Il Carroccio è riuscito in quello in cui ha fallito, per quattro elezioni di fila, la sinistra: instradare il Celeste impero sul viale del tramonto. Senza la Lega, il fuoco incrociato di stampa e magistratura probabilmente non sarebbe stato sufficiente. Va dato loro atto, tuttavia, di aver prodotto attorno al governatore un buon numero di accuse. Molte delle quali devono aver condizionato anche opinionisti da sempre maestri di equilibrio, come Antonio Polito. Il quale, dalla pagine del Corriere della Sera, afferma che di fronte «ad un’ndrangheta che detta legge a Milano» Formigoni avrebbe dovuto obbedire al dovere di «fermarsi e invocare l’igiene della democrazia» . Abbiamo chiesto direttamente a Formigoni cos’ha da dire in proposito.
Cosa risponde a Polito?
E’ falso che l’ndrangheta detti legge. La mia amministrazione regionale, fin dagli anni 2004-2005, ha promosso una serie di accordi con le Prefetture, il ministero dell’Interno, la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato volti a prevenire qualunque infiltrazione della criminalità organizzata, ad aiutare gli imprenditori ad essere avveduti e circospetti e, eventualmente, a metterci a loro disposizione laddove subiscano vessazioni. Da quando abbiamo vinto l’Expo, inoltre, abbiamo implementato ulteriori tutele; le ricordo che sono stato io a segnalare come sospetto il fatto che una delle ditte che aveva vinto un appalto avesse operato uno sconto superiore al 40%. Su mio impulso si è andati a fondo e l’azienda in questione è stata obbligata a presentare una serie di ulteriori garanzie.
Eppure, la mafia, in Lombardia, c’è.
Siamo la capitale economica del Paese. Il 40% degli investimenti effettuati – una percentuale altissima – è pubblico: stiamo costruendo la Pedemontana, la Brebemi, la Tangenziale est di Milano, l’alta velocità, abbiamo costruito sette nuovi ospedali; a questo si aggiunge la ricchezza tipica della Regione. Tutte cose di cui andare orgogliosi. Ma che, evidentemente, attirano contro di noi la mafia. La Lombardia non è una Regione mafiosa, ma è aggredita dalla mafia. Ne siamo consapevoli e possiamo affermare che nessun’altra Regione ha preso così tanti provvedimenti per combatterla.
E Zambetti? Lei poteva non sapere?
Che mezzi di indagine avrebbe un presidente per indagare i suoi assessori? Solo la magistratura può disporre pedinamenti o intercettazioni. Sta di fatto che, curiosamente, la richiesta d’arresto di Zambetti fu formulata l’8 novembre 2011. Pare, addirittura, che ci fossero dei sospetti su di lui già nel 2009. Allora, mi domando: perché non si è intervenuti subito? Inoltre, siccome vige la regola della collaborazione tra istituzioni, perché non è stato segnalato nulla al presidente della Regione?
Lei che risposta si dà?
Lascio la risposta all’opinione pubblica.
In ogni caso, al di là dei mezzi per gli accertamenti di natura giuridica, la sua frequentazione politica con Zambetti non era tale da consentirle di capire se avesse a che fare con una persona onesta o meno?
Io Zambetti, semplicemente, lo conoscevo da alcuni anni. Effettivamente mi erano giunte voci su di lui, tuttavia a Milano si sentono voci su tutti i politici, gli imprenditori o gli uomini di finanza. Di conseguenza, considerando che le dicerie vanno attentamente vagliate, ho assunto tutti i provvedimenti a mia disposizione: ho convocato i miei assessori, uno per uno, impegnandoli a rinunciare alla propria professione; in secondo luogo, ho chiesto loro se ci fosse qualcosa che potesse inficiare il ruolo di amministratori che sarebbero andati a ricoprire. Zambetti mi aveva stragiurato di no. Oltretutto, ho partecipato a due suoi comizi: erano pieni di persone. In uno, aveva addirittura riempito il Teatro dal Verme. Non si sarebbe mai detto che fosse uno che aveva bisogno di comprare i voti dalla ’ndrangheta.
Quindi?
Sono stato tradito. Anche la magistratura, d’altro canto, ci ha messo tre anni prima di incriminarlo.
La accusano, inoltre, di un eccessivo attaccamento alla poltrona. Non poteva chiedere le elezioni anticipate prima?
Non ce n’era alcun bisogno. Un’informazione di garanzia è a tutela dell’indagato, al quale si fa presente che ci sono sospetti tali per cui è necessario procedere nei suoi confronti con un indagine. Personalmente, letta l’informazione che mi è stata recapitata, ho ritenuto di non aver nulla da temere. Niente degli addebiti corrisponde al vero. Oltretutto, va sempre ricordato come l’eventuale giudizio venga espresso da una sentenza passata in giudicato.
Avrebbe potuto dimettersi per opportunità.
Guardi, contro di me si è scagliata la canea di gruppi economici, finanziari ed editoriali che non possono tollerare che un cattolico di centrodestra governi la regione più avanzata d’Italia e che abbia dato vita ad un’amministrazione efficiente in grado di fungere da modello per le altre. Tra l’altro, già altre undici volte sono stato rinviato a giudizio e ho sempre avuto ragione io. Per questo non posso cedere alla violenza di gruppi che vogliono distruggere le regioni, le buone amministrazioni e l’impegno dei cattolici nel centrodestra.
Dicono che dopo 17 anni il suo ciclo politico si sia ormai esaurito. Cos’ha fatto, negli ultimissimi anni, di tanto importante per poter confutare questa tesi?
Negli ultimi tempi non solo ci è piombato addosso lo tsunami della crisi economica, ma lo Stato ci ha pure tagliato tutti i trasferimenti. Eppure, con il 70% di risorse in meno, siamo riusciti ad aumentare le corse dei treni, a garantire l’eccellenza sanitaria, (benché stia aumentando la popolazione anziana), mentre la Corte dei Conti, di recente, ha certificato come la Lombardia sia l’unica Regione ad avere tutte le voci del bilancio in ordine.
Quindi, quel che si poteva fare è stato fatto. Perché qualcuno dovrebbe continuare a ritenerla, in Lombardia, indispensabile?
Nessuno è indispensabile. Tuttavia, ho costruito un motore efficiente che per continuare ad essere tale va regolato gara dopo gara, in condizioni spesso completamente differenti. Inoltre gli elettori, nel 2010, con una forte maggioranza, avevano stabilito che io governassi per altri cinque anni. Dimettersi prima rappresenta una tradimento dell’impegno preso.
L’attuale situazione rischia di danneggiare alcune peculiarità del sistema lombardo ritenute eccellenze?
Le Regioni, fisiologicamente, si governano per 5 anni e ogni 5 anni è previsto che ci sia un’interruzione di 4-5 mesi per la campagna elettorale in cui viene esclusivamente esercitata la normale amministrazione. In quel periodo si accumulano una serie di problemi che vengono smaltiti con la nuova legislatura. Se il ciclo naturale viene interrotto, si produce, ovviamente, uno shock per il sistema. Tanto più in una congiuntura economica così sfavorevole. In questa situazione, sto facendo di tutto per interrompere il meno possibile l’attività di governo. Da qui, la richiesta di votare entro Natale.
Perché la Lega vuole le elezioni anticipate?
Questa domanda andrebbe rivolta alla Lega. Noi abbiamo sottoscritto un patto il giovedì sera che il sabato è stato stravolto.
Si dice che la Lega si alleerà, alle politiche, con il Pdl. Ma in cambio vuole la sua testa.
E’ una tesi che non corrisponde a verità.
Quindi, il candidato alla guida delle Regione sarà Maroni o no?
Maroni è liberissimo di candidarsi. Ma non può di certo pensare che avrà il nostro sostegno.
Potrebbe esserci un altro candidato leghista?
Lo escludo. Il Pdl non lo appoggerebbe. Noi presenteremo un nostro candidato. Se la Lega vorrà appoggiarlo bene. Altrimenti, ciascuno avrà il proprio.
Alfano la pensa come lei?
Al 100%. Tutto il Pdl è compatto con Formigoni. E viceversa.
Lei che ruolo si ritaglierà?
Parteciperò alla campagna elettorale in una posizione ancora da definire. Battendo l’intera Lombardia per difendere e rivendicare l’eccellenza del sistema lombardo.
(Paolo Nessi)