Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro si è detto convinto che domani saranno portate in Cassazione un milione, se non di più, di firme relative al referendum abrogativo della legge elettorale vigente. Il comitato elettorale, nel illustrare un primo conteggio ottimista, fa sapere che, al momento, sono già 199 gli scatoloni contenenti 500mila firme già verificate. Alle 12 di domani i fautori delle ragioni referendarie consegneranno al tribunale supremo tutto il materiale per l’abrogazione del cosiddetto Porcellum, la legge firmata da Calderoli e definita tale dal politologo Giovanni Sartori. Di Pietro si è detto soddisfatto per il risultato ottenuto e per il fatto, in particolare, che all’obiettivo abbiano partecipato cittadini di destra e di sinistra e vi sia stato un impegno della società civile. Secondo l’ex pm di Mani pulite la partecipazione è stata tale da consentire un raddoppio del mezzo milione di firme necessarie. Il capo dell’Idv ha detto che, in queste ore, si sta facendo la fila per consegnare altri pacchi di firme. Il presidente del comitato promotore, Andrea Morrone, ha spiegato che ai 199 scatoloni raccolti dall’organismo che presiede, andranno sommati anche quelli dei partiti. «Ma abbiamo ancora moltissimi moduli da verificare. Questa settimana abbiamo ricevuto circa 100-150mila firme al giorno, da tutta Italia: l’ultima consegna che possiamo ricevere in tempo utile è prevista per domattina alle 8». Un altro mezzo milione, a quanto riferiscono fonti del partito, dovrebbe giungere dalla stessa Italia dei Valori. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi – cui l’idea del referendum non piace per nulla – dal canto suo, dopo la fiducia incassata in merito alle dimissioni del ministro Saverio Romano, si è detto convinto del fatto che la maggioranza goda dei numeri necessari per andare avanti speditamente. E che, quindi, metterà mano anche alla legge elettorale. Il che, di sicuro, darebbe fiato alla legislatura e ne protrarrebbe la fine in avanti nel tempo. E’ prassi istituzionale, infatti, che quanto si cambia la legge elettorale il governo in carica di dimetta.
Se a cambiarla fosse il governo stesso, potrebbe farlo stabilendone modi e, soprattutto, tempi. Il premier avrebbe chiesto ai gruppi parlamentari di maggioranza di accelerare sulle riforme. Specialmente su quelle costituzionali.