E’ consuetudine, per la sinistra, escogitare qualcosa che, a un passo dalle elezioni, gliele faccia perdere. Salvo eccezioni, più il governo è vicino e più il tasso di liti e divisioni aumenta. Questa volta, probabilmente, le cose andranno diversamente. Non fosse per altro che per la circostanza inedita che si verificherà all’indomani delle elezioni. A prescindere dalle quali, infatti, con ogni probabilità, si instaurerà un governo in cui siederanno un po’ tutte le forze maggiori. In ogni caso, in condizioni normali, (e senza un centrodestra in un tale stato comatoso) la gestione delle regole per le primarie avrebbe potuto rappresentare l’episodio decisivo per la sconfitta. Ricapitolando: a poco meno di due mesi dalla consultazione tra i candidati alla leadership del centrosinistra, i vertici del Pd hanno deciso di cambiare le regole del gioco.
Se la bozza che le contiene sarà ratificata dall’assemblea di sabato, potrà votare solo chi, a partire da una settimana dal voto, si iscriverà al registro degli elettori del centrosinistra; potrà, invece, gareggiare solo chi dispone di almeno 90 delegati dell’assemblea e 17mila firme. Infine, sarà previsto il doppio turno. Ma il secondo scatterà se al primo nessuno prenderà almeno il 50% dei voti, e non il 40% come era stato ipotizzato in precedenza. Una bozza che sembra scritta apposta contro Renzi (anche se lui ha aperto al doppio turno) e che, all’esterno, non lancia certo un bel messaggio. Oltretutto, con quattro candidati (solo calcolando i principali: Bersani, Renzi, Vendola e, probabilmente, Di Pietro) così diversi tra di loro, la sinistra sembra andare in contro all’ennesima spaccatura. Abbiamo chiesto ad Angelo Panebianco se le cose stiano effettivamente così.
Candidati così diversi frantumeranno la sinistra?
Non credo che, di per sé, l’eterogeneità dei candidati rappresenti un fattore di divisione. Caso mai, si produrrebbe una situazione del tutto inedita, in cui non si poterebbe escludere il rischio di secessione, in caso di vittoria di Renzi. Allora, sì che, effettivamente, l’intero gruppo dirigente sarebbe sotto attacco, con un effetto di destabilizzazione fortissima.
Lei ritiene la vittoria di Renzi probabile?
No, mi pare un’ipotesi poco plausibile. C’è un altro fattore, tuttavia, in grado di produrre notevoli tensioni.
Quale?
Il fatto che le nuove regole per le primarie, redatte dalla dirigenza del partito, e che saranno ratificate sabato, non siano condivise dal sindaco di Firenze. Se Bersani, infatti, dovesse vincere e, soprattutto, se dovesse vincere di poco, si troverebbe in una situazione di estrema debolezza.
Perché?
Sarà facile, per i suoi avversari, affermare che ha vinto solamente perché disponeva di regole che lo avvantaggivano. Così come sarà facile, per Renzi, sostenere che con le vecchie regole avrebbe potuto vincere. Se non troverà, in merito, un accordo con il suo principale avversario, la sua vittoria non godrà di piena legittimità.
Crede che la dirigenza del Pd abbia dato forma a nuove regole perché teme che Renzi possa raggiungere o addirittura superare Bersani?
Indubbiamente. Ma, ripeto, si tratterà di un boomerang. Tanto più che non si capisce perché, fino a poco tempo fa, andavano bene.
Il centrosinistra, alla politiche, è dato attualmente come il più probabile vincitore. Se si inverasse lo scenario da lei descritto, in che condizioni si presenterebbe al governo?
A dire il vero, a prescindere dalla contesa per le primarie, non darei per scontato che la loro vittoria li destini automaticamente al governo. Ammesso che vincano, infatti, non è detto che riescano a mettere insieme una maggioranza politica. Non senza Casini, almeno. Il quale ha già manifestato le sue difficoltà nel governare assieme a Vendola.
La sua presenza all’interno della competizione come ne cambierà i connotati?
Vendola, al primo turno, sottrarrà voti a Bersani. Per questo, nell’ipotesi di un turno unico, potrebbe non escludersi la vittoria di Renzi; con due turni, al secondo giro i voti di Vendola, invece, tornerebbero a Bersani.
Al di là della querelle sulle regole, qual è la sua impressione su queste primarie?
Mi pare che si tratti delle prime primarie vere e proprie. Raffazzonate quanto vogliamo, perché in Italia non esiste una tradizione del genere. Ma tutte quelle sono fatte finora servivano per ratificare la vittoria di un leader già scelto. Questa volta, invece, Renzi cambia le carte in tavola.
(Paolo Nessi)