Il fatto più paradossale, al limite dell’incredibile, è la dichiarazione del segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, che scambia il risultato delle elezioni siciliane quasi per una svolta storica in senso positivo. Sembra la firma di un lungo week-end segnato da un totale fallimento. Il lungo week-end è cominciato con il doppio ribaltone di Silvio Berlusconi, che ha radicalizzato tutto il quadro politico, e si è concluso con il voto della Sicilia e con la incredibile “scoperta” che il “Movimento Cinque Stelle” di Beppe Grillo è il primo “partito” dell’isola. Sembra che in una sorta di incoscienza generale, tra accuse di populismo e antipolitica, si applauda, ci si dimostri contenti e fiduciosi, di fronte alla nomina, per una legge elettorale veramente originale, di Rosario Crocetta, leader della coalizione Pd e Udc, e non si riesca a vedere che la cosiddetta antipolitica (attaccata a man bassa per mesi da politici di “tradizione” e da tutti i mass media che contano) stravince al primo colpo, dopo una “nuotata alla Mao” di Beppe Grillo nello Stretto di Messina.
Stefano Folli, ex direttore del Corriere della Sera, grande analista politico ed editorialista de “Il Sole 24 Ore” commenta questa giornata quasi sconfortato: “Questo è un fallimento generale. Non riesco neppure a prevedere quello che può succedere e non capisco come Bersani possa compiacersi di un simile risultato. Danno l’impressione, non solo Bersani, di non comprendere realmente la situazione, di non capire e di accontentarsi di fare giochetti con alleanze politiche e mantenendo qualche posizione di potere, mentre invece, ripeto, stiamo assistendo a un fallimento generale”.
Solo qualche mese fa, anche i sondaggisti più accreditati, più perspicaci, sostenevano che in Sicilia Beppe Grillo avrebbe avuto vita dura, che non gli sarebbe stato facile raccogliere voti.
La Sicilia era la zona più ostica per Grillo e il suo Movimento, per tutta una serie di considerazioni. Risultato: ci troviamo di fronte al 53 percento di astensioni, di persone cioè che nemmeno sono andate a votare, e con il Movimento Cinque Stelle che diventa il primo partito nell’Assemblea siciliana, mentre il centrodestra è sfasciato e il centrosinistra deve fare acrobazie.
Tutto questo significa che ormai c’è un livello di insofferenza tra le persone, tra gli italiani, che è arrivato oltre il livello di guardia. E questo livello di insofferenza sta dilagando. Io credo che se Grillo raggiunge quasi il 20 percento in Sicilia, significa che nel resto d’Italia arriva al 25 percento. E’ per questa ragione che resto sconcertato di fronte a una dichiarazione come quella di Bersani. E sono preoccupato, perché mi sembra che non si rendano conto di quello che sta succedendo. Con questo risultato elettorale, la Sicilia è balcanizzata e il rischio concreto è che la balcanizzazione si estenda a tutta Italia.
A suo parere questo risultato elettorale avrà conseguenze sulla durata stessa del Governo?
In questo momento sto pensando al futuro del Paese. Certo il Governo è già a rischio dopo l’ultima dichiarazione di Silvio Berlusconi. Diventa sempre più difficile governare in una simile condizione, nella situazione economica che stiamo attraversando, con pezzi della “strana maggioranza” che chiedono di staccare la spina. A questo punto lo scenario che si profila all’orizzonte è veramente imprevedibile.
Lei pensa che si andrà a votare prima della scadenza naturale della legislatura?
Non saprei prevederlo. A mio parere si sarebbe già dovuto votare. Ma in tutti i casi possiamo azzardare delle ipotesi. Poniamo il caso che si vada a votare o a gennaio o a febbraio, cioè prima della scadenza naturale della legislatura.
Ci andremmo in condizioni difficili, magari con la speculazione che ritorna ad attaccare sui mercati. Chiamiamo questa ipotesi “piano A”. C’è pure la possibilità che la situazione si trascini e si vada alla scadenza naturale, che esista un “piano B”. Ma anche in questo caso non ci si arriverebbe bene. Perché, a mio parere, con il livello di insofferenza che c’è nel Paese, il Movimento di Grillo rischia di guadagnare altri consensi. Alla fine, non ci sarà più neppure al Quirinale il Presidente Giorgio Napolitano e chissà quali trattative bisognerà fare per eleggere un nuovo Presidente della Repubblica.
E in tutto questo, con tutta probabilità, non si riuscirà neppure a varare, in una situazione come quella che stiamo vivendo adesso, una nuova legge elettorale, nonostante le continue insistenze del Presidente Napolitano.
Credo anch’io che alla fine non si farà una nuova legge elettorale. Quindi, visto il quadro generale, dopo quello che è accaduto oggi, mi viene da pensare alla situazione italiana come a un momento di tempesta perfetta.
(Gianluigi Da Rold)