I Paesi il cui debito pubblico supera il 60% del Pil dovranno ridurlo di un ventesimo l’anno. E’ una delle norme più controverse prese in esame dai 26 Paesi membri dell’Ue che, ieri, si sono riuniti Bruxelles per mettere a punto il nuovo trattato europeo (l’obiettivo è arrivare, entro fine mese, ad un’intesa) che consenta di dar vita ad una disciplina fiscale più rigorosa. Tuttavia, la norma in questione penalizzerebbe in maniera ingiusta l’Italia. Per questo Mario Monti ha chiesto che si possano contemplare alcune deroghe laddove si fosse in presenza di fattori rilevanti. La norma è stata recepita ma senza che i fattori rilevanti siano stati esplicitati. Allo stato attuale, sarà la Commissione a decidere di volta in volta se assegnare o meno le deroghe. Quindi? «La trattativa è ancora in corso. Sono al lavoro gli esperti giuridici della Commissione e degli Stati membri perché il nuovo trattato dovrà essere in linea con quelli precedenti. Lo snodo cruciale sarà il Consiglio europeo del 23 dove, probabilmente, le questioni in sospeso potranno essere risolte», spiega, raggiunto da ilSussidiario.net Carlo Secchi, professore di Politica economica europea nell’Università Bocconi. Che, spiegando le dinamiche e le finalità del dibattito europeo, afferma: «Il nuovo trattato darà corpo giuridico e stabilirà gli obblighi relativi all’insieme delle politiche fiscali europee; dovrà essere molto preciso per garantire il raggiungimento di una situazione di bilancio coerente con la moneta unica».



Il Trattato di Maastricht, in tal senso, non è mai riuscito a dare ai mercati garanzie sufficienti. «Anche le correzioni che ci sono state negli anni si sono rivelate poco convincenti per in mercati, relativamente alla disciplina fiscale». Ora, quindi, «il nuovo testo dovrà prevedere che, in quelle situazioni in cui rispetto al disavanzo e alla convergenza del debito non vi siano comportamenti in sintonia con quanto stabilito, scattino dei meccanismi sanzionatori». Che avrebbero un duplice scopo: «fungerebbero da deterrenti per tali comportamenti e impedirebbero altri casi come la Grecia, essendo data la possibilità di prenderli per tempo. Le sanzioni potrebbero consistere in multe». Detto ciò, assicurato il rigore, sarà necessario agire con buon senso: «va tenuta presente la necessaria flessibilità richiesta in condizioni particolari, in cui la congiuntura economica, il contesto complessivo, recessioni impreviste o shock esogeni (i cosiddetti fattori rilevanti) possano giustificare l’incapacità di tenere il passo. Un rigore troppo meccanico può convincere l’opinione pubblica tedesca, ma può aver ripercussioni sulle possibilità di aggiustamento e sviluppo dei Paesi interessati». Si potrebbe creare un circolo vizioso.



«Alcuni Paesi potrebbero non riuscire ad ottemperare alla misure richieste, dovendo, tuttavia, varare provvedimenti che aggravano ulteriormente la loro condizione economica, ampliando il divario anziché sanarlo». Da qui, la richiesta di Monti: «credo che la richiesta di introdurre i fattori rilevanti sia la strada giusta da percorrere, nonché l’unica. L’Italia, alla luce degli sforzi già fatti con la manovra, ha dimostrato di voler fare la propria parte.  Ora, chiede cautela nel caso in cui vi fossero circostanze che impediscano di ottemperare alla norma del 20 per cento».