Ci sono diversi modi per analizzare lo stato attuale della società italiana, che vive una crisi economica, politica e sociale di grande importanza. Le ricerche possono essere anche sofisticate, ma alcune sono estremamente interessanti, perché forniscono un’idea d’insieme dell’Italia, come comunità. Alessandro Amadori, fondatore del Coesis Research Insitute, questa ricerca l’ha fatta, valendosi anche di analisi psicanalitiche e psichiatriche. Amadori ha scritto un libro “Madre Silvio” che spiegava, già da mesi, in quale stato si trovava la società italiana. E spiega adesso anche le reazioni degli italiani di fronte a fenomeni come le bombe a Equitalia, oppure la scoperta della maxievasione fiscale di Cortina, riportata ampiamente dai media in questi giorni. Come vivrà questo 2012 la società italiana, professor Amadori? «Questo è uno degli anni storici dell’Italia. E’ un anno che si ricorderà, che non si dimenticherà, così come altri anni particolari della storia d’Italia. Sono quegli anni che aprono una nuova fase e ne concludono un’altra. Sono gli anni cruciali della nostra vita di italiani».
In che senso, professore?
La società italiana, probabilmente fin dal 1992, cioè all’epoca di Tangentopoli, dava sintomi di una sorta di sintomatologia nevrotica. Mi permetto di usare questi termini psichiatrici o psicanalitici. Ora, in questo momento, la società italiana si trova a un bivio: può entrare in una fase che è prossima a una sintomatologia vicina alla psicosi, quindi a una sorta di dissociazione collettiva. Un analista userebbe il termine border-line per definire un tale stato.
Che cosa è accaduto per arrivare a tutto questo?
Quando lei chiede alle persone che cosa pensano di alcuni episodi, coglie dei momenti di fastidio, di disagio, di rassegnazione irritata. Sto parlando delle grandi evasioni fiscali in questo momento. C’è, tutto sommato, una fortuna: viviamo nella cosiddetta “società liquida”, postmoderna e non è prevedibile uno sbocco cruento di questa situazione.
Ma le bombe contro Equitalia sembrano dimostare il contrario.
Io vedo questi episodi come “schegge impazzite”, che sono tipiche delle società postmoderne. E’ una tipica scheggia impazzita quello che ogni tanto sentiamo che arriva dall’America: un singolo che si mette a sparare sulla folla. E’ diverso dalla costituzione di quella che era un’organizzazione terroristica. Insomma di un ritorno agli “anni di piombo”, tanto per intenderci.
E’ già avvenuto in altre società quello che lei sta dicendo?
E’ avvenuto in Argentina. Paese ricco negli anni Cinquanta, paese che era metà di immigrazione e che lentamente è scivolato dalla crisi economica a quella politica a quella di una depressione di massa, perdendo completamente la sua identità, non riconoscendo più la sua identità.
Vede questi sintomi in Italia al momento?
Al momento l’Italia è quasi asintomatica. Ma alcuni segni si possono vedere: nel fastidio di cui parlavo prima. Nella reazione come “coriandoli” delle persone, cioè in attegiamenti individuali. Persino nella narrazione di se stesso che faceva l’italiano un tempo: cercava di metabolizzare anche le anomalie sociali, i comportamenti sbagliati, con un po’ di complicità e un po’ di ipocrisia. Oggi in questo tipo umano l’italiano non si vede più. E si può anche dire che in Italia, non si vede più una reazione di sistema.
Che cosa provoca tutto questo?
Intanto, si nota una società che si smarrisce e poi un disagio sempre più latente verso la politica, verso qualsiasi progettualità. Noi viviamo oggi in un completo vuoto politico. Nessuno ha fatto caso a un autentico record italiano: siamo passati da uin governo retto da un personaggio molto pubblico e molto noto, a un governo di professori, di tecnici. E’ come se fossimo un “malato in mano a dei chirurghi”. Credo che non sia mai capitato in tutto il mondo un fatto come questo.
Ma le persone che sono in simili situazioni come reagiscono?
Come reagiscono oggi le persone della “società liquida”. Vanno verso un declino inevitabile, perché hanno meno energia e diventano meno competitive. Quando si parlava degli italiani in una situazione border-line intendevo dire questo: siamo a un bivio.
Come sarebbe possibile?
Possiamo imboccare la strada di un “secondo Risorgimento”, per fornire un’immagine o possiamo andare verso un declino completo. Io vorrei dare una visione positiva, di speranza. Quando vedo queste situazioni sociali, mi viene sempre in mente un’antica leggenda, dove in un mondo sull’orlo della catastrofe, arrivavano sempre i 32 saggi che rimettevano tutto a posto.
(Gianluigi Da Rold)