Il primo convegno di Todi era volto a individuare le condizioni e le ragioni necessarie perché potesse riaffermarsi con forza la presenza dei cattolici nella politica italiana. L’intenzione, tuttavia, non era quella di dar vita ad un nuovo soggetto politico, ma di orientare quelli esistenti, dando un contributo in termini di proposte, idee e personale. E appoggiando quelle forze disposte a lavorare alla grande coalizione. Ma nessuno, un anno fa, avrebbe potuto immaginare che il quadro politico si sarebbe deteriorato al livello attuale. Mutate le circostanze, il mondo dell’associazionismo cattolico presente al convegno apertosi domenica ha deciso che, probabilmente, è giunto il momento di un impegno diretto. Resta da capire in quali forme. A Mario Morcellini – che si definisce un “aspirante militante” di Todi 2 – è stato affidato il compito di scrivere il capitolo sulla comunicazione del libro che sintetizzerà i valori del convegno, e che fungerà da programma allargato per il nuovo soggetto che potrebbe venire alla luce. Gli abbiano chiesto quali potrebbero essere le sue caratteristiche.



Si tratterà di un partito?

Vediamo, anzitutto, le tappe che hanno condotto alla considerazioni di oggi. Il progetto iniziale prevedeva qualcosa di assolutamente diverso dalla nascita di un partito politico. Il presupposto di qualsivoglia processo si fondava sulla consapevolezza del fatto che le associazioni cattoliche italiane rappresentano milioni di persone, politicamente schierate in maniera eterogenea. Si è ritenuto che non ci fosse motivo al mondo per non costruire una rete che facesse diventare il rapporto con i propri associati una risorsa culturale per l’intero Paese. Con il tempo è maturata sempre di più la convinzione che in questa fase, dove i partiti hanno fatto di tutto per autorottamarsi, è necessario ideare qualcosa che dia una prospettiva ad un’istanza di natura collettiva.



Quindi?

Tutte le associazioni hanno convenuto di iniziare a immaginare un’elaborazione culturale che fornisca contenuti, valori, idee e progetti alla rete dei movimenti cattolici in Italia,  e che vadano dalla crisi del mercato del lavoro, al tema dell’immigrazione, dai problemi del welfare ai danni che la crisi sta provocando alle famiglie.  Approssimandosi l’appuntamento elettorale, c’è stato un momento in cui molte delle associazioni cattoliche più rappresentative hanno cercato di immaginare un possibile collocazione politica nella prossima contesa elettorale.

Quindi, quali sono le prospettive concrete?



Va ricostruito il centro. Vi è nella rappresentanza politica italiana un buco nero costituito non tanto dalla cosiddetta area moderata, quanto da quella di centro. Tale area, tuttavia, può facilmente ingrandirsi se si pensa alla delusioni suscitate sia dal fallimento del centrodestra e dal populismo berlusconiano, che dall’incapacità del centrosinistra di essere una forza riassuntiva della società italiana, a causa delle sue laceranti divisioni interne. Mentre, di norma, la crisi riguardava solo una delle principali formazioni e, tradizionalmente, quella al governo, per la prima volta nella storia della Repubblica, colpisce entrambe.

Cosa intende?

Sia il centrodestra che il centrosinistra sono privi di un progetto di sintesi in grado di individuare una soluzione alla crisi italiana e, in particolare, al suo aspetto più drammatico, ovvero la spaventosa erosione dei valori e delle basi morali del nostro Paese.

Perché in un tale contesto dovrebbe assumere forza proprio il centro?

Perché se nessuno si occupa della crisi dei valori, può diventare l’unico luogo in cui si sdrammatizzano le tensioni degli estremismi. Il centro (e, ovviamente, benché ne farà parte, non possiamo riferirci con esso unicamente a Casini) ha l’occasione irripetibile di diventare un soggetto politico in grado di rappresentare l’ancora di salvezza delle istituzioni e, al contempo, l’elemento di raccordo con la tradizione culturale del Paese. Non vedo nelle altre forze una chiarezza concettuale analoga, salvo generici appelli alla giustizia o al solidarismo.

Perché il progetto da lei descritto vada in porto, occorre che il centro ottenga parecchi voti. Attualmente, c’è solo Casini con il suo 6%

Stiamo facendo una valutazione sulla base dei sondaggi. Che tendono a sovrastimare l’entità dei soggetti politici in campo e a sottostimare quelli nuovi. Tuttavia, la tradizionale rendita di posizione di cui normalmente godono i soggetti già esistenti dovrà fare i conti con la profonda delegittimazione che la politica italiana si è auto inflitta. Si afferma, per esempio, che il Pd sia destinato al successo solo perché ogni volta che cambia un governo, le narrazioni del marketing indicano istintivamente la vittoria in chi sta all’opposizione. Tale dinamica è destinata a risultare scorretta, dato che il Pd, con il governo tecnico, sta anch’esso governando.

Da qui alle elezioni mancano, in ogni caso, pochi mesi. Come pensa che questo nuovo soggetto riesca a segnalare al mondo la propria esistenza in maniera talmente incisiva da sperare in un risultato elettorale a due cifre?

Anzitutto, la rete è irrinunciabile. Non tanto in funzione di una costruzione politica, quanto per l’individuazione e la diffusione di parole chiave, argomenti ed  idee che poi daranno luogo alla scelta politica elettorale. Non si pensi, ovviamene, ad un soggetto puramente virtuale. Occorrerà una radicale capacità di immaginare eventi in presenza, in tutta Italia, sul territorio, in grado di annunciare l’esistenza di quel nuovo soggetto politico in grado di fornire una proposta talmente cristallina da intercettare persino i voti dell’antipolitica.

 

(Paolo Nessi)