Mentre nel Pdl è in atto una sorta di implosione che rischia di avere effetti catastrofici, anche il Partito Democratico, seppur con toni meno accesi, torna a fare i conti con le proprie correnti interne. Pier Luigi Bersani punta il dito sulla cena destinata alla raccolta fondi per Matteo Renzi organizzata a Milano da Davide Serra, la cui società sarebbe controllata da una holding con sede in un particolare paradiso fiscale: “Credo che qualcuno che ha base alle Cayman non dovrebbe permettersi di dare consigli”, ha tuonato il segretario del Pd, aggiungendo di non dirlo “per Renzi ma in generale: l’Italia non si compra a pezzi”. Il monito, quindi, è lanciato contro “certa finanza che non è trasparente”. Non si fa ovviamente attendere la replica di Renzi tramite Twitter: “Caro Bersani, su banche finanza e trasparenza accetti un confronto pubblico? Non importa andare alle Cayman: ok una Casa del popolo. Ti va?”, scrive il rottamatore sul social network. Bersani chiaramente non si tira indietro e accetta di buon grado il confronto, precisando: riguardo il luogo stabilito, “meglio la Casa del popolo che le Cayman”. IlSussidiario.net fa il punto dell’attuale situazione con Furio Colombo, firma de Il Fatto Quotidiano.



Come giudica il nuovo confronto tra Bersani e Renzi?

Al momento vedo Renzi continuare a girare l’Italia e a sfidare Bersani, eppure non è stato ancora in grado di far sapere non solo il modo in cui vede la sinistra, ma più banalmente che cosa intende fare con i tanti problemi italiani ed europei. Non avendo quindi un’immagine precisa di Renzi, il giudizio non può restare che in sospeso.



Per quanto riguarda invece Bersani?

La sua posizione è certamente più chiara, vale a dire quella di un tradizionale dirigente di un partito di sinistra che rimane schierato il più delle volte dalla parte del lavoro e dei lavoratori. Capisco e condivido i motivi di questa scelta ma, personalmente, gli consiglierei di insistere ancora, perché il mondo del lavoro è attualmente senza una voce e questo non è accettabile.

Non crede che Renzi stia prendendo le distanze da questa sinistra più tradizionale?

Renzi è un giovane democratico di origini democristiane che non ha certamente di queste preoccupazioni: non si sta allontanando dal passato semplicemente perché nella sua vita un passato come questo non esiste. E’ un giovane intelligente con molta voglia di guidare, anche se ancora non ci ha detto dove.



Non le sembra però strano che un partito erede del vecchio Pci appoggi un governo di banchieri?

E’ vero che quello guidato da Monti è un governo di banchieri, ma è anche vero che è stato capace di liberarci da altri falsi banchieri protagonisti del passato. Continuo quindi, nonostante le tante riserve sui modi specifici di governare, a dimostrare una certa gratitudine nei confronti di questo esecutivo per aver messo fine a un periodo assolutamente umiliante e vergognoso della vita pubblica italiana.

D’Alema ha detto che, al di là del dato generazionale, in Renzi non vede elementi di novità sul piano politico e culturale rispetto alla stagione che abbiamo vissuto. Anzi, dice di vedere elementi di continuità. E’ d’accordo?

In effetti in certe occasioni è possibile riscontrare qualche somiglianza con quel passato. Senza dubbio non ho approvato il fatto che un paio di anni fa una personaggio come Renzi, rappresentante di una città importante come Firenze, sia andato a bussare a casa di Berlusconi ad Arcore. E’ soprattutto sotto questo punto di vista che mi trovo d’accordo con D’Alema. Ed è per questo motivo che, in Renzi, di sinistra non vedo proprio nulla.

Come mai?

Perché non ha mostrato interesse per il tema del lavoro e per quello occupazionale, per il mondo sindacale e per quello della solidarietà. Durante i suoi giri per l’Italia non ha mai rivolto uno sguardo alla sofferenza della gente, a coloro che più di tutti stanno subendo questo momento tanto grave per il Paese. Potrà anche essere un bravo centrista e un intelligente leader politico, ma fino ad ora ha dimostrato le proprie qualità solamente dal punto di vista della performance “teatrale”, pronto ad attirare l’attenzione e ad arrivare per primo su certi temi e in certe situazioni. Concluso lo spettacolo, siamo ancora in attesa di vedere in cosa consistono i suoi contenuti che, come dicevo, non hanno proprio niente di sinistra.

 

(Claudio Perlini)


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