Fiutata la trappola, Renzi è passato alle vie legali per evitare di essere fatto fuori da meccanismi sempre più sofisticati escogitati dalla nomenclatura del partito per impedirgli di nuocere. Ha depositato un ricorso al Garante della privacy in cui denuncia la nuova norma prevista dal regolamento delle primarie in base alla quale i nomi di coloro che sottoscrivono l’appello per il centrosinistra – condizione necessaria per esprimere la propria preferenza per il futuro leader del centrosinistra – possono essere resi pubblici. Significherebbe, secondo Renzi, «chiedere come condizione vincolante per la partecipazione il consenso alla diffusione o pubblicazione di un dato personale certamente sensibile, perché legato alla messa in atto di comportamenti che implicano la manifestazione di opinioni politiche o consistono essi stessi in manifestazione di opinioni politiche». La strada per la vittoria, quindi, si fa impervia. Nonostante il suo comitato abbia depositato le firme necessarie per presentare la sua candidatura. Ben 27mila, quando ne servivano 20mila. Abbiamo chiesto a Salvatore Vassallo, onorevole del Pd e sostenitore del sindaco di Firenze, le motivazioni della denuncia.



Perché hanno cambiato le regole per accedere alle primarie?

E’ evidente che le nuove regole avvantaggiano un candidato e ne svantaggiano un altro. E’ noto, infatti, che chi voterà Bersani fa parte quell’elettorato che, tradizionalmente, è più incline a praticare attività di partito. E, di conseguenza, a esporsi maggiormente rispetto alla propria appartenenza politica. Ma c’è una seconda e non meno importante ragione che ha ispirato il cambio delle regole.



Ci dica

La querelle fa emergere un conflitto tra due visioni del Pd e del centrosinistra. La prima è stata ereditata dal passato, ed esprime una concezione di partito equivalente ad una comunità chiusa, ove gli appartenenti si riconoscono qualità superiori rispetto al resto della società italiana, dalla quale devono difendersi; c’è una altra visione – che è quella di Renzi – secondo cui il Pd è la casa in cui tutti gli italiani possano trovarsi a proprio agio, e secondo la quale bisogna essere orgogliosi di rappresentare la società. Il terrore di perdere e la presunzione di superiorità sono i due retropensieri alla base della scelta di modificare le regole per le primarie.



Sta di fatto che si tratta pur sempre di un cambio legittimo, visto che l’ha voluto lo stesso partito

Con le modifiche alle regole si aggiungono obblighi non previsti dallo statuto. In esso, infatti, le condizioni necessarie affinché i cittadini possano esprimere le proprie preferenze sono decisamente poche. E’ sufficiente sottoscrivere un documento che esprime i valori del centrosinistra, affermando l’intenzione di votarlo. Il tutto, in un regime di privacy pari almeno a quello previsto per la tutela dei dati personali degli iscritti. Tutte le aggiunte, in sostanza, non solo lasciano trapelare le volontà di usare le regole per vincere più facilmente, ma intaccano diritti che abbiamo già riconosciuto ai nostri elettori.

Crede che realmente l’establishment teme di essere rottamato?

Più volte, nel corso dell’assemblea nazionale del Pd, esponenti di primo piano del partito come Anna Finocchiaro o Rosi Bindi hanno affermato che non si potevano usare le regole del passato perché, nelle scorse, già si sapeva, in sostanza, chi le avrebbe vinte. In queste no. Al di là di queste affermazioni, mi pare evidente che la classe dirigente del partito abbia il terrore dei risultati che potrebbero emergere.

E Bersani?

Lui ha dimostrato di essere molto più sereno e fiducioso delle persone che stanno attorno a lui.

Non crede che la decisione di Renzi di affidarsi all’authority rappresenti, almeno mediaticamente, un autogol?

La segnalazione del fatto che si stesse verificando un aggiramento delle norme consolidate sul trattamento dei dati sensibili era questione da non potersi risolvere in altra maniera. Qui, infatti, si rischia di ledere i diritti delle persone chiamate a partecipare.

Crede che alla fine prevarrà la volontà di scoraggiare Renzi o le primarie rappresenteranno un momento di democrazia?

La facilità con la quale i nostri argomenti possono essere compresi ci fa sperare che non solo l’autorità garante ci dia ragione, ma che il partito e, in particolare, la Commissione garante per le primarie, decida di fare un passo, indietro; d’altro canto, già abbiamo preso atto di alcuni messaggi incoraggianti, quali la decisione di consentire la registrazione online. 

 

(Paolo Nessi)

 

Leggi anche

IL CASO/ Sapelli: Monti-Bonaparte ha fatto vincere Bersani (e la politica)PRIMARIE 2012/ Ignazi: ecco con quali voti Bersani ha battuto RenziSCENARIO/ Sardo (L'Unità): ora la sinistra esca dal settarismo dell'ultimo ventennio