Il ministro Calderoli questa mattina sarà ospite del Meeting di Rimini per partecipare al dibattito sul federalismo fiscale. La discussione si preannuncia piuttosto accesa. Sullo stesso palco infatti siederanno due sindaci sul piede di guerra come Gianni Alemanno e Piero Fassino. «Per quanto mi riguarda – spiega Calderoli a IlSussidiario.net –, anche quest’anno vado a Rimini con lo spirito costruttivo di chi vuole portare e raccogliere proposte. Tra l’altro, proprio sul tema dei comuni, penso di avere qualche buona idea per raggiungere un accordo».
Ministro, partiamo dal nodo pensioni: è deciso, la Lega non tratterà?
Intanto vorrei chiarire che non abbiamo voluto fare di questo tema un “totem”. La nostra linea è sempre stata motivata e argomentata.
Ci sono già stati, in un intervallo di tempo relativamente breve, quattro interventi di grande portata. All’inizio di questa legislatura le pensioni sono state collegate alla durata media di vita, un meccanismo virtuoso e automatico addirittura più avanzato rispetto a ciò che chiedeva l’Europa. Poi l’intervento giocato sulle finestre delle pensioni di anzianità che ha determinato un differimento di 15 mesi.
Non dimentichiamoci, infine, il provvedimento sulle donne del pubblico impiego, al termine del quale ci eravamo ripromessi di non intervenire più. Tanto meno nel settore privato, che per ovvie ragioni dà meno garanzie riguardo alla tenuta del proprio posto di lavoro.
Non ci sono più margini quindi?
Direi proprio di no. Il punto di compromesso sull’età pensionabile, frutto di una mediazione lunga e laboriosa tra Lega e Pdl, è contenuto nella manovra bis.
Al governo oggi dico: continuare a mettere mano alle pensioni genera un clima di incertezza generalizzato. Non dimentichiamoci, tra l’altro, che stiamo parlando di cifre piuttosto misere.
Secondo alcuni giornali, Berlusconi starebbe preparando il colpo di scena: abolizione di tutte le province e aumento dell’Iva per poter eliminare l’odiato contributo di solidarietà. Da dove partiamo?
Sulle province rimango piuttosto perplesso. Non mi convince il discorso: tagliamole tutte o niente. Forse qualcuno non si rende conto che un ente intermedio tra comune e regione spesso è necessario. Penso ad esempio ai comuni della mia valle. Possono avere come unico riferimento Milano e la Regione Lombardia? Non credo. Senza contare poi l’aspetto identitario. Io, ad esempio, prima di essere lombardo, sono bergamasco.
Quindi, qual è la sua proposta?
Mantenere le province storiche e quelle che hanno motivo d’esistere per dimensione territoriale e demografica, tenendo conto anche delle distanze. Su quelle di nascita recente e immotivata si può trattare.
Discorso simile riguardo ai piccoli comuni. La nostra storia, infatti, ha avuto come fondamenta la municipalità. Davanti alla domanda di razionalizzazione che inizialmente prevedeva l’eliminazione di giunta e consiglio comunale proporrò di reintrodurre il consiglio comunale, a patto che rinunci agli emolumenti.
Le funzioni della giunta verranno invece trasferite all’unione dei comuni. Coinvolgendo maggiormente comuni e regioni penso che una soluzione si possa trovare.
Riguardo al contributo di solidarietà?
Io francamente credo in questa misura e devo dire che sarei stato anche più deciso. Ad ogni modo penso che sia necessario introdurre il coefficiente famigliare.
Non sta in piedi, invece, l’ipotesi dell’iva maggiorata sui beni di lusso al 38%. La normativa comunitaria impedisce infatti di avere più di due aliquote e noi siamo già tra i privilegiati che ne hanno conservate tre.
Passando al federalismo: nella stessa maggioranza c’è chi lo dà per “morto” e chi invece dice che si può anticipare senza problemi. Chi ha ragione?
Penso che la discussione sia viziata da una certa confusione. Un esempio: c’è chi chiede di anticipare i costi standard nella sanità, confondendoli con i prezzi di riferimento. Evidentemente ignora il fatto che non siano la stessa cosa e che l’accordo stretto con le regioni sulla sanità stia già portando all’introduzione dei costi standard, con un risparmio di circa 5 miliardi di euro. Su questa base, tra l’altro, sono stati calcolati i piani di rientro.
Il federalismo perciò prosegue nel suo cammino e non è morto. A chi ha troppa fretta invece ricordo che la pecora va tosata, non ammazzata.
Riguardo alla riduzione del numero dei parlamentari di cui si parla da tempo immemorabile pare che stia arrivando una proposta che potrebbe scavalcare la sua.
Sono tanti quelli che chiacchierano, anche se nella storia recente l’unico che, come si suol dire, ha fatto anticipare il Natale ai tacchini, sono stato io.
Detto questo, sono convinto che occorra far tesoro degli errori del passato. Mi riferisco a riforme parcellari della Costituzioni, senza adeguati pesi e contrappesi. Passi falsi che ha fatto questa maggioranza e che ho fatto anch’io.
Dove vuole arrivare?
Dimezzare il numero dei parlamentari è una decisione che giustamente risponde alle richieste del Paese. Lo spreco più grossolano però è dato dal bicameralismo perfetto. Abbiamo infatti due strutture che fanno le stesse cose, raddoppiando tempi e costi.
Non sprechiamo quest’occasione, mettiamo fine al bicameralismo perfetto, altrimenti ci limiteremo a un’operazione di facciata.
In casa Lega tutti questi temi sembrano aver generato parecchia confusione. Lei, recentemente, ha addirittura “ripreso” quegli amministratori leghisti che non avevano risparmiato critiche e che si erano allineati al centrosinistra e alla fronda pidiellina.
È vero, anche se la polemica è rientrata. So bene che alcuni interventi avevano come causa lo stato di sofferenza degli enti locali. Chi conosce la Lega però dovrebbe sapere che ha sempre lavorato per difendere proprio quei soggetti. Lo slogan a questo punto torna a essere quello dei vecchi tram di Milano: “Non disturbate il manovratore”. Bossi era stato chiaro: prima pensiamo alle pensioni, poi ci concentriamo sul territorio.
Risolte le frizioni interne come si mette con il Pdl? Pochi giorni fa dal Cavaliere è arrivato un intervento a “gamba tesa”.
Conoscendo il premier sono sicuro che non è stata una cosa spontanea. Probabilmente gli è stato chiesto. Non aggiungo altro.
Prima di votare gli emendamenti comunque Bossi e Berlusconi si incontreranno e discuteranno come hanno sempre fatto.
L’unico consiglio che do ai miei alleati è quello di non pensare soltanto al loro elettorato, reale o ipotetico, ma all’interesse di tutti. Tra l’altro, il vuoto di contenuti del Pd, in termini elettorali, sta aprendo nuove praterie…
(Carlo Melato)