Mario Monti si fa prepara a fare il bis, con tanto di politici centristi, industriali e ferraristi a stendergli il tappeto rosso. Il Pd è in piena campagna per le primarie, diviso tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani, e si domanda cosa fare con Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Il Pdl, dal canto suo, non ha ancora capito quali sono le vere intenzioni di Silvio Berlusconi, che si alterna tra pacati “spot” in favore dell’attuale Governo e “sparate” contro euro e Germania degne di Beppe Grillo. In tutta questa sfilza di nomi manca però quello dell’uomo che può veramente decidere le elezioni italiane: Mariano Rajoy.



Che c’entra il Premier spagnolo con le vicende del Bel Paese? È presto detto. Madrid, si sa, presto o tardi dovrà chiedere aiuto all’Europa per non affondare insieme alle sue banche. Il pallino è appunto in mano a Rajoy, che pare voler attendere ancora un po’. Quanto? Basta tener conto che il Premier è galiziano e che il 21 ottobre nella Comunità autonoma si terranno le elezioni anticipate: in gioco c’è la riconferma della maggioranza al Partido Popular, di cui è Presidente. Una sconfitta sarebbe un colpo durissimo per l’uomo che è stato capace di riportare il centrodestra al Governo dopo sette anni di José Luis Rodriguez Zapatero. E, dato che si prepara già a varare un piano “lacrime e sangue” da 40 miliardi di euro, si capisce bene quanto la richiesta di un aiuto all’Europa (che di certo porrà delle “condizioni” ancora tutte da discutere) possa nuocergli. Dunque è molto probabile che Rajoy non ufficializzi alcuna decisione prima di novembre, ipotesi confermata anche dal commissario europeo Olli Rehn, dopo la sua visita a Madrid del 1° ottobre.



Ora, la mossa della Spagna non lascerà indifferente i mercati. Nella migliore delle ipotesi, riterranno risolti i problemi ispanici e magari dell’intera Eurozona. Nella peggiore, invece, sposteranno semplicemente la loro attenzione da Madrid a Roma. E gli italiani sanno bene quanto una salita repentina dello spread possa avere ripercussioni anche a livello politico. Tra l’altro, tutto questo potrebbe avvenire appunto a novembre, mese già “nero” del 2011. Difficilmente, però, ci sarebbero schiere di media e di italiani uniti nel chiedere la testa del Premier come allora. E non ci sarebbero nemmeno “super-tecnici” da chiamare a sostituire quelli attuali. Quindi, o si torna a “spremere” gli italiani come l’anno scorso oppure si chiede aiuto all’Europa.



Con una pressione fiscale già alle stelle e con una riforma pensionistica ancora fresca fresca di danni collaterali (leggi esodati), è molto probabile che si scelga la seconda opzione. Ma tutto questo, ovviamente, avrebbe ripercussioni su una campagna elettorale che, tra novembre e dicembre, sarebbe già nelle battute iniziali più calde. Anche perché, se è vero quel che ha detto il ministro Anna Maria Cancellieri, entro fine anno si dovrebbe tornare a votare in Lazio. A quel punto, nei loro comizi e programmi, i partiti dovranno dire in faccia agli elettori cosa intendono fare.

Ecco quindi che Rajoy, con la sua mossa, può spostare molti equilibri: Pd e Pdl (già alle prese coi problemi detti all’inizio) si schiereranno contro l’Europa? Beppe Grillo si vedrà servito un assist per risollevare i consensi del suo Movimento? E Monti vedrà messa a rischio la sua “rielezione”?

Questo potrebbe accadere da novembre in poi: a meno che non siano fondate le indiscrezioni che vorrebbero la Spagna pronta a chiedere gli aiuti già nel prossimo fine settimana…