Di distorsioni della magistratura se ne intende. Da presidente della Regione Abruzzo fu costretto alle dimissioni quando, il 14 luglio del 2008, la Guardia di Finanza lo arrestò nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità regionale. Per 28 giorni Ottaviano Del Turco rimase in carcere, in una cella d’isolamento, nel carcere di Sulmona. Poi, i domiciliari e l’obbligo di dimora. Oggi, dopo più di 4 anni, come lui stesso denuncia, della montagna di prove a suo carico non si è ancora vista l’ombra. Nel frattempo, il magistrato che lo ha inquisito si è dimesso. «Non escludo che lo abbia fatto per dedicarsi alla politica. Considerando quando ci saranno le prossime elezioni e i tempi tecnici che devono trascorrere tra le dimissioni e la candidatura, mi pare un’eventualità altamente verosimile». Abbiamo chiesto proprio a lui se, per caso, non ci troviamo di fronte ad una nuova Tangentopoli. Dal caso Lazio, infatti, le inchieste sulle Regioni e sui finanziamenti ai gruppi consiliari si sono estese a macchia d’olio. Il governo, dal canto suo, si è affrettato a varare una serie di interventi che appaiono punitivi nei confronti delle Regioni, quali ulteriori tagli lineari e l’assunzione di alcune competenze nel campo della legislazione esclusiva dello Stato che prima erano in concorrenza con gli enti locali, come il coordinamento della finanza pubblica, la disciplina dell’istruzione, o il commercio con l’estero.



Siamo di fronte al secondo atto di Mani pulite?

Non direi. Mani pulite era un intervento sul processo di finanziamento dei partiti. Qui siamo di fronte, invece, a persone che con i partiti non hanno nulla a che fare, salvo, eventualmente, nel processo elettorale.

Non le pare, tuttavia, che la raffica di provvedimenti giudiziari aperti nei confronti di numerose Regioni sia volta a indurre la politica ad agire in una certa direzione?



Guardi, non saprei; sta di fatto che la magistratura sta occupando spazi che, storicamente, ha sempre occupato e dovrebbe tuttora occupare la politica. Dalla revisione dell’articolo 68 della Costituzione, relativo alla prerogative parlamentari e, in particolare, con l’abolizione dell’immunità, si è completamente squilibrato il sistema dei rapporti istituzionali e la magistratura ha assunto un ruolo e un potere decisamente superiori a quelli della politica. Guardi, ad esempio, cos’è accaduto nel caso di Sallusti.

Che lo hanno condannato al carcere…

Sì, ma poi è stata la stessa magistratura che, sospendendo la sua condanna, ha provveduto a supplire all’assenza di una legge che impedisca ai giornalisti di finire in galera per i reati di opinione. D’altro canto, questo episodio, come le polemiche interne alla magistratura per l’attacco di Ingroia a Napolitano, intercettato in conversazioni private con il senatore Mancino,  sono il segno del fatto che in tutti i poteri che allargano la propria sfera di influenza si instaura un’accesa dialettica interna.



Crede, in ogni caso, che il governo avrebbe comunque proceduto con i tagli alle Regioni e ai gruppi consiliari se non ci fossero stati gli interventi della magistratura?

Credo di sì. Tenga conto che l’unica cosa su cui sia Prodi che Berlusconi furono sempre d’accordo furono, i tagli. Si pensi che le Regioni sono piene di commissari che verificano i rientri nel budget.

Eppure, è abbastanza anomalo il fatto che tutte le inchieste siano stata messe in piedi simultaneamente

Cosa devo dirle? La magistratura agisce spesso in maniera anomala. Quando divenni presidente, scoprii che la regione aveva speso circa un milione e mezzo di euro per acquistare, a Bruxelles, una sede diplomatica del tutto inutilizzabile. Secondo il piano urbanistico della città, infatti, il primo piano e il pian terreno non si potevano adibire ad uso ufficio, salvo una stanza. Chiesi spiegazioni alla persona (lautamente pagata) che rappresentava la Regione a Bruxelles. Com’era possibile aver compiuto un così clamoroso errore? Quando chiesi di sospendere il rapporto di lavoro con questa persona, fui condannato a 60mila euro di multa per licenziamento illegittimo.

Quindi? C’è un ordito o un coordinamento?

Credo, semplicemente, che dopo lo scandalo Lazio, molte persone abbiano iniziato a presentare raffiche di esposti avendo notato episodi simili. Escluderei, quinidi, un piano ideato da una “mente intelligentissima”. Tuttavia, non escludo tra una procura e l’altra fenomeni di emulazione. E’ possibile contestualmente che, non riuscendo a riequilibrare i poteri con la magistratura, lo Stato abbia deciso di prendersela con i suoi figli minori, ovvero gli enti locali.