Da qui alla fine dell’anno si svolgeranno a Milano ben cinque processi a carico di Silvio Berlusconi.
Il processo cosiddetto Mills, dal nome dell’avvocato inglese che, secondo l’accusa, avrebbe intascato 600 mila dollari provenienti da Berlusconi per modificare le sue precedenti testimonianze in due vecchi processi, All Iberian e Guardia di Finanza, avrà il suo culmine venerdì 28 ottobre con la deposizione dell’imputato, Berlusconi appunto, accusato di corruzione in atti giudiziari.
A seguire, a breve, la requisitoria del Pm Fabio De Pasquale e quindi le arringhe dei difensori. Sentenza prevista, dunque, entro fine dicembre, tre mesi prima che la vicenda cada in prescrizione. Un processo dato per morto, rivitalizzatosi nell’ultima udienza dopo che il Tribunale, presieduto da Francesca Vitale, ha tagliato ben dieci testi presentati dalla difesa.
Immediate e inevitabili le polemiche successive a questa decisione, con Ghedini, difensore di Berlusconi, che ha detto: “Vogliono arrivare a sentenza senza ascoltare i nostri testimoni”. E da parte delle Camere Penali si è sollevata una questione che va oltre la vicenda processuale di Berlusconi, visto che ogni giorno nei Tribunali italiani le difese sono di fatto succube dello strapotere dell’accusa. Un problema che da anni viene sollevato dai giuristi ma che, come tanti altri, mai è stato seriamente affrontato dalla politica, anche in questo caso in grave ritardo rispetto alle esigenze di tutti i cittadini.
Anche per il processo cosiddetto Mediaset, per alcune presunte irregolarità da parte dell’azienda di Berlusconi nell’acquisto di diritti cinematografici e televisivi, c’è stato da parte del Presidente del Tribunale, D’Avossa, lo sfoltimento di undici testimoni presentati dai difensori del premier. Nuove polemiche, ovviamente, tenendo poi conto che per questa vicenda la prescrizione è lontana, nel giugno del 2014.
C’è poi l’udienza preliminare davanti al Gup per la questione Mediatrade, che dovrebbe a breve avere una sentenza del giudice con un possibile rinvio a giudizio per un nuovo processo.
Il 3 ottobre riprenderà a Milano il processo Ruby, forse quello dal punto di vista mediatico, anche a livello internazionale, più seguito. Con un suo corollario lo stesso giorno, con l’udienza preliminare davanti al Gup che dovrà decidere se rinviare a giudizio per favoreggiamento della prostituzione il gruppo composto da Fede, Minetti e Lele Mora.
Intanto si attende l’udienza preliminare davanti ad un altro Gup che dovrà decidere se rinviare a giudizio per violazione del segreto istruttorio lo stesso Berlusconi e il direttore, all’epoca dei fatti, del quotidiano Il Giornale, Maurizio Belpietro, in relazione alla pubblicazione nel 2006 della famosa telefonata tra il segretario del Pd Fassino e l’amministratore delegato di Unipol Consorte ( “Allora abbiamo una banca?”), durante la scalata del colosso assicurativo delle coop rosse alla Bnl. Vicenda che, per certi versi, si intreccia con l’inchiesta monzese delle presunte tangenti a Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano ed ex capo della segreteria di Bersani. I 14 milioni di plusvalenza per l’affare Serravalle, sospettano i pm monzesi, potrebbero essere serviti a Consorte proprio per la tentata scalata alla Bnl.
C’è poi la più recente vicenda cosiddetta Tarantini, sulle escort, o presunte tali, fatte arrivare a Palazzo Grazioli e in altri luoghi e sui presunti tentativi, secondo l’accusa, da parte di Berlusconi, di pagare lo stesso Tarantini e sua moglie, onde ottenerne il silenzio.
Ben quattro Procure si stanno contendendo questa inchiesta, con un vero guazzabuglio giuridico, scontri tra capi, sostituti procuratori, centomila intercettazioni ed un mare di polemiche. L’obiettivo di Roma, Napoli, Bari o Lecce è sempre lo stesso: aggiungere all’elenco un nuovo processo contro il Presidente del Consiglio.
Sullo sfondo, per ora, ma solo per ora, silenti le Procure siciliane e quella di Firenze sulle inchieste che riguardano gli attentati di Cosa Nostra nel 1993.