L’aspetto prevalente della politica italiana sembra la “grande confusione”. La si vede a destra da lungo tempo, non manca al centro con gli ammiccamenti espliciti e gli endorsement per una riedizione del governo Monti, che da “tecnico” dovrebbe diventare “politico”, ma non manca neppure a sinistra, che sta andando alle “primarie” tra contrasti e qualche muso lungo. L’ultima notizia non è un nuovo capitolo del confronto tra il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Adesso scende in campo anche il Governatore della Puglia, Nichi Vendola, il leader della Sel (Sinistra, ecologia, libertà) e la partita si fa ancora più complicata per i futuri equilibri politici italiani. Le “primarie” del Partito democratico a questo punto diventano “primarie” di coalizione della sinistra nell’alleanza tra Pd e Sel, che non provoca solo gli attacchi di Pier Ferdinando Casini (“è un’alleanza orrenda”, dice il leader dei moderati di centro), ma anche il malumore di diversi esponenti del Pd di formazione cattolica come Giuseppe Fioroni, che a questo punto reclamerebbe un congresso straordinario del Pd.
Sabato prossimo si profila un’Assemblea nazionale del Partito democratico che potrebbe essere piuttosto agitata. In tutti i casi, sarà il momento di fare il punto, di stabilire alcune regole in merito a queste “primarie” che tutti reputano significative e importanti, in quanto coinvolgono diverse persone in un dibattito politico più ampio. Insomma uno strumento di partecipazione politica in uno dei momenti più bassi della politica italiana.
Luigi Bobba, deputato del Pd, proveniente dal mondo cattolico, fu presidente delle Acli alla fine degli anni Novanta, non si oppone di certo alle “primarie” e anzi le considera un valido strumento, ma in questo momento, con la discesa in campo di Nichi Vendola, parla di “rischio di confusione”, di messaggi contraddittori che vengono dal partito.
Per quale ragione?
Occorre vedere se a questo punto le “primarie” saranno un momento importante di crescita interna oppure un punto di svolta. Certo, per poter fare le “primarie” occorre innanzitutto modificare lo statuto del partito, che prevede che il segretario è il leader e quindi si candida a essere il premier. In questo momento c’è un rischio di confusione e io ripeto una vecchia proposta che avevo fatto questa estate: forse era meglio, era necessario fare un congresso straordinario, anticipare di un anno il nostro congresso che si terrà l’anno venturo. Sarebbe stato un momento di grande chiarimento interno. Ora mi rendo conto che questo è del tutto impossibile e irrealizzabile, per il tempo a disposizione innanzitutto. Quindi prendiamo la parte positiva di questo momento, quello che, con le “primarie” che adesso sono di coalizione, ci sarà una grande partecipazione di persone e un coinvolgimento ampio in un dibattito serrato.
Ma perché esiste questo rischio di confusione?
Perché c’è uno slittamento, una sovrapposizione di significato che potrebbe confondere gli elettori. In questo momento, per queste “primarie”, sono in lizza ben sei candidati. C’è Bersani, c’è Renzi, Vendola e poi Bruno Tabacci, Sandro Gozi e Laura Puppato. Due di questi candidati, Vendola e Tabacci non sono neppure del Partito democratico. E’ probabile che alcuni di questi candidati si ritiri. Tutto questa dispersione si poteva anche evitare. Non c’è dubbio che all’Assemblea di sabato prossimo occorrerà stabilire delle regole, dei nuovi meccanismi più precisi. Oltre a fare il passaggio necessario del cambiamento dello statuto. Insomma appare evidente che ci siano dei messaggi contraddittori. Ecco, tutto questo a mio parere si poteva evitare con un congresso straordinario fatto qualche mese fa. Ora bisogna chiarire tutto in circostanze che sono oggettivamente più complicate.
Prevede dei contraccolpi all’interno del Partito democratico?
Credo e spero di no. Ripeto: io sono favorevole alle “primarie”, perché sono un importante strumento di coinvolgimento dei militanti e degli elettori. Quindi cerco di valorizzare sopratutto questo aspetto. Certo, alcuni passi importanti per arrivarci bene andavano fatti alcuni mesi fa.
(Gianluigi Da Rold)