«Credo che la cosa più preoccupante di questa bocciatura siano le conseguenze: non è infatti tanto semplice immaginare una riforma parlamentare senza un vincolo esterno come sarebbe stato quello del referendum». A parlare è il senatore Pd Stefano Ceccanti, che in questa intervista a IlSussidiario.net commenta la bocciatura da parte della Consulta con un doppio “no” su entrambi i quesiti presentati dal comitato promotore del referendum sulla legge elettorale. «Al di là degli intenti dichiarati da tutti, – commenta Ceccanti – trovare un punto di equilibrio diverso in Parlamento senza una messa in moto della legge è un problema».
Cosa dobbiamo aspettarci adesso?
Direi alcuni mesi di silenzio in materia, perché la situazione attuale e le divergenze di proposte e di prospettive tra le forze politiche non consentono in questo momento di poter approvare una legge. Il dibattito politico, almeno nel primo semestre, sarà quindi concentrato su liberalizzazioni e altre iniziative del governo, ma non sulla legge elettorale, anche perché la giornata di ieri ha evidenziato una particolare caratteristica: il centrodestra è ancora convinto che, nonostante la diversa collocazione di Pdl e Lega rispetto al governo, sia possibile mettersi d’accordo e riformare la coalizione. Il problema è che se si riforma la coalizione precedente, ecco che la legge elettorale attuale viene quasi naturale, e questo almeno per il momento blocca la riforma.
Non crede quindi che i partiti riusciranno a mettersi d’accordo su una nuova legge elettorale?
Per adesso non prevedo nessun accordo per una nuova legge, successivamente la situazione politica può anche cambiare.
Il comitato referendario fa sapere di rispettare la sentenza, ma avverte che la battaglia per il maggioritario va avanti. Secondo lei in che modo?
Secondo me dobbiamo aspettare ancora per cercare di capire come il contesto politico può cambiare la situazione. Non è facile individuare esattamente in questo momento una prosecuzione dell’impegno referendario sui due pilastri, cioè avere la scelta dei rappresentanti, che sarebbe stata garantita dal collegio uninominale, senza perdere quella di una legittimazione diretta dei governi.
Lo strumento veramente efficace, cioè il referendum, si è perso, e almeno per ora non ci sono strumenti immediati alternativi.
Anche Bersani si dice pronto a prendere in mano la riforma con la proposta di legge del Pd. Cosa può dirci al riguardo?
Quella del Partito Democratico è un’ottima proposta di legge che prevede il 70% dei seggi assegnato con collegi uninominali maggioritari a doppio turno. Questo è il perno della proposta, che consentirebbe appunto di recuperare la scelta dei rappresentanti, mantenendo un assetto bipolare.
Se la sentirebbe comunque di fare una previsione su come cambierà lo scenario politico nei prossimi mesi?
Guardi, fortunatamente il governo non ha e non avrebbe avuto problemi neanche con una sentenza diversa della Corte costituzionale, quindi la cosa fondamentale è che vada avanti e che prosegua il suo lavoro, che è stato quello delle riforme.
Credo inoltre che le forze politiche più responsabili dovrebbero continuare ad appoggiarlo senza riserve, poi vedremo in che modo sarà possibile procedere.
(Claudio Perlini)