“Qui c’è la Lega in stato confusionale. Ci sono le bizze del ministro per l’Economia Giulio Tremonti, c’è un tam-tam sui giornali, sul Sole 24Ore e sul Corriere della Sera in particolare, che, rispetto alla manovra, stanno quasi delirando e parlano del nulla. In più ci sono interventi estemporanei di vari personaggi alla Luca Cordero di Montezemolo, e altri di contorno”. Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze, guarda con stupore al dibattito contorto sulla manovra di Governo, dove ieri tutto è stato rimesso in discussione, sembra, dopo un incontro tra i ministri Maurizio Sacconi e Roberto Calderoli. L’aspetto migliore di un colloquio con il professor Forte è quello di parlare con una persona completamente libera. Assomiglia a quei docenti delle università inglesi che, dopo una certa età, possono tranquillamente mandare a quel paese la Regina, ma non possono neppure essere criticati per antica tradizione.



Che ne pensa di queste convulsioni, professor Forte?

Parlo della confusione della Lega e della confusione generale alimentata dai media. Il problema del capitolo pensioni riguarda un miliardo, cioè lo 0,07% del Pil. Non mi pare un problema insormontabile da gonfiare in questa maniera. Capisco che il problema del computo degli anni di servizio militare può dispiacere alla sinistra, mentre il computo degli anni dell’università, con specializzazione relativa (nel caso di alcuni medici arriva a otto anni) che permette di andare in pensione magari a 60 anni, dispiace a parte dell’elettorato di destra. In questi ultimi casi era un privilegio, che si poteva togliere. Ma il problema complessivo riguarda un miliardo sul totale di una manovra ben più ampia. La mia impressione è che non riescano neppure a fare i conti esatti.



Ma lei l’avrebbe fatta quella norma?

No. Perché mi sono occupato per tutta la vita di politica, e la cosa che ho imparato è che la politica è “l’arte del possibile” e quindi non mi posso mettere a litigare con tutti. Arte del possibile che deve essere poco conosciuta dal ministro Tremonti. Il ministro, mi pare, ha avuto la sua parte con una serie di dichiarazioni anche nel ribasso dei mercati. Ha aumentato la tassa sui titoli e ridotto quella sulla liquidità. Io non l’avrei mai fatto.

Mi scusi se faccio solo una parentesi strettamente politica. Ma in questo clima di confusione, che cosa può accadere?



Io credo che alla fine i leghisti ci ripenseranno e alla fine il governo andrà avanti. E’ significativa la reazione dei mercati, che è senz’altro più razionale e intelligente del ceto politico nostrano. Che cosa hanno capito i mercati? Che la Bce ha fatto delle richieste e quindi alla fine la manovra, in qualche modo, si farà. Per cui si può vedere già da oggi un trend rialzista. Certo la confusione è ai massimi livelli, oltretutto con oltre un migliaio di emendamenti da discutere e le visioni estemporanee di alcuni personaggi.

Condivide il giudizio che ai tempi della Prima Repubblica c’erano 50 o 70 deputati che sapevano leggere i conti dello Stato, stilare un giudizio e proporre rimedi, mentre oggi ce sono forse cinque in grado di fare questo?

Sono d’accordissimo, aggiungendo che i cinque che magari sanno leggere i conti pubblici non capiscono assolutamente nulla di politica. Questo è un problema piuttosto serio, direi.

A suo parere su che cosa dovrebbe puntare una manovra tenendo conto che il vero problema, oggi, non solo per l’Italia ma per tutto il mondo occidentale, è la crescita lenta e bassa?

Intanto bisognerebbe risparmiarsi ogni sparata su tasse e balzelli vari, patrimoniali. Questo crea solo fuga da ogni investimento e depressione generalizzata. La crescita si fa con i soldi. Quindi, crescita significa risparmi, investimenti e poi liberalizzazioni e privatizzazioni. Basta guardare ai servizi pubblici degli enti locali. Alla fine, di fronte a una autentica svolta, anche un aumento dell’Iva di un punto percentuale non dovrebbe creare grandi sconquassi.

C’è ancora qualche cosa che le pesa sullo stomaco?

C’è questo fatto delle società di comodo che il duo Bersani-Visco ha trasformato in invito all’evasione. Avevo inventato il redditometro per chi aveva una barca o una macchina di lusso. In Italia ce ne sono molte. Ci eravamo limitati a dire che chi aveva il possesso di simili beni doveva rispondere anche in termini fiscali. Il tanden Bersani-Visco l’ha praticamente tolto perché quei beni appartengono alle società. Io sono dell’opinione che se uno ha una macchina da centomila euro, dovrà pure giustificare dove trova i soldi per le spese di mantenimento di un simile bene. Che cosa gli costa un nuovo treno di gomme?

(Gianluigi Da Rold)