Fosse già legge dello Stato, probabilmente lo scandalo laziale, con tutti i suoi annessi e addentellati vari in molte altre Regioni, si sarebbe potuto evitare. Il governo e la maggioranza, mettendo a punto la bozza della legge di attuazione del pareggio di bilancio in Costituzione, hanno, infatti, ipotizzato l’istituzione di un bilancio consolidato nazionale di cui faranno parte i bilanci di Stato, Regioni e Comuni. Il ddl, a breve, approderà in Senato, dove avrà inizio l’iter legislativo e renderà operativo l’articolo 81 della Costituzione, approvato, la scorsa primavera dal Parlamento. Si tratta di 22 articoli che, come riporta l’Ansa, prevedono un meccanismo di controlli volti ad assicurate il pareggio di bilancio nel triennio. Le incognite, tuttavia, sembrano più numerose degli effetti benefici che il provvedimento sortirà al di là di ogni ragionevole dubbio. Di tutto ciò, ne abbiamo parlato con Gilberto Muraro, Docente di Scienza delle finanze all’Università di Padova.
Come valuta l’introduzione del bilancio consolidato?
Tutti gli studi sul federalismo hanno dimostrato che, in Italia, c’era una situazione contabile disparata. Nel tempo, i conti dovrebbero esser stati uniformati e le voci di bilancio unificate; di conseguenza, a livello non solo di grandi aggregati ma anche di voci articolate, dovrebbe essere possibile realizzare il consolidamento. Anzi, le suddette operazioni dovrebbero avere come logica conseguenza la realizzazione del bilancio consolidato. Una strada oserei dire scontata a obbligata che, tuttavia, non rappresenta di certo lo strumento di controllo tanto richiesto per i conti degli enti locali.
Cosa intende?
Stiamo parlando di una nuova legge che consentirà di istituire un bilancio consolidato; ebbene, anzitutto, in Italia, non abbiamo di certo un problema di assenza di leggi, quanto della loro mancata applicazione. Detto questo, gli strumenti per controllare la virtuosità o meno delle Regioni e dei Comuni già ci sono: si tratta dei revisori dei conti, della Corte dei conti, della Ragioneria generale dello Stato e dell’Istat, A loro spetta il compito diversificare il rispetto delle leggi.
Il bilancio consolidato, quindi, è inutile?
Non direi. Serve per far luce sulla dimensione dei fenomeni complessivi e orientare le decisioni di politica macroeconomica. Sul fronte dei controlli, invece, è utile nella misura in cui aumenta le capacità esplicativa dei bilanci. Se rappresenta, cioè, una fotografia fedele alla realtà. A quel punto, occorrerà interpretare la fotografia, valutando la gestione del bilancio nel merito.
A tal proposito, la proposta di legge prevede anche l’istituzione di una fiscal commission…
Sono sempre dubbioso sul fatto che nuovi organismi servano realmente a qualcosa. Ribadisco, non è sull’apparato che dobbiamo incidere, aumentandolo, quanto sulle conseguenze operative. E, di conseguenza, prevedendo sanzioni per chi sgarra.
Quali?
Si dovrebbe andare dalla negazione dei trasferimenti, fino al commissariamento vero e proprio per quelle Regioni che colpevolmente non si sono rivelate virtuose. In tal senso, i costi standard rappresentano un valido strumento per verificare la correttezza sostanziale della spesa. Ovvero, per decidere se un ente che si trova in deficit c’è finito pur avendo rispettato i costi standard e, di conseguenza, merita solidarietà da parte delle altre Regioni in termini di trasferimenti; oppure se si trova con un ammanco a causa una gestione finanziaria disinvolta.
Crede che il provvedimento, nelle intenzioni, rappresenti una marcia indietro rispetto al federalismo?
Non direi, anzi. Se sarà realizzato rispettando una sana logica di premi e sanzioni, potrebbe contribuire alla costruzione del federalismo, perché responsabilizzerebbe ulteriormente gli enti locali.
(Paolo Nessi)