Berlusconi è una mezza cartuccia, parola di Umberto Bossi. Ma il suo ultimatum («O cade il governo Monti o cade la Lombardia») non sembra impensierire il Cavaliere. «Visto il momento che stiamo attraversando – ha dichiarato infatti l’ex premier –, non credo che le persone responsabili possano tirarsi indietro».
«Il leader della Lega Nord continua a premere – spiega Stefano Folli a IlSussidiario.net –, ma non sono sicuro che sia davvero in grado di mettere in atto la sua minaccia. Non mi convince. Piuttosto mi sembra evidente che la Lega in questa fase sia molto confusa e priva di una bussola. Il Senatùr, infatti, ha perso la sua tradizionale lucidità e procede a tentoni. Con un “lancio di dadi” sembra voler recuperare una centralità politica che in realtà ha perso. E nemmeno Berlusconi lo prende più sul serio».
Se provasse questo “azzardo” il quadro politico verrebbe decisamente scosso.
D’accordo, ma cosa otterrebbe? Queste sono operazioni politiche che devono essere preparate con cura, sapendo esattamente dove si vuole andare. Altrimenti non si ottiene altro che una destabilizzazione generale.
Non solo, è davvero credibile che Bossi possa trascinare dietro di sé un Pdl unito? Il Popolo della Libertà in realtà si spaccherebbe. Non sarebbero in molti quelli disposti a seguire Bossi, che in quel caso uscirebbe come l’uomo forte che ha costretto Berlusconi a staccare la spina.
Una provocazione che serve solo a tentare di ridimensionare Maroni?
Anche sull’ex ministro dell’Interno andrei piuttosto cauto. Per ora il suo atteggiamento è stato piuttosto contraddittorio. Della serie “vorrei ma non posso”…
Passando a Silvio Berlusconi, secondo lei cos’ha in mente?
A mio avviso vuole mantenere lo status quo per un periodo di tempo indefinito. Questo però avrà delle conseguenze. Teniamo presente infatti che, al di là di quale sia il giudizio di ciascuno sull’attuale governo, se Monti arriva a maggio, per abbrivio naturale, conclude la legislatura.
È difficile immaginare infatti che si vada al voto in autunno. Sarebbe inusuale e non avrebbe senso a pochi mesi dalla scadenza. Al massimo la sua fine potrebbe essere anticipata di un mese per evitare la sovrapposizione con l’elezione del Capo dello Stato.
Sembra però che Pd e Udc temano che il Pdl non riuscirà a reggere a lungo le proprie tensioni interne.
La verità è che il Pdl sostiene Monti perché non può farne a meno. Non ha strade alternative né altre partite da giocare.
La preoccupazione degli “alleati” in realtà è strumentale. A Bersani, ad esempio, farebbe comodo che il governo Monti cadesse per colpa di Berlusconi. Questo gli risolverebbe parecchi problemi… Al di là di quello che lascia intendere, infatti, soffre molto anche il Partito Democratico.
Chi ne risente di meno è certamente Casini. D’altronde ha meno voti ed è meno toccato dall’austerità e dalle questioni inerenti al mercato del lavoro. Per questo ha più convenienza a passare come la “guardia pretoriana” di Monti. Tutto questo potrà anche sembrare un equilibrio precario, ma può benissimo durare fino alla fine.
Se analizziamo invece le sfide che si trova davanti il governo Monti. Quali saranno le più delicate?
L’attuale governo ha l’esigenza di ottenere risultati importanti su tutti i fronti.
Sulle liberalizzazioni si è capito cosa può fare. Non sarà una rivoluzione, ma non è poi così poco.
Sul mercato del lavoro, invece, ci sono ancora parecchie incognite. Penso però che sia questo il campo in cui è necessario ottenere risultati decisivi.
Bisogna assolutamente scuotere l’albero per guadagnarne in competitività e modernizzazione.
(Carlo Melato)