Mentre il “governo dei tecnici” di Mario Monti va avanti con i suoi interventi, i partiti sembrano ancora frastornati e sempre più marginali. Si potrebbe dire che giornalisticamente non “fanno nemmeno più notizia”. La situazione complessiva del Paese non offre possibilità di mediazione tra chi protesta e il governo. Il discorso è generalizzato, ma il punto sul centrodestra, soprattutto a Milano, nel Nord, appare molto attuale. Che cosa resta al momento del vecchio “asse del Nord”, tra il Pdl e la Lega Nord, l’accordo di ferro che collegava Bossi e Berlusconi? IlSussidiario.net ne parla con Paolo Del Debbio, docente universitario, editorialista, nonché uno dei protagonisti della nascita del centrodestra italiano.



Oggi, come osservatore sempre attento, che cosa pensa della situazione di questo centrodestra?

Detto con tutta franchezza, penso che si debba puntare sugli elettori di centrodestra, sui cittadini che lo hanno votato piuttosto che sui loro rappresentanti,. Sono delusi è inutile negarlo. La cosa più naturale è che si formi un nuovo soggetto di centrodestra. Non so esattamente da dove possa nascere, ma credo che riuscirebbe a prendere molti consensi, sostituendosi o erodendo fortemente quello attuale. Oggi i partiti di centrodestra sembrano frastornati, slegati dalla realtà che vivono i loro elettori.



Questa dinamica, a suo parere, si vede anche nei rapporti tra Lega Nord e Pdl, che sembrano logorati?

Certamente. Francamente, la Lega Nord è un partito che non riesco più a comprendere e devo dire che mi interessa comprenderlo meno che in passato. Con l’opposizione che sta facendo sembra che non sia mai stata al Governo, dimenticandosi anche alcuni provvedimenti che aveva approvato.
Tuttavia, devo riconoscere una cosa: sono stati smentiti quelli che pensavano che una volta tramontata la leadership di Umberto Bossi, la Lega si sarebbe quasi sciolta. Questo a mio parere non è vero. I leghisti hanno dimostrato che riescono a sopravvivere politicamente alla leadership del Senatùr. Mi pare che abbiano pure recuperato dei consensi negli ultimi sondaggi, sembrano ritornati nelle intenzioni di voto sopra il 10 per cento.



Bossi, in questo periodo, sembra far capire che l’alleanza con il Pdl non è più un caposaldo della sua politica. Lo fa in diversa maniera, magari attaccando l’assetto politico che c’è in Lombardia. Ma siamo sicuri che il rapporto tra Bossi e Berlusconi si sia veramente logorato?

Penso di sì, e molto. Lo si vede da una serie di atteggiamenti e di dichiarazioni. Anche questo spiega la sofferenza che esiste all’interno dei due partiti, sia nella Lega Nord che nel Pdl.
Se la Lega riesce a restare un soggetto politico nonostante il logoramento della leadership di Bossi, magari individuando già in Roberto Maroni il suo successore, più complicata mi sembra la situazione del Pdl. Lì ci vuole più coraggio, occorre ripensare una forza politica, rinnovare profondamente. Oggi, è inutile nasconderlo, chi guarda al centrodestra nel suo complesso, al vecchio “asse del Nord” si trova di fronte a un raggruppamento politico che comunica sostanzialmente grande disorientamento.

Lei non ha l’impressione che se il cosiddetto “governo dei tecnici” di Mario Monti termina questa legislatura, va avanti nella sua azione di governo, possa cambiare tutto nella politica italiana, trasformando completamente tutti i partiti sia a destra che a sinistra?

È difficile dirlo adesso. È difficile interpretare il futuro in una situazione come quella che stiamo vivendo, tra disorientamento, incertezza e rapporti che continuano a logorarsi.

(Gianluigi Da Rold)