La proposta è stata salutata da tutti come un evento storico. Il governo ha presentato un disegno di legge costituzionale per l’abolizione delle Province, nel tentativo di far tornare il bilancio in ordine. Risultato: i costi aumenteranno. E di parecchio. «Sarebbe veramente paradossale, sul piano economico; in una fase in cui si tenta di tutto per far quadrare i conti, mi sembra difficile che non si riesca a trovare una maniera per impedire questi paradossi costosi e un po’ beffardi», dice, interpellato da ilSussidiario.net, Gilberto Muraro, Docente di Scienza delle finanze all’Università di Padova, riferendosi alle recenti previsioni secondo cui la spesa pubblica aumenterà di ben 600 milioni l’anno. Il surplus deriverebbe dal fatto che i dipendenti delle amministrazioni provinciali saranno assorbiti dalle Regioni. Ora, dato che «il trattamento economico complessivo dei regionali è superiore del 24 per cento rispetto a quello del personale degli enti locali» – scrive Emanuele Lauria su Repubblica – l’effetto dei contratti collettivi differenti farà sì che l’aumento sia tale. 600 milioni in più solamente di stipendi. Posto che il calcolo sia corretto, non è detto, tuttavia, che questo aumento, nella realtà, si produrrà effettivamente. «Soluzioni se ne possono trovare quante se ne vogliono. Nulla vieta, infatti, di identificare ad esempio un ruolo transitorio per chi proviene dalle Province. Si può creare un segmento particolare di personale che, pur lavorando in Regione, venga equiparato a quello degli enti locali», spiega Muraro. C’è, poi, un altro modo ancora per dirimere la questione: «Si opererà nel turn over evitando, in futuro, di assumere e riducendo gradualmente il costo complessivo del personale» aggiunge, dicendosi convinto che, in ogni caso, non vada fatta alcuna marcia indietro. «Data per assodata l’ipotesi che si verifichi, temporaneamente, un aumento del costo del personale pro-capite, l’abolizione delle province deve essere ugualmente portata a termine, perché rappresenta un’operazione strutturale necessaria». Eppure, secondo gli esperti, il risparmio che ne deriverà non sarà particolarmente elevato.
«Questo si sapeva – precisa -. Ma dobbiamo tenere presente che il costo della politica ha due componenti: il costo esplicito e quello indiretto; abbiamo, cioè, oltre ad un’ enorme quantità di rappresentanti che grava sul bilancio pubblico, un allungamento dei processi decisionali». In termini di efficienza, quindi, ne vale la pena. «La componente non monetaria dei costi indiretti – che come qualunque cosa, comunque, è quantificabile – è reale tanto quanto quella diretta. Se si riduce la macchina burocratica – conclude – e si riesce a semplificare il processo, il vantaggio che ne deriverà sarà evidente e oggettivo».