Presto la Corte dei conti potrà vigilare sulle gestione delle finanze negli enti locali, tramite un controllo preventivo di legittimità e avvalendosi dell’appoggio del Corpo della Guardia di Finanza per le ispezioni. Mentre i sindaci che porteranno al dissesto le casse dei loro comuni tramite gestioni poco virtuose saranno interdetti dalla possibilità di ricandidarsi per 10 anni e rischieranno di andare incontro a sanzioni fino a venti volte il loro stipendio. Tanto prevede la bozza del decreto sui costi della politica ieri all’esame del Consiglio dei ministri. Ma cosa cambia davvero rispetto a come stanno le cose oggi? Lo abbiamo chiesto a Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia. Ecco cosa ci ha risposto.
Professore, presto avremo il controllo preventivo di legittimità sulle spese delle regioni. A vigilare sarà la Corte dei conti. Sindaci e presidenti di provincia dovranno inoltre trasmettere trimestralmente alla Corte un referto sulla regolarità e la trasparenza della gestione. Cosa ne pensa?
Vent’anni fa, quando ancora qualcuno parlava seriamente di federalismo e autonomia, ci fu una riforma che eliminò ogni forma di controllo preventivo. Reintrodurlo significa non avere più autonomia. Perché è chiaro che se ogni decisione viene sottoposta preventivamente al giudizio di organi non elettivi, l’autonomia non c’è più. Ma quello che nessuno dice è che il controllo sugli enti locali da parte della Corte dei conti c’è, eccome: c’è sempre stato. Così come c’è il controllo del Tar laddove ci siano dei ricorsi, delle parti che si ritengano lese da delibere e decisioni di province, comuni e regioni.
Nessuna novità dunque nel testo del decreto?
No, e non mi sorprende. È vent’anni che in Italia si combatte contro l’autonomia degli enti locali, eliminando ogni seria possibilità di programmazione, soprattutto per quanto riguarda i comuni. Mentre poi le regioni e gli organi centrali hanno sempre avuto la libertà di fare quello che volevano, i comuni sono stati tartassati, con un trattamento incomparabile. Ma si continuerà così. È la logica conseguenza di vent’anni di guerra all’ente locale. D’altronde non c’è mai limite al peggio in questo paese.
La Corte potrà avvalersi dell’appoggio delle Fiamme Gialle per fare i controlli. Anche questa non è una novità, vero?
Ovvio. E chi dovrebbe farli questi controlli se non la Guardia di Finanza?
Gli enti che hanno un disavanzo di amministrazione o debiti fuori bilancio, invece, non potranno più spendere se prima non rientrano.
Esattamente come è adesso. Non cambia assolutamente niente. Sono misure che ci sono sempre state: si sa benissimo che nessun comune può andare in rosso e fare debiti extra bilancio. Sono tutti ballon d’essai da dare in pasto all’opinione pubblica in questo momento di nuova Tangentopoli.
Veniamo alla norma che sta già facendo discutere più di tutte: lo stop per dieci anni ai sindaci che hanno contribuito al dissesto finanziario e la possibilità di multarli salatamente, fino a venti volte il loro stipendio.
È giusto. Ma la possibilità di sanzionarli c’è sempre stata. Se io fossi stato giudicato colpevole nelle cause che qualche pm mi ha intentato, avrei dovuto pagare tutto. Un mio assessore che ha chiesto una consulenza extra di cui c’era bisogno (e non l’aveva mai fatto nei 15 anni precedenti) è stato condannato dalla Corte dei conti, che ha ritenuto non fosse necessaria, a sborsare 40 mila euro di tasca propria. Nulla di nuovo sotto il sole. È fumo gettato negli occhi delle persone.
È sempre spettato all’ente locale vigilare sulle sue partecipate?
Te credo! È il sindaco che nomina presidenti e consiglio di amministrazione, vuoi che non sia responsabile di controllarle? Siamo un paese comico, sono barzellette. Siccome la gente non sa nulla perché nessuno gli ha spiegato come funzionano davvero le cose, a partire dalla stampa, ogni tanto si inventano nuove leggi, come se a mancare fossero le leggi. Invece le leggi ci sono, così come ci sono i ladri. Non è che manchi la legge contro il furto, no? Ma qui si vende l’acqua fresca come se fosse una novità.
Cosa suggerisce di fare?
Sono anni che lo ripeto. È il sistema istituzionale nel suo complesso che bisogna cambiare. E fare un federalismo veramente responsabile.
Intanto però viene concessa una proroga ai comuni che possono modificare le aliquote Imu fino al 31 ottobre. Uno scherzetto finale?
Così ci saranno ancora un po’ più di tasse. I comuni, mancando i trasferimenti, sono ridotti alla fame e devono cavarsela in un modo o nell’altro. Ma l’80% della finanza dell’ente locale è finanza propria. A differenza delle regioni dove l’80% sono traseferimenti statali.
(Matteo Rigamonti)