Pondera bene i suoi giudizi Massimo Franco, bravo editorialista del Corriere della Sera. Comprende perfettamente che ormai la situazione politica ed economica si gioca principalmente in Europa, ma forse ancora di più sui mercati internazionali. Quindi non resta impressionato dalla visita improvvisa del presidente del Consiglio, Mario Monti, ieri a Bruxelles, prima dell’incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy e poi, con tutta probabilità, con il cancelliere tedesco Angela Merkel. L’agenda del premier è ricca di incontri europei.
Spiega Massimo Franco: «Questo governo è proiettato sull’Europa perché è lì che sta il problema. Quindi esiste la necessità, anche di fronte a giornate sui mercati come quella di oggi, di coordinare una strategia a livello europeo, sapendo bene che tutti questi paesi sono in difficoltà. Lo siamo noi, lo è la Francia e in un certo senso lo è anche la Germania, che è il massimo azionista dell’Europa, cioè di un’azienda che in questo momento è in crisi».
Secondo lei, Franco, su quali punti insisterà Mario Monti nei colloqui con il presidente francese Sarkozy?
La mia impressione è che Monti parlerà con Sarkozy per riproporre di allargare il gioco alla Gran Bretagna. Non credo che Monti voglia rassegnarsi all’asse di fatto franco-tedesco. A mio avviso il presidente italiano gioca su un’Europa a più voci e vuole ricoinvolgere la Gran Bretagna, non si rassegna alla sua esclusione.
Continua quindi nella sua mediazione che ha tentato nell’ultimo summit europeo.
Sì, cerca di allargare ancora il gioco. Monti gioca principalmente con la Commissione, con l’Unione Europea. In questo ruolo, di fatto, Monti ha fatto riacquistare credibilità all’Italia. Da un lato cerca di recuperare la Gran Bretagna, dall’altro porta l’Italia a essere nuovamente protagonista del processo di unificazione anche in questo difficile momento di crisi.
Anche a livello internazionale ed europeo, non è un problema semplice quello di Monti, non le pare?
Certamente è molto difficile, molto complicato per l’asprezza della crisi. Ed è pure difficile fare previsioni. Bisogna continuare in questo modo. Tenendo presente che la realtà dei mercati hanno cambiato completamente lo scenario, anche quello politico.
In che senso scusi?
I mercati, con una velocità che definirei impressionante, hanno cambiato completamente la politica e i suoi protagonisti. Parliamoci chiaro. Senza l’accelerazione dello spread Silvio Berlusconi non si sarebbe dimesso o magari sarebbe andato a normali elezioni politiche. Berlusconi era un problema, ma anche un alibi. Ora, tolto l’alibi, i problemi dell’Europa rimangono tutti. Se gli europei potevano dire, con Berlusconi al governo dell’Italia, non siamo credibili, ora devono affrontare la realtà dei mercati ugualmente.
Il problema vale anche per la sola Italia quindi. Ieri, in un’intervista al suo giornale, l’ex ministro per l’Economia, Giulio Tremonti, diceva che l’Italia ha riacquistato credibilità in Europa, ma non sui mercati.
È un giudizio che mi sembra corretto.
È difficile immaginare come si possa uscire politicamente da una situazione come questa.
Estremamente complicato. I partiti, al momento, stanno sottocoperta, anzi mi sembrano nascosti dietro al Governo di Mario Monti, perché sono consapevoli che non saprebbero come districarsi in una situazione come quella che tutti quanti stiamo vivendo. C’è un problema che a mio avviso il Governo deve affrontare meglio, quello delle spiegazioni che deve dare agli italiani.
In che senso?
A mio parere, ma anche guardando la realtà, gli italiani sinora si sono comportati benissimo di fronte a questa situazione di emergenza e hanno compreso il momento e i sacrifici che vengono richiesti. Ma il Governo deve spiegare ancora meglio perché lo spread non scenderà in breve tempo, perché bisogna battere questa strada di sacrifici. Insomma, la gente deve comprendere bene tutto quello che sta avvenendo a livello politico ed ecnomico. Questo è probabilmente uno dei migliori antidoti per affrontare anche un’eventuale emergenza sociale.
Come le sono sembrati questi incontri con i sindacati?
Per il momento il giudizio è quello di un sindacato che ha ritrovato la sua unità contro Monti. La Cisl, che era quella più aperta verso il governo Berlusconi, mi pare in questo momento la più ostile al Governo. La Cgil sembra il vero interlocutore del presidente del Consiglio. Poi c’è la Uil in una posizione di attesa. Bisogna aspettare per dare un giudizio complessivo più dettagliato.
(Gianluigi Da Rold)