Italia? No, Sing Sing. L’opposizione è fatta da criminali, tuona il premier Berlusconi. La stampa è popolata da criminali, denuncia il ministro Calderoli. Magari si potrebbero espellere l’una e l’altra, come si vorrebbe fare (senza riuscirci) con i clandestini. E il provvedimento si potrebbe allargare a tutti quelli che stanno criticando la manovra continua del governo, ogni giorno una novità e una retromarcia: Confindustria, i sindacati, i presidenti di Regione, i sindaci inclusi quelli del Pdl e della Lega, gli economisti di ogni orientamento… Peccato che non sia possibile espellere (se non altro perché sono già fuori d’Italia) quelli che lo stesso Calderoli bolla come “quei burocrati di Bruxelles che hanno proprio stufato”. Eh già, continuano a scocciarci con questa storia del debito che abbiamo accumulato, e credono di poter dire quello che vogliono solo perché stanno comprando i nostri titoli di Stato per darci una mano.
O forse Calderoli ha frainteso sul ruolo del ministero che gli hanno affidato: quello della semplificazione. Così semplifica più che può: “Potremo pure prenderci qualche giorno per pensare alla crescita…”, si sfoga. Dimenticando che questo Paese non cresce ormai da anni: compresi tutti quelli (nove) in cui la sua Lega è stata al governo. Il fatto è che il tira e molla continuo sulla manovra sta alienando al Carroccio ulteriori consensi, dopo quelli già persi per il prezzo eccessivo pagato al vassallaggio a Berlusconi. Malumori che si sfogano a livello di blog. “Il verde è uno dei più bei colori che esistano, ma voi burocrati della Lega lo state scolorendo e svilendo; sveglia, signori, e non fatevi più prendere per i fondelli”, scrive Giulio sul sito padania.org. “La Lega da nuovo movimento per il popolo si è appiattita sulle voglie del sultano, e la maggioranza dei deputati e senatori leghisti si sono sistemati a vita”, rincara Gabriele. “Lega ladrona, Roma non perdona”, ironizza Klà. Ma il malessere non circola solo a livello spicciolo di popolo; è ribadito dai presidenti di Provincia leghisti che non digeriscono l’annunciata abolizione dei loro enti, e soprattutto dalle decine di sindaci del Carroccio che non sanno da che parte girarsi nei prossimi tre anni, quando diventeranno operativi quei tagli che sono stati mitigati solo in minima parte.
Il fatto è che i passaggi sulla manovra hanno messo solo parzialmente il silenziatore al malessere interno alla Lega, portato comunque in primo piano da gesti eclatanti come quello del sindaco di Verona Tosi, in prima fila a Milano nella protesta dei sindaci contro i tagli. Bossi ha cercato di porre ai ripari dando ordine, in uno degli ultimi consigli federali, che ogni amministratore la piantasse con le esternazioni anti-manovra, e si occupasse solo dei fatti di casa propria. Ma lo stesso Tosi ha avuto buon gioco a ricordargli che la manovra è un fatto anche di casa sua. E comunque restano sullo sfondo i nodi precedenti alle questioni economiche. A partire dall’assetto interno del Carroccio, messo fortemente in discussione da Maroni con l’attacco al capogruppo alla Camera Reguzzoni, testa di ponte di quel cerchio magico che sembra tenere in ostaggio Bossi. Al quale si imputano troppi tentennamenti e incertezze. E che è atteso al varco dal modo con cui si concluderà la manovra. Pensioni e Iva non si toccano, ha tuonato il Capo. Cosa accadrà se invece alla fine bisognerà metter loro mano? O se, per lasciarle intatte, bisognerà colpire i cittadini con altri provvedimenti indigeribili? E cosa accadrà quando gli stessi cittadini cominceranno a dover pagare le tasse che i Comuni saranno costretti ad applicare per far fronte i tagli, o comunque a pagare di più i servizi locali, o a riceverne di meno e peggiori?
Che sia l’anno prossimo o nel 2013, le urne presenteranno il conto. E la Lega rischia di dover pagare un ticket decisamente indigesto.