la classe politica deve essere in prima fila per operare sacrifici e rinunce, ma è necessario anche andare molto più in profondità salvaguardando l’assistenza, gli assegni familiari, le pensioni di invalidità, i carichi familiari e gli asili nido. In conclusione, si tratta di misure assolutamente insufficienti per le necessità del Paese, quindi tanto vale lasciare alle famiglie quelle poche risorse che hanno. I criteri di accesso a reperire le risorse, come al solito, vanno contro le famiglie, ma dovrebbero invece essere studiati insieme a un confronto con le associazioni familiari e con chi di famiglia se ne occupa da sempre. È incredibile come si sia ridotto l’interesse verso i concreti problemi delle famiglie, mentre continua a permanere un grande richiamo ai valori della famiglia: quando però poi si passa ai tavoli tecnici, dove bisogna ragionare su interventi specifici e concreti, a quel punto i discorsi non tengono più. La morale di questa che purtroppo non è una favola, è che la riforma non è presentabile e mi auguro che al Senato venga corretta».
(Claudio Perlini)