«Le parole di Beppe Grillo rappresentano una verità conclamata che conosciamo da sempre: l’Italia ha bisogno della Sicilia, ma la Sicilia non ha bisogno dell’Italia». Salvatore Musumeci, presidente nazionale del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (M.I.S.) riprende e commenta in questa intervista per IlSussidiario.net quanto espresso recentemente dal leader del Movimento 5 Stelle, impegnato in questi giorni nella campagna elettorale in vista delle regionali siciliane. Arrivato sull’isola dopo aver attraversato a nuoto lo stretto di Messina, Grillo ha espresso idee separatiste suscitando entusiasmo ma anche diverse polemiche. «La Sicilia – spiega ancora Musumeci – ha pagato un prezzo altissimo di quello che è stato il processo unitario del 1860 e oggi ci troviamo con serenità a fare i conti con la storia senza alcuna forma di revanscismo. La Sicilia è il primo Stato europeo, il primo Regno, il primo Parlamento, e ha permeato con la propria storia tutta l’Europa. Ma è evidente che dopo il 1860 le è stata negata l’identità, non solo storica ma anche economica».
E’ per questo motivo, spiega ancora Musumeci, che «non si è mai esaurita quella voglia di autodeterminazione che ha sempre caratterizzato l’animo del popolo siciliano. A dimostrarlo vi sono i vari fermenti indipendentisti che in ogni epoca si sono contrapposti a quei poteri forti che avrebbero voluto sfruttare in determinati momenti la regione». Il Movimento per l’indipendenza della Sicilia, fondato da Andrea Finocchiaro Aprile nel 1943 «e giunto fino ai nostri giorni, ha fatto sì che venisse riconosciuto alla Sicilia uno Statuto speciale, una Magna Carta promulgata il 15 maggio del 1946. Questa, se applicata veramente, cambierebbe da subito le sorti economiche della Sicilia: eppure, per non danneggiare l’operazione di ricostruzione del Nord, l’applicazione dello Statuto venne bloccata in attesa dell’emanazione delle norme attuative, cosa che attendiamo da oltre 65 anni. Vorrei ricordare che, ogni qualvolta non si applica lo Statuto speciale, vi è una continua violazione della Costituzione italiana». Salvatore Musumeci, pur apprezzando l’azione e le parole di Grillo, che «viene ad esprimere un malcontento che conosce bene e che da sempre è presente in Sicilia», si dice convinto del fatto che il problema sia «territoriale: la Sicilia è sempre stata un grande serbatoio di voti per tutte le forze che qui vengono ad annunciare e a promettere, ma è mancata una vera presa di coscienza da parte dei siciliani. Per questo abbiamo fortemente bisogno di un partito territoriale che sposi concretamente la causa autonomistica, richiedendo al governo centrale le norme attuative per chiudere definitivamente questa vicenda che si protrae da troppo tempo».
Lo stesso Grillo, «sposando questa causa attraverso i propri rappresentanti siciliani», secondo Musumeci non farebbe altro che il proprio “dovere”, «nel senso che l’essere autonomista e il volere l’esercizio del diritto dello Statuto dovrebbe essere insito nell’animo dei siciliani a prescindere dalla loro appartenenza politica e ideologica. Queste pagine di storia sono state di fatto cancellate e solo adesso le stiamo cominciando a ricordare». Alle parole di Vendola, il quale ha recentemente dichiarato che un “discorso aspramente populista, pieno di luoghi comuni come quello di Beppe Grillo, può rappresentare una semina che sia possibile attecchisca in questa terra”, Musumeci risponde dicendo che «anche qui, come in molte altre zone d’Italia, c’è molta apatia nei confronti della politica. La verità è che bisogna riportare la politica nelle piazze e al suo aspetto originario: esiste sicuramente il rischio di un effetto populista del fenomeno 5 Stelle, ma questo lo si tocca già con mano a partire dal web. E’ necessario dunque possedere una programmazione e una conoscenza delle nostre problematiche e soprattutto della nostra storia: non so se Grillo può vantare tutto questo, ma ritengo comunque positivo il fatto che abbia capito e recepito, evidentemente dai suoi esponenti siciliani, che il problema della Sicilia è di carattere identitario, politico e amministrativo».