C’è un’altra notizia, in una giornata piena di notizie confuse che riguardano tutto il dibattito politico, economico e quello che il ministro della Giustizia, Paola Severino, definisce una “nuova tangentopoli”. Walter Veltroni anticipa a “la Repubblica” quello che va poi a dire alla trasmissione televisiva di Fabio Fazio “Che tempo che fa”: “Non mi ricandido più alle prossime elezioni politiche”. Tutto questo non significa che uno dei leader del post-comunismo (ex leaderino del Pci) esca completamente di scena dalla politica. Ci resterà Veltroni in politica, ma in modo defilato, nel partito, in altre sedi.
E’ significativo questo gesto in tempo di “rottamazione” per dirla con il sindaco di Firenze Matteo Renzi?
Claudio Cerasa, caporedattore de “ilFoglio”, grande osservatore politico e soprattutto di vicende piddine, spiega: “Questo è un fatto che nemmeno Matteo Renzi aveva previsto. Esiste, con questa sortita di Veltroni, anche l’autorottamazione”.



Ma dietro a questa “autorottamazione”, come dice lei, probabilmente c’è un significato più preciso. Credo che si possa dire che esiste sotto la pelle del centrosinistra una grande voglia di cambiamento, una grande voglia di cambiare l’attuale classe dirigente. Questo emerge da tanti segnali. Forse Veltroni ha interpretato questa voglia prima di altri.



In tutto questo lei non avverte anche una grande confusione nel Pd? A mio avviso il Pd resta il “più bel partito del mondo”. In fondo è l’unico partito che poi resta in Italia. La destra non c’è, esiste un po’ di centro, poi gli esegeti della linea del “governo dei tecnici”, di Mario Monti. Al momento nel Pd c’è un grande dibattito e una grande dialettica, che può anche sembrare confusione. In realtà è un processo lento dove alla fine si arriverà a una conclusione. Una soluzione verrà trovata. E non riguarda solo la “rottamazione” della vecchia classe dirigente, ma anche una “rottamazione” di contenuti, di visioni politiche differenti.



In effetti si nota che ci sono divisioni sulla accettazione o meno della cosiddetta “agenda Monti”, la sua politica del rigore. Appena qualche candidato alle primarie parla, c’è subito chi vuole sapere se questa “agenda Monti” verrà rispettata. Ma questo è solo un aspetto del dibattito in corso. In realtà, a ben vedere si notano due linee differenti all’interno del Pd. Quella di Bersani alleato di Nichi Vendola che si riallaccia al Pse, al partito socialista europeo con Hollande e Gabriel, e quella che si può definire, come hanno fatto i giornali inglesi, di “progressismo reale” che viene interpretata da Matteo Renzi. Non c’è dubbio che in questo dibattito ci entri anche la cosiddetta “agenda Monti” e la politica dell’attuale governo, ma è un aspetto, molto appariscente, della partita che si sta giocando all’interno del Partito democratico.

Se lei dovesse azzardare un pronostico nelle primarie del centrosinistra? 

No, non faccio pronostici. Ho visto alcuni sondaggi e posso dire che la partita tra Bersani e Renzi è apertissima. Diciamo che siamo sull’orlo del pareggio. Ma è solo un’ipotesi, non un pronostico. Non sono in grado di farlo, in realtà. 

Una volta esaurite le primarie, ci sarà poi il voto e il governo del Paese. In questo caso la situazione resta sempre complicata. Certamente non è semplice. E qui si possono fare solo ipotesi di apertura verso i centristi o verso l’Italia dei valori. Tutto questo è ancora molto più complicato. 

(Gianluigi Da Rold)