Il via libera della Camera alla manovra e il no all’arresto dell’ex collaboratore di Giulio Tremonti, Marco Milanese, da parte della giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, costituiscono il bicchiere mezzo pieno di un governo nuovamente scosso dalle preoccupazioni giudiziarie del premier. «Con l’approvazione della manovra economica e finanziaria si è chiusa una falla – dice Stefano Folli a IlSussidiario.net –. Ogni giorno che passava nell’incertezza costituiva infatti un grave rischio per il Paese. Nessuno a questo punto può escludere che non diventino necessari ulteriori interventi perché dipenderà dai mercati. Di certo però è finito lo spazio per il piccolo cabotaggio della polemica quotidiana. Tutto ciò che avverrà su questo delicato terreno toccherà la responsabilità complessiva del sistema politico. Come si è visto, nessuno ha la bacchetta magica nel cassetto».
La vicenda Milanese invece è solo all’inizio?
La partita è ancora aperta e il voto segreto di settimana prossima non permette di fare previsioni. Senza dubbio però sarà un voto politico che andrà al di là del merito delle accuse e che influirà sugli equilibri di governo.
Un voto quindi pro o contro Tremonti?
Direi di sì. L’eventuale arresto di Milanese sarebbe un brutto colpo per il ministro dell’Economia. Chi ha intenzione di inviare messaggi destabilizzanti al governo non si lascerà di certo sfuggire quest’occasione.
La vicenda riguarda molto da vicino la Lega che al momento ha diversi fronti aperti: dalla protesta dei sindaci “ribelli” Tosi e Fontana, al timore di contestazioni al raduno di Venezia…
Sul Carroccio si sta concentrando una lunga serie di contraddizioni. È sempre più difficile infatti dare un futuro all’equilibrio politico che abbiamo conosciuto in questi anni.
Siamo all’impasse. Berlusconi e Bossi sono entrambi alla fine del proprio ciclo politico e continuano a sostenersi a vicenda in questa sorta di equilibrio precario che ha quasi la forma di un enorme castello di carte: se dovesse cedere un tassello si verificherebbe immediatamente il collasso. E per il Senatur sarà sempre più dura. Al momento infatti non esiste un orizzonte strategico convincente per la sua gente e le crescenti linee di frattura interne alla propria classe dirigente sono la naturale conseguenza di questa situazione.
Per il Cavaliere torna invece in primo piano l’emergenza giudiziaria.
Effettivamente l’operazione dei pm di Napoli sembra davvero ben concepita. Il premier parte dalla posizione di parte lesa, ma il pensiero recondito di chi ha portato avanti l’inchiesta è fin troppo chiaro. Il risultato è una situazione senza precedenti da cui è difficile immaginare vie d’uscita. Come farà Berlusconi a sottrarsi a questo appuntamento? E come farà poi ad uscirne? Sono domande aperte che evidenziano ancor di più quanto siano intrecciati i nodi del Paese sotto il profilo politico, economico e giudiziario. Il risultato sotto gli occhi di tutti è la paralisi, aspettando un imprevisto…
Nel campo dell’opposizione, invece, si muove qualcosa?
In un certo senso sì perché sembra proprio che Udc e Pd abbiano ormai imboccato strade diverse. Casini infatti è intenzionato a giocare una partita nell’area moderata. Il leader dell’Udc è uno dei pochi ad aver mantenuto il costume politico e il galateo istituzionale tipici della Prima Repubblica e sa mantenere rapporti di cordialità anche con le forze avversarie. Nella “giungla” odierna tutto questo sembra molto strano, ma sbaglia chi pensa che i centristi siano pronti ad alleanze innaturali. Il loro campo resta quello alternativo alla sinistra, in attesa di una stagione post-berlusconiana.
Bersani, anche se diserterà la festa dell’Idv con Di Pietro e Vendola, sembra perciò destinato a ritrovarsi molto presto il loro unico alleato?
Probabilmente è l’unica carta che può giocare. Se il suo impianto strategico infatti era quello di trascinarsi dietro la sinistra costruendo un asse privilegiato con Casini, il suo piano è tramontato. In questo modo però svanisce il sogno di quella sinistra che puntava a costruire un’alleanza solida capace di andare al di là del bacino di consenso del vecchio Pci. Questo è uno dei nodi irrisolti della sinistra italiana: non riusce ad allargarsi verso il centro. La debolezza della sua proposta alternativa dipende da questo.
(Carlo Melato)