Un’ondata di tumulti impazziti sta attraversando mezza Italia. Il malessere, dopo essersi concentrato in un apice di ingovernabilità in Sicilia, messa in ginocchio dalle proteste dei Tir, si è esteso alle altre Regioni. Oggi un camionista, ad Asti, ha perso la vita, investito in una tragica fatalità, da una collega nel corso delle manifestazioni. Si contestano – paralizzando autostrade, produzione commerciale e distribuzione – gli aumenti del gasolio e dei pedaggi autostradali. Scioperano anche i tassisti, contro le liberalizzazioni, e molte altre categorie. Nel frattempo, la politica è assente. A cosa stiamo andando incontro? Lo abbiamo chiesto a Massimo Cacciari.



L’assenza dei partiti favorisce lo spontaneismo delle proteste?

È evidente. I partiti politici svolgono una funzione, oltre che di indirizzo, di contenimento e organizzazione della protesta. Nel corso della Prima Repubblica si era reso manifesto come le forze di opposizione, in particolare, avessero saputo assumere tali compiti. Ebbene: la crisi dei partiti politici ha determinato vent’anni di assenza di governo. Il che, a sua volta, ha determinato l’insorgere della protesta secondo forme anarchiche e dilaganti.



Il riferimento, in realtà, era esclusivamente agli ultimi mesi…

Questa fase è solamente l’effetto di 20 anni di non governo. Per comprendere ogni situazione, occorre capirne le cause.

Ce le spieghi.

Le forze politiche, massacrate da Tangentopoli e dalla crisi dei primi anni Novanta, non sono state in grado di dar vita a una fase ri-costituente, né di rivedere le proprie identità e le proprie strategie. Berlusconi, la Lega, e tutti i pasticci possibili immaginabili nel centrosinistra sono l’effetto di questa inadeguatezza.

Si rischia di perdere il controllo del Paese?

No, credo che Monti terrà dritta la barra. Anche grazie all’appoggio incondizionato (giustamente) di Napolitano. I partiti, dal canto loro, non credo che intendano suicidarsi definitivamente facendolo cadere. Il premier, quindi, dovrebbe riuscire a portare avanti una strategia che, rispetto al passato, è innovativa. Per cui credo che si arriverà al 2013 in condizioni tali da potere dar vita a una coalizione di governo.



Poniamo che le proteste continuino, e che Monti sia obbligato a disporre una massiccia azione di polizia.

Laddove si arrivasse a soluzioni del genere, vorrà dire che saremo nel pieno dell’ingovernabilità.

Crede che ci arriveremo?

Mi auguro di no. Anche perché non si tratta di manifestazioni politiche, caratterizzate dall’intento di far cadere un governo o sospendere la democrazia.

Di cosa si tratta, invece?

È un pulviscolo di interessi diversi gli uni dagli altri. Non credo, quindi, che si giungerà a una fase di reale crisi istituzionale.

Cosa ne pensa delle ragioni di fondo delle proteste?

Sono espressioni di un disagio diffuso, per 20 anni di tempo buttato in cui si sarebbe potuto fare le riforme e per l’incertezza assoluta che regna sul proprio futuro.

Crede che ci siano infiltrazioni criminali?

In certe regioni del sud, può darsi. In quelle del nord, lo escluderei assolutamente. 

Come può rispondere la politica in questa fase di sospensione?

Ha risposto Napolitano con Monti, dal momento che la politica, da 20 anni a questa parte, non è stata in grado di farlo.

Quindi, crede che Monti potrà governare la situazione?

Se lo lasciano lavorare, anche al 50%, sì. Ha assunto iniziative serie per uscire dall’emergenza. Ci sono, quindi, fondate speranze di iniziare a intravedere la luce.
Certo, dovrà aprire tutti i tavoli di trattativa possibili  e immaginabili. Ma credo che, alla fine, le proteste, rientreranno.