Il presidente del Consiglio Mario Monti oggi è volato in visita a Tripoli dove, accompagnato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e da quello degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, ha firmato la “Dichiarazione di Tripoli”. Si tratta di un documento siglato nell’ambito del tentativo di rafforzare il legame di amicizia e collaborazione tra i due Paesi nell’era post gheddafiana. Il testo è stato sottoscritto anche dal premier del Consiglio nazionale di Transizione,al-Keib, e garantisce il sostegno politico dell’Italia al processo di pacificazione nazionale. In particolare, ambizione l’accordo intende proseguire sulla «strada degli accordi firmati – si legge nel testo -, guardando al futuro con l’aiuto e il contributo nelle varie attività, attraverso commissioni tecniche ad hoc nei vari settori nei due rispettivi Paesi». Contestualmente, è stata sottoscritta una dichiarazione d’intendi tra i rispettivi titolari della Difesa.



Lo scopo è di agevolare la stabilizzazione democratica e la ricostruzione del Paese. Le Forze armate italiane, in questo, forniranno sostegno per garantire, nel corso della fase di transizione, sostegno al nuovo governo. Oggi è stata, inoltre, aperta una nuova sede diplomatica, mentre è stata annunciata la collaborazione operativa mediante il supporto di alcuni nostri ministri, come il titolare dello Sviluppo, Corrado Passera e quello dell’Interno, Annamaria Cancellieri, che a breve si recheranno anch’essi in visita a Tripoli. Il premier libico, dal canto suo, ha fatto sapere che «l’Italia per lunghi anni è stata un partner importantissimo per il nostro Paese e le nostre relazioni sono andate oltre l’economia. Questo rapporto sarà sicuramente forte». Rispetto al trattato di amicizia siglato, ai tempi, dall’allora premier italiano Silvio Berlusconi con Gheddafi, il governo libico ha fatto sapere che sarà preservata la parte relativa al risarcimento che il nostro Paese si è impegnato a versare per il periodo coloniale. Si conferma l’accettazione delle scuse da parte nostra. C’era anche l’amministratore dell’Eni, Paolo Scaroni, che ha fatto sapere che la produzione ha ormai raggiunto i livelli precedenti alla rivoluzione che portò alla caduta del regime del Colonnello.



Scaroni ha precisato, inoltre, che l’obiettivo è quello di arrivare ad una produzione giornaliera di petrolio pari a 300mila barili. «Abbiamo – ha aggiunto – una prospettiva di ulteriore crescita in Libia»

 

Leggi anche

Valditara: "Tutte le cattedre saranno coperte il primo giorno di scuola"/ "In autunno nuovi concorsi"