Silvio Berlusconi ha deciso, a quanto sembra. Non “torna in pista” e riconosce la continuità del Pdl di Angelino Alfano. Questa volta, a meno di colpi di scena dell’ultimo momento, che con il Cavaliere non si possono mai escludere, sembra proprio che la decisione sia definitiva. Con una lunga nota e un comunicato raccolto subito dal Washington Post sul suo sito online, il Cavaliere lancia addirittura le primarie nel Pdl, previste per il 16 dicembre, quasi in concomitanza con quelle del Partito Democratico. Ma c’è un aspetto ulteriore nella nota: un aperto riconoscimento all’operato del Governo di Mario Monti, riservando critiche su alcuni errori in materia fiscale.
Che cosa può provocare tutto questo sul futuro degli equilibri politici italiani? Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, nutre sempre dei dubbi sulle mosse definitive del Cavaliere, ma concorda sul fatto che questa volta il “passo indietro” sembra più che mai credibile. «Mi pare che abbia seguito il consiglio della parte moderata del partito, vale a dire di Angelino Alfano, di Fabrizio Cicchitto, di Gaetano Quagliariello, che gli consigliavano da tempo di non distruggere il partito. Non dev’essere stato un percorso facile arrivare a questa scelta, perché la sensazione è che ci sia stato a un certo punto anche un “braccio di ferro” all’interno del Pdl e Berlusconi deve aver messo sotto pressione un po’ tutti».
A questo punto tutte le ipotesi che sono circolate in queste ultime settimane non dovrebbero esistere più. A cominciare dal “partito di Berlusconi”, l’iniziativa presa dalle cosiddette “Amazzoni” con Daniela Santanchè in primo piano.
Sul “partito di Berlusconi”, credo che il Cavaliere abbia fatto dei passi ponderati, in altri termini ha probabilmente fatto fare dei sondaggi accurati e ha visto che i risultati sono comunque modesti. C’è chi parla di una quota che oscilla tra il 5 e il 7 percento. Non so dire come sia venuto fuori questo movimento delle “Amazzoni”. A questo punto, credo che il Cavaliere abbia fatto la sua scelta che è quella poi dell’ala moderata del partito e dell’ala che è anche più disponibile verso il “governo dei tecnici” di Mario Monti.
Come interpretare questa scelta di lanciare le “primarie” nel Pdl?
Credo che sia per occupare la scena politica e contenderla al Partito Democratico. Non c’è dubbio che con il dibattito in corso nel Pd, tutto sembra concentrato sul duello Renzi-Bersani, voglio dire tutto il dibattito politico e la visibilità. In questo modo il palcoscenico politico per lo meno viene occupato anche dal Pdl. Del resto, in questo caso, il Cavaliere ha raccolto proprio una richiesta, una indicazione che aveva fatto qualche tempo fa Alfano il quale suggeriva le primarie per il 2 dicembre. Ora mi pare che la data sia fissata per il 16 dicembre.
La mossa di Berlusconi fa pensare che gli equilibri politici del dopo elezioni possono cambiare. All’orizzonte si sta profilando quella che può definirsi un’alleanza di moderati, vale a dire una intesa tra il Pdl e l’Udc di Pierferdinando Casini, partiti che fanno parte entrambi dello stesso partito europeo a Strasburgo.
Non c’è dubbio che questa sembra l’indicazione che sta emergendo. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è condizionato dall’alleanza con Nichi Vendola, che è stata bocciata da Casini. E’ chiaro che a questo punto tutto lascia pensare che, una volta avvenute le elezioni, ci sia questa possibilità sulla carta, la ricomposizione di quell’area di centrodestra o comunque di quell’area moderata.
C’è anche di più nella nota con cui Berlusconi annuncia la sua ritirata, cioè un riconoscimento chiaro all’operato del governo di Mario Monti, riservandosi solo delle critiche su alcuni errori soprattutto in materia fiscale e sulla legge di stabilità. Non è molto distante dalle posizioni dell’Udc.
Questo è effettivamente il passaggio più interessante e più caratterizzante della scelta fatta da Berlusconi riportata nella sua nota. Significa che nel Pdl è passata proprio la linea dell’ala moderata di cui parlavamo prima. E non c’è dubbio che con questo riconoscimento al governo Monti, l’ipotesi di una possibile alleanza tra Pdl e Udc si rafforza ancora di più.
(Gianluigi Da Rold)