Sembrava che il passo indietro di Berlusconi fosse la condizione sufficiente affinché l’Udc tornasse alleata del Pdl. E, invece – posto che i centristi considerino l’uscita di scena dell’ex premier genuina – non basta. Oggi la posta in gioco si alza. Per il partito di casini, l’alleanza è ipotizzabile solamente se il Pdl si scioglierà per confluire in una Lista per l’Italia. Guidata, magari, da Monti. Eventualità completamente scartata da Alfano. Che, ribadendo che il candidato premier del partito di cui è segretario sarà il vincitore delle primarie, ha aggiunto: «Noi vogliamo rilanciare il centrodestra attraverso un rafforzamento del popolo della libertà e già questa riposta fa intendere quanto io sia distante da quella prospettiva». Il commento della firma politica de Il Fatto Quotidiano, Fabrizio D’Esposito.



La strada che conduce all’alleanza tra Pdl Udc si fa sempre più impervia?

In realtà, Casini non ha mai lavorato per un accordo con il Pdl. Perché, anzitutto, non ha mai creduto all’indipendenza di Alfano da Berlusconi.

Ora, con l’annuncio dell’uscita di scena, cambia qualcosa?

Non credo. Si sono dati giudizi affrettati circa l’effettività della sua rinuncia a candidarsi. Ma, contestualmente, sono state avanzate numerose interpretazioni di segno opposto. Secondo alcuni tornerà in campo, secondo altri aspetterà alla finestra, attendendo di capire il da farsi, secondo altri ancora è amareggiato da Alfano. In ogni caso, il disegno di Casini, a prescindere dalla presenza o meno di Berlusconi, è sempre stato un altro: inizialmente ha tentato, attraverso il Terzo Polo, di lanciare un’opa sul centrodestra.



Ma il disegno è fallito

Esatto, dopo le Amministrative. Ma il leader dell’Udc continua a nutrire l’ambizione dell’opa. Attualmente lo sta facendo attraverso la costruzione del grande centro e di una lista per l’Italia. Spera di poter essere lui a dettare le condizioni per un’alleanza con il Pdl. E’ convinto, infatti, che una formazione centrista in cui dovessero confluire tutti i personaggi di cui si è parlato in questi mesi, da Passera a Montezemolo, da svariati ministri tecnici e Giannino, potrebbe ottenere attorno al 10%. Una cifra non molto inferiore a quella che, ad oggi, prenderebbe il Pdl che, secondo i sondaggi più benevoli, si attesta sul 15%.    



Alfano, nel frattempo, nonostante il Pdl abbia bisogno dell’Udc per vincere le elezioni, ha detto che non appoggerà l’ipotesi di una lista per l’Italia capeggiata da Monti, come vorrebbe il partito di Casini

Il discorso di Alfano è speculare a quello di Bersani. Il segretario del Pd, infatti, sa benissimo di essere in corsa per Palazzo Chigi. Contestualmente, Alfano ha solo da guadagnarci da una campagna elettorale concentrata sull’antimontismo. Tuttavia, dato che la resa di Berlusconi è arrivata dopo una cena con Monti, dubito che Alfano abbia quell’autonomia necessaria per arrivare ad uno scontro definitivo con l’attuale premier. Oltretutto, in una campagna per le primarie, il montismo potrebbe rappresentare un ostacolo alla vittoria non indifferente.

Cosa intende?

La Santanché, attualmente la sua rivale più pericolosa, sta incentrando la sua campagna sull’antieuropeismo perché sa bene che la maggioranza dell’elettorato del Pdl detesta Mario Monti e il suo operato.

Escluderebbe che il Pdl possa scogliersi per fondersi con il centro?

Direi di si. Già, in molti, dovranno rinunciare, nel Pdl, alle proprie posizioni di potere, dato il ridimensionamento del partito. Se dovesse sciogliersi per confluire in una nuova esperienza, sarebbero ancora di più quelli costretti a rinunciarvi. 

 

(Paolo Nessi)