Si andrà a votare entro la prossima primavera? Il premier farà il famoso “passo indietro” o continuerà a resistere? Gli opinionisti non si arrischiano in grandi previsioni. Il quadro è altamente instabile. Ogni giorno, infatti, la maggioranza viene messa alla prova dai problemi giudiziari e dalla crisi economica. Ma qual è il sentore degli italiani in questa fase così delicata?



«Innanzitutto i cittadini non muoiono dalla voglia di andare a votare – dice Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca, a IlSussidiario.net –. Hanno a cuore un’altra cosa: vogliono un governo che governi. Detto questo, la popolarità del presidente del Consiglio è in forte calo». Più precisamente? «È ai livelli minimi di questa legislatura. La sua popolarità è tornata al 25% come a quattro mesi dalle ultime elezioni. La sua è stata una parabola, che ora tocca il punto più basso, ma che in questi anni ha raggiunto e oltrepassato il 50%». Una flessione maggiormente dovuta agli scandali o agli effetti della crisi economica? «Gli italiani sono insoddisfatti perché il Paese è fermo e non crea reddito. Le famiglie si accorgono di essere più povere di quello che pensavano. Questo conta più di tutto il resto. Ma se il Pil dovesse tornare a crescere sarebbe una bella iniezione di fiducia per tutti».



Secondo alcuni commentatori, anche alla luce dei voti su Milanese e sul ministro Romano di oggi, il destino politico di Bossi e di Berlusconi è ormai legato a doppio filo. Anche la popolarità del leader della Lega ha subito una flessione? «In realtà la popolarità del Senatur è sempre stata bassa. Al segretario del Carroccio non è mai importato nulla di queste cose e bisogna dire che i risultati fino ad ora gli hanno dato ragione. Ad ogni modo, raramente è stato sopra il 20% e oggi è decisamente sotto». Il suo ritorno ai toni della “lega di lotta” può avere degli effetti positivi in questo senso? 



«Direi di no. Quando infatti rispolvera il tema della secessione, come a Venezia, perde voti. Basti pensare che il 75% degli italiani, ma soprattutto l’80% dei cittadini del Nord, è molto sensibile al tema dell’Unità d’Italia e ha una pessima opinione riguardo alle ipotesi secessioniste». E la popolarità di Maroni, secondo molti il probabile erede di Bossi, nonostante l’avverione del “cerchio magico”? «Ottima. Grazie al suo lavoro come ministro degli Interni ha saputo aggregare grande consenso intorno al suo nome. È sicuramente il leghista con lo share più alto. Per intenderci, il doppio rispetto al suo capo».

Nel frattempo a sinistra sembrano abbastanza sicuri: il Pd è il primo partito e il “trio” battezzato a Vasto (Pd-Sel-Idv) vince anche senza il Terzo Polo. «Hanno ragione. Se si votasse domani sarebbe il risultato più probabile». Le percentuali? «Se il centrosinistra si presentasse con quello schema potrebbe raggiungere il 45,5%: Pd (29,5%), Sel (7%), Idv (6%) e altri alleati (3%). Il Terzo Polo dovrebbe invece pesare 10 punti (Udc al 6%, gli altri al 4%, di cui Fini al 2,5%). Il centrodestra invece non dovrebbe oltrepassare il 39,5%: Pdl (27,5%), Lega Nord (9,5%), altri alleati (2,5%). Fuori dai giochi il Movimento a 5 stelle (3%) e gli altri outsider (2%). Questa è la distribuzione probabile ad oggi. La media, per la precisione, dei valori registrati nelle ultime tre settimane».

Senza considerare la variabile della legge elettorale e del referendum, in caso di elezioni anticipate il Terzo Polo potrebbe essere quindi l’unica speranza del centrodestra? «Direi di sì. Il Polo di centro può scegliere: se rimane da solo rischia di scomparire. Se si allea invece vince sicuramente: marginalmente con la destra, in maniera significativa con la sinistra».

Se il quadro è questo sembra proprio che a Berlusconi non convenga candidarsi al prossimo turno, non è così? «Il passato ci ha insegnato molte cose. Prima delle ultime elezioni, ad esempio, il Cavaliere era in una posizione non dissimile da questa. I sondaggi davano il centrosinistra vincente per un paio di punti, ma alla fine stravinse il centrodestra. Questo significa che il premier è un grande “affabulatore” e che il “miglior Berlusconi”, anche oggi, è in grado di vincere. La domanda che lascio agli esperti è proprio questa: nei prossimi mesi il miglior Berlusconi lo vedremo ancora?».

(Carlo Melato)