Ahimé! Il Washington Post ha messo Beppe Grillo in prima pagina…
Da quando sono in America ho visto veramente pochissime volte il nostro paese comparire nelle news, ancora più di rado in “front page”.
Le prime due storie che mi vengono in mente? La spazzatura di Napoli ed il Bunga-Bunga di Berlusconi & Co. Cose di cui essere fieri.
E adesso compare Grillo. Come vi pare che si possa interpretare la cosa?
Ho seguito un po’, per quel che ho potuto e per quel che mi pareva potesse valerne la pena, la metamorfosi del comico Genovese. Quando ero ragazzo a volte mi faceva anche ridere. Adesso mi pare sia precipitato nel baratro della comicità involontaria, portandosi dietro – apparentemente – un buon numero di connazionali.
Ma che lo pensi io poco conta, che lo pensi l’America è un po’ più fastidioso se non preoccupante. Perché il senso dell’articolo comparso oggi sul prestigioso e ultracentenario Post è molto chiaro: non siamo più solo il paese di pizza, mandolini e mafia. Adesso siamo il paese di pizza, mandolini, mafia e Beppe Grillo.
In linea generale l’America ha una significativa idiosincrasia per tutto ciò che Americano non è. Non è questione di cattiveria o presunzione (anche se capisco che così venga percepito); è eccesso di amor proprio e senso di vocazione alla salvezza del mondo. Di conseguenza si parla pochissimo di quello che succede all’estero, a meno che il mondo non ci dia occasione per convincerci ancora di più che “there’s nothing like us out there”, non c’è nulla e nessuno come noi.
E non scordiamoci che questo Anthony Faiola – l’autore dell’articolo – è si Americano, ma se ne sta a Londra, dove dirige il branch del Wahington Post.
In altre parole, “chissenesarebbefregato” a Washington DC di Beppe Grillo se non fosse stato per il corrispondente Europeo? Chi ne avrebbe mai sentito parlare?
L’occasione è ghiotta e non va persa: tante volte noi qua pensassimo che l’America, “the land of the free”, sta andando a rotoli, diamo un’occhiata di là dell’oceano per consolarci e capire cosa significhi davvero andare a rotoli. E riteniamoci “God blessed”, benedetti da Dio perché invece di Grillo abbiamo Obama e Romney… Teniamoceli stretti.



Peccato. Bisognerebbe portare in Italia tutti i lettori del Washington Post, uno ad uno, e far veder loro chi lavora e costruisce. 
Oppure, quantomeno, potremmo riesumare Woodward e Bernstein, i giornalisti del Post che scatenarono lo scandalo del Watergate nel ’72, metterli sulla pista di Grillo e…
Almeno ripristiniamo la tradizionale trilogia “pizza, mandolini e mafia”. 
Era già abbastanza, non avevamo bisogno di Grillo per far prosperare il preconcetto.

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