I partiti attendono con una certa apprensione due verdetti che potrebbero incidere notevolmente sul quadro politico. Da un lato quello della Corte Costituzionale, che si riunisce oggi per decidere riguardo all’ammissibilità dei due quesiti referendari che puntano ad abrogare il Porcellum. Dall’altro quello della Camera, che giovedì dovrà esprimersi sull’autorizzazione all’arresto di Nicola Cosentino (Pdl), avanzata dai giudici di Napoli. Fabrizio Cicchitto, dopo il primo via libera dato ieri in questo senso dalla Giunta per le autorizzazioni, ha lasciato intendere che, se in Aula non ci saranno correzioni di rotta, le conseguenze sui rapporti interni alla maggioranza che sostiene il governo Monti non potranno che essere negative. Ma forse, entrambe le decisioni, potrebbero incidere maggiormente sulle vecchie alleanze a cui eravamo abituati prima dell’arrivo del Professore.
«Ciò che ha sancito l’innegabile allontanamento tra Lega e Pdl e tra Pd e Idv – dice Enrico Letta a IlSussidiario.net –, non è stato né il referendum, né il Caso Cosentino. È stato molto più rilevante l’aver scelto di sostenere o di schierarsi all’opposizione dell’attuale governo. Io sono infatti convinto che l’anno che si è appena aperto darà alla politica una grande occasione di riscatto, ma questa dovrà inevitabilmente passare dal pieno successo dell’operazione di salvataggio del Paese portata avanti dal governo Monti».
    
Al di là delle naturali tensioni, le tre principali forze che sostengono il governo Monti sono perciò destinati a collaborare in maniera sempre più proficua?



Credo che sia necessaria da un lato una riconciliazione tra tecnica e politica e dall’altro un’intesa più esplicita tra i partiti dell’attuale maggioranza. Un’alleanza che, dopo questi primi mesi di “collaudo”, trovi con il governo nuove forme e nuovi modi di esprimersi.
La prima sfida in questo senso riguarda l’Europa. Serve un patto tra le forze responsabili, sancito e formalizzato da un voto del Parlamento, in modo tale che l’Italia possa presentarsi nelle sedi internazionali con il suo progetto di Europa.



Tornando alla decisione che prenderà la Corte costituzionale non le chiedo qual è la sua previsione, ma qual è la sua speranza.

Parto da un dato. La politica, purtroppo, è diventata lo zimbello del Paese. E per rendere possibile il riscatto di cui parlavo prima è necessario che la legge elettorale venga cambiata.
Una riforma di questo tipo però andrà portata avanti a prescindere dalla decisione della Consulta. Per questo dico, attendiamo il verdetto della Corte, ma impegniamoci a cambiarla insieme, fin da subito.

Ma Pd, Pdl e Terzo Polo su che modello si potrebbero incontrare?

È presto per dirlo, ma una delle cause del crollo di credibilità che ha subito il Parlamento è il fatto che i cittadini non riconoscono nei parlamentari dei soggetti che hanno eletto. E questo ha creato gravi danni all’Italia.
I partiti della maggioranza dovrebbero costituire un Forum molto rapidamente per individuare una legge elettorale che ridia all’elettore la forza e la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e che, allo stesso tempo, garantisca l’efficienza del sistema.
Il bipolarismo è stata una conquista positiva, ma quello fondato sulle estreme, che abbiamo conosciuto in questi anni, non ha funzionato. Da queste necessità dobbiamo ripartire.



Al di là dei richiami alla responsabilità, non pensa però che il suo partito andrà in sofferenza sostenendo l’attuale esecutivo, a cominciare proprio dal tema del lavoro?

Assolutamente no, il governo affronterà questo tema con l’obiettivo di cercare nuove strade per creare lavoro. Sono ottimista. Ci saranno dei passi avanti positivi, non delle battaglie di retroguardia.

Le proposte di Pietro Ichino sulla flexicurity però verranno accantonate?

Noi siamo un partito che guarda strutturalmente alla concertazione come metodo e merito delle questioni e stiamo seguendo con grande attenzione la discussione in corso tra governo e parti sociali.
Domani affronteremo internamente il tema, trovando le giuste sintesi al di fuori di ogni personalizzazione. Penso comunque che in un quadro politico in rapida evoluzione il Pd stia svolgendo il suo ruolo ancorandosi profondamente ai principi della responsabilità e dell’attenzione al disagio sociale che c’è nel Paese.

Da ultimo, terminata la stagione di Monti cosa non potrà essere uguale a prima nella politica italiana?

Il dopo Monti trascinerà via con sé la politica incompetente, la politica urlata che ha coperto per anni la propria mancanza di ragioni con l’insulto e, soprattutto, quella delle alleanze in stile armata Brancaleone…

(Carlo Melato)