Addio Walter Veltroni, addio Massimo D’Alema, addio alla vecchia nomenclatura del Pd. Se Veltroni si toglie di torno di sua iniziativa, a D’Alema il benservito sembra averglielo dato invece Bersani. Renzi sta a guardare e applaude, avvertendo che sono solo i primi che se devono andare. Secondo Fabrizio Rondolino contattato da Ilsussidiario.net, Bersani sta sbagliando con questo atteggiamento: “Sbaglia a cavalcare anche lui l’onda della rottamazione a tutti i costi” dice. “Credo stia giocando la partita di Renzi dicendo: anche io rottamo però ho più esperienza di te. Mi sembra un atteggiamento un po’ meschino e politicamente poco intelligente, oltretutto in questo modo dando ragione a Renzi quando dice che va rottamata tutta la classe dirigente del partito”.



Veltroni toglie il disturbo di sua iniziativa, D’Alema viene gentilmente accompagnato all’uscita. Che ne pensa?

Non è facile mettere ordine in quanto sta succedendo nel Pd. Da un lato credo che il rinnovamento sia persino ovvio e fisiologico come dovrebbe essere in qualunque democrazia. Non è tanto un problema anagrafico quanto di età politica. Quando si conclude un ciclo puoi avere anche 50 anni, però il ciclo è finito. Pensiamo agli esempi di Bill Clinton e Tony Blair.  



In Italia però non sembra che funzioni così.

Infatti, questo succede nei Paesi normali. Però oggi si assiste a un fenomeno opposto, dove la rottamazione è diventata una parola d’ordine un po’ giacobina, dove sembra che il problema sia solo eliminare i vecchi, uccidere il padre come si dice in psicanalisi.

E lei lo ritiene errato?

Mi pare politicamente debole. Non è una accusa a Renzi la mia, io tra l’altro sono uno di quelli che sostengono che Renzi il programma ce l’ha, eccome se ce l’ha. Lui stesso però ha innescato questa moda della rottamazione che poi è dilagata anche nel centro destra e rischia di essere l’ennesima roba all’italiana.



Cioè?

Mandiamo a casa un po’ di persone e tutto continua come prima. Perché non è che sostituire Berlusconi con Fiorito a destra abbia migliorato la situazione o sostituire automaticamente D’Alema con Renzi che porterà automaticamente a chissà cosa. E’ tutto da vedere.

Bersani ha detto che fissare tre mandati limite non è il vero problema: che ne pensa?

Fissare tre mandati come limite può servire se lo si stabilisce come regola, ma è una regola che ha senso se vale per tutti. Sono abbastanza d’accordo con Bersani non mi pare il problema principale.

Qual è invece il problema principale?

 

A me interessa di più sapere ad esempio come vengono scelti i parlamentari più che per quanto tempo rimangano in carica. Vediamo il dramma del porcellum dove sembra che nessun partito muoia dalla voglia di cambiare: il problema vero è che i parlamentari vengono scelti dal segretario del partito quindi 5 o 15 anni importa poco, importa di più poterlo scegliere il parlamentare.

 

E che faccia bene il suo lavoro.

 

E che faccia bene il suo lavoro e che sia perciò revocabile dagli elettori e non dagli apparati in caso contrario. Negli Stati Uniti il presidente non può candidarsi per più di due mandati perché glielo vieta la costituzione, ma è un caso limite. Non è che deve essere la regola per tutti. La regola per tutti dovrebbe essere poter scegliere e poter revocare il candidato.

 

Dunque no alla rottamazione a tutti i costi.

 

Penso che Bersani abbia sbagliato a cavalcare anche lui questa onda della rottamazione quando ha detto che D’Alema lui non lo ricandida in questo modo dicendogli che se ne può stare a casa. Con Veltroni uguale. Credo stia giocando la partita di Renzi dicendo anche io rottamo però ho più esperienza di te. Non mi piace molto, mi sembra un po’ meschino come atteggiamento. Non credo he sia politicamente un atteggiamento molto intelligente. Se io devo scegliere cioè tra l’originale e l’imitazione scelgo l’originale. Bersani avrebbe dovuto tenerseli come risorse spiegando che sono risorse. Il fatto che li liquidi conferma il giudizio complessivo che Renzi ha formulato sul gruppo dirigente del Pd e cioè che vada rottamato tutto quanto. Mi sembra un passo falso politicamente.

 

Veltroni e D’Alema lasceranno un vuoto nella sinistra italiana?

 

Non credo che vadano in pensione e che non sentiremo più parlare di loro. Veltroni ha detto che si può fare politica in tanti modi diversi ad esempio con conferenze, impegno in Europa, fare il sindaco, magari non di Roma ma di una città di provincia come fanno molti ex politici in Francia. Ci sono tanti modi per partecipare.

 

 

E un giudizio storico su di loro lo possiamo dare?

 

Questo mi imbarazza perché li conosco tutti e due, entrambi sono stati miei direttori all’Unità, ma penso che ciascuno sia la metà incompiuta dell’altro. Se fossero stati una sola persona la sinistra italiana avrebbe veramente cambiato questo Paese.

 

Invece? 

 

Spesso invece sono apparsi come due entità in conflitto fra loro con il risultato di portare tutta la sinistra prima al governo e poi all’opposizione. Alla fine il bilancio della sinistra italiana è forse negativo, non ha fatto cioè quello che aveva promesso di fare esattamente  come Berlusconi. E questo è responsabilità loro. Però sono i due figli migliori del partito comunista che hanno provato a inventarsi una sinistra decente. O se esiste il Pd il merito è loro e dunque il bilancio storico nei loro confronti è positivo.